Sgominato un gruppo criminale con base in Campania, ma radicato in tutta Italia, che aveva importato dall’estero polimeri per rivenderli a basso costo, evadendo circa 100 milioni di euro e arrecando quindi un notevole danno alle casse dello Stato e anche al bilancio dell’Unione europea.
Una frode fiscale sui polimeri, che ha arrecato un notevole danno economico al bilancio dello Stato italiano e dell’Unione europea, è stata smascherata dall’Ufficio di Torino della Procura Europea (European Public Prosecutor’s Office – EPPO). Sono 13 gli arrestati, ritenuti appartenenti ad un gruppo criminale con base in Campania ma diffuso anche nel resto d’Italia e all’estero, mentre i sequestri preventivi effettuati dalla Guardia di Finanza su disposizione del giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Nola ammontano ad un importo complessivo di circa 100 milioni di euro, ritenuto il profitto dell’illecito.
A causa del carattere transnazionale della frode fiscale, è stato attivato un apposito ‘action day’ a livello europeo, con l’attivazione dei Procuratori Europei Delegati competenti e dei vari canali di cooperazione giudiziaria. Questo ha permesso analoghi blitz anche in Slovacchia, Belgio, Ungheria e Lettonia. In Italia, però, circa cento finanzieri hanno effettuato arresti e perquisizioni, anche grazie alle unità cinofile ‘cash dog’, in Campania, Piemonte, Lombardia, Toscana e Lazio.
Le indagini, lunghe e complesse sia per il carattere internazionale dell’illecito che per la mole di lavoro degli inquirenti, hanno permesso di scoprire una consistente evasione fiscale nel settore del commercio e della lavorazione di materie plastiche e di prodotti chimici per l’industria. Nello specifico, i polimeri, provenienti da importanti società intermediarie con sede in vari Paesi europei, venivano introdotti in Italia tramite numerose società ‘cartiere’, con sede in più Regioni, che hanno sistematicamente violato gli obblighi di dichiarazione e di versamento dell’Imposta sul valore aggiunto dovuta.
Le società ‘cartiere’, a loro volta, rivendevano la merce sottocosto ad altre società di comodo, dette ‘filitro’, amministrate formalmente da prestanome e senza strutture operative né personale, del tutto inadempienti verso l’Erario. In questo schema di filiera venivano inseriti altri soggetti economici, in modo da aumentare ulteriormente i profitti illeciti e rendere difficile, se non impossibile, le indagini e l’identificazione dei veri responsabili e dei beneficiari finali.
Evadendo sistematicamente l’Iva, gli indagati erano riusciti a immettere sul mercato prodotti a prezzi stracciati rispetto alla media, distorcendo la libera concorrenza e infliggendo danni alle casse dello Stato. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, nel periodo che va dal 2018 al 2023 le varie società coinvolte avrebbero utilizzato fatture per operazioni inesistenti per un ammontare di 500 milioni di euro, determinando un’evasione dell’Iva di circa 100 milioni. Oltre ai 13 arrestati, gli indagati sono in tutto 52, accusati a vario titolo di associazione a delinquere finalizzata alla frode Iva, all’emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, alle omesse dichiarazioni, agli omessi versamenti d’imposta e alle indebite compensazioni.
Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Nola, competente per territorio in base alla collocazione territoriale dei vertici dell’organizzazione, ha disposto la custodia cautelare in carcere per sei persone e gli arresti domiciliari per altre sette. Allo stesso tempo, è stato disposto il sequestro preventivo, anche per equivalente, di disponibilità finanziarie e di altri beni nei confronti di 15 persone fisiche e 13 imprese.
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