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Famiglie, le donne del Sud con figli sono le più penalizzate

È stata presentata la quarta edizione del WeWorld Index Italia 2025, il rapporto che analizza la condizione delle famiglie italiane

L’Italia non è un Paese per famiglie, perché oltre 1 donna (28,3%) e 1 minore italiani (29,9%) su 4 vivono in regioni con uno scarso accesso ai diritti fondamentali. Le donne registrano la performance peggiore (42,4 su 100), confermandosi il gruppo sociale più vulnerabile e maggiormente esposto a marginalizzazione e violazione dei diritti umani. Le più penalizzate sono le donne con figli del Sud Italia, con un tasso di occupazione che non supera il 69,5% rispetto a quello delle donne senza figli. Maglia nera alla Sicilia, dove la percentuale scende al 52%. È quanto emerge dalla quarta edizione del WeWorld Index Italia 2025, il rapporto che analizza la condizione di donne, bambine, bambini e giovani in Italia.

I risultati non sono incoraggianti

L’Italia ottiene appena alla sufficienza. Uno degli aspetti per cui la Penisola non risulta un Paese per famiglie è quello legato al mondo della scuola. L’Italia ha il calendario scolastico più lungo d’Europa, con ben 200 giorni di scuola, ma allo stesso tempo vanta una delle pause estive più lunghe, eredità di un passato che non risponde più alle esigenze delle famiglie di oggi. Questo porta a un sistema che amplifica le disuguaglianze, mette a dura prova il benessere psicofisico di studenti e studentesse e rende ancora più difficile la conciliazione tra vita e lavoro per i genitori.

Divario tra Nord e Sud

I dati del WeWorld Index Italia 2025 confermano il profondo divario tra Nord e Sud. Le regioni meridionali risultano le più carenti nell’implementazione di diritti fondamentali, come educazione e salute e presentano significative difficoltà anche in termini di condizione economica e partecipazione politica femminile. Le madri del Sud sono le più colpite, non solo per le basse opportunità lavorative: la copertura dei servizi socioeducativi è ferma al 17,3% (contro l’obiettivo europeo del 45%), rendendo ancora più difficile conciliare lavoro e famiglia. Tuttavia, anche il Nord Italia non raggiunge livelli ottimali, dimostrando che l’intero Paese fatica a investire in politiche per l’infanzia e la parità di genere.

Un quadro contrastante

Nel WeWorld Index Italia 2025 emerge un quadro contrastante delle regioni italiane quando si parla di servizi socioeducativi: mentre alcune aree mostrano progressi significativi, altre continuano a lottare. In cima alla classifica c’è la Provincia Autonoma di Trento con un punteggio di 67,3, seguita a breve distanza da Friuli-Venezia Giulia (64,9) Valle d’Aosta ed Emilia-Romagna (63,6). La Toscana, con un salto dal nono al quinto posto, raggiunge il 63,3. Tuttavia, la situazione si fa critica per le regioni del Sud: Sicilia (38,3), Campania (39,4) e Calabria (41,8) si piazzano agli ultimi posti. Puglia e Basilicata, rispettivamente al 17° e 18° posto con punteggi di 43 e 42,4, evidenziano come il divario socio-economico tra Nord e Sud resti un problema strutturale.

Poco sostegno per le famiglie

La mancanza di politiche efficaci a sostegno della genitorialità e delle famiglie aumenta le difficoltà nella conciliazione tra vita privata e lavorativa, limita l’accesso a servizi di qualità e contribuisce a una crescente fragilità economica. Inoltre, se da una parte i dati confermano che l’Italia non è un Paese a misura di donne e minori, il rapporto del 2025 evidenza che non è nemmeno un Paese a misura di padri. Il rapporto mostra come il congedo di paternità e il congedo parentale per i padri restino privilegi per pochi: il primo è troppo breve, il secondo ha una retribuzione insufficiente. Questo comporta che il carico di cura continua a pesare quasi interamente sulle madri.

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