Il punto di Fulvio Mamone Capria, presidente di Aero: “Taranto e Augusta saranno gli hub prioritari, è una grande occasione non solo per decarbonizzare ma anche per rilanciare l’economia del Mezzogiorno e aiutare territori che hanno sofferto anche per le crisi industriali”.
Una possibile svolta anche in Italia per l’eolico offshore. L’Associazione delle Energie Rinnovabili Offshore (Aero) ha infatti annunciato che i primi quattro impianti basati sulla tecnologia del ‘floating‘, con i piloni delle pale eoliche ancorati al fondo marino, hanno ricevuto l’ok per proseguire nell’iter autorizzativo. Il vento in mare, anche ad una certa profondità, potrà quindi essere sfruttato per produrre energia: una indubbia potenzialità per un ruolo da leader dell’Italia nel Mediterraneo, anche grazie alle infrastrutture già esistenti come i porti.
Ad annunciare l’ok della Valutazione di impatto ambientale (Via), nel corso della conferenza stampa di presentazione di Ecomed – Green Expo del Mediterraneo, è stato il presidente di Aero, Fulvio Mamone Capria. I primi quattro progetti autorizzati sono quelli di Barletta, Ravenna, Rimini e Trapani, al largo delle isole Egadi. Va sottolineato che alcuni porti italiani saranno assolutamente strategici per la realizzazione degli impianti, come Taranto, Brindisi e Civitavecchia.
Ci sono poi delle potenzialità ulteriori. Il Decreto Porti, in attesa di essere convertito in legge, ha individuato quello di Augusta come un hub prioritario per l’Italia, mentre è già in funzione l’impianto eolico offshore nel porto di Taranto. Una grande occasione per due territori che troppo a lungo sono stati ‘zone di sacrificio’ per motivi legati al petrolchimico e all’ex Ilva.
“C’è una grande potenzialità dell’eolico offshore in Italia. Ci sono 130 progetti presentati al MASE, per un totale di 86 gigawatt di richieste di connessione alla rete di Terna. Questo ovviamente è un grande potenziale ma non deve spaventare perché non circonderemo l’Italia di progetti, ma realizzeremo quelli che si riusciranno a sviluppare con il parere Via positivo. Ne sono già arrivati quattro (Ravenna, Rimini, Barletta e Trapani), per un totale di 2,2 gigawatt” – ha spiegato a TeleAmbiente il presidente dell’Associazione delle Energie Rinnovabili Offshore (Aero), Fulvio Mamone Capria – “La sfida dell’eolico galleggiante è la grande opportunità italiana, con hub secondari come Brindisi e Civitavecchia e hub prioritari come Augusta e Taranto per costruire i nostri galleggianti. Una grande opportunità per creare occupazione, soprattutto in queste zone che hanno vissuto e vivono problemi e rischi di cassa integrazione, penso ad esempio a Taranto con l’ex Ilva o alle zone maggiormente a rischio di crisi industriale nell’alveo siciliano“.
“Convertire una parte dei lavoratori di quelle aree e farli lavorare nella realizzazione di questa filiera, potrebbe consentire all’Italia di produrre fino a 20 gigawatt di energia fino al 2050” – ha aggiunto Fulvio Mamone Capria – “Questo significa anche realizzare gli obiettivi europei, decarbonizzare il nostro Paese ma soprattutto creare una grande filiera industriale e tecnologica che darà occupazione e sviluppo socioeconomico soprattutto nel Mezzogiorno“.
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