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Abbigliamento e prodotti tessili, consumi record in Europa. Tra le cause il fast fashion

Gli europei comprano e scartano vestiti a una velocità sempre maggiore. Nel frattempo si cerca di bloccare il fast fashion, causa principale di iperconsumo e sovrapproduzione. In Francia passa la legge ma con un significativo ridimensionamento.

Il consumo di abbigliamento, calzature e altri prodotti tessili nell’UE raggiunge un nuovo record. Ogni cittadino europeo compra 19 kg di tessuti l’anno: 8 kg di abbigliamento, 4 kg di calzature e 7 kg di prodotti tessili per la casa. Gli europei, insomma, comprano e scartano vestiti, calzature e tessuti a una velocità sempre maggiore. E questo rappresenta uno spreco di risorse e una fonte di pressione sul clima e sull’ambiente.

I dati arrivano dal briefing dell’Agenzia europea dell’ambiente (EEA) “Circularity of the EU textiles value chain in numbers“, evidenziando la necessità che, i decisori politici, l’industria e i consumatori, svolgano il loro ruolo nell’aiutare l’Europa ad abbandonare la tendenza del fast fashion, per produrre tessuti di qualità migliore e più duraturi, progettati per durare a lungo, e che possono essere riutilizzati, riparati e riciclati.

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Fast fashion e shopping online

La combinazione di un aumento dello shopping online, influencer sui social media e costi di produzione bassi per i tessuti sintetici è stata determinante nella crescita del fast fashion, la moda a basso costo che ha reso famosi brand come Shein, Temu Primark. Questi marchi hanno letteralmente inondato il mercato di prodotti a basso o bassissimo costo, stimolando l’iperconsumo e l’uso di tessuti di qualità scadente.

Il 14 marzo 2024, l’assemblea nazionale francese ha approvato una proposta di legge che prevede l’introduzione in Francia di una tassa per i venditori di prodotti di fast fashion all’interno del paese, allo scopo di disincentivare la vendita e l’acquisto di abbigliamento a basso costo, ma con un alto impatto sull’ambiente e sulle condizioni di vita dei lavoratori. Dopo un anno, la proposta di legge è stata approvata mercoledì 19 marzo in Commissione del Senato, ma subendo un significativo ridimensionamento, suscitando le critiche delle associazioni ambientaliste e per i diritti umani. La coalizione Stop Fast Fashion, che riunisce 14 organizzazioni, afferma che sarebbe state eliminate le disposizioni che avrebbero regolamentato i comportamenti delle grandi aziende europee, più volte al centro di scandali per le loro pratiche poco sostenibili.

Un altro cambiamento riguarda la pubblicità: la Commissione ha eliminato il divieto totale di pubblicità per la moda fast fashion, sostituendolo con una regolamentazione più blanda, giustificando questa scelta come “una limitazione alla libertà d’impresa“, afferma la relatrice del testo, Sylvie Valente Le Hir. Tuttavia, una restrizione rimane: gli influencer non potranno promuovere marchi di fast fashion.

Le associazioni chiedono inoltre il ripristino delle sanzioni basate sull’etichettatura ambientale, un sistema sviluppato dall’ADEME (Agenzia Francese per la Gestione dell’Ambiente e dell’Energia) per valutare l’impatto ecologico dei prodotti.

Rifiuti tessili, raggiunto accordo UE su nuove misure per ridurre il fast fashion

La Commissione europea ha accolto con favore l’accordo provvisorio raggiunto tra Parlamento e Consiglio europei sulla revisione della direttiva quadro sui rifiuti. L’obiettivo delle nuove norme è quello di rafforzare l’economia circolare nell’Ue, introducendo regole armonizzate per il settore tessile.

Dopo l’approvazione formale da parte delle due istituzioni, gli Stati membri avranno 20 mesi per recepirla. L’accordo provvisorio stabilisce poi norme armonizzate sulla responsabilità estesa del produttore (Epr) per i produttori tessili e i marchi di moda: saranno ritenuti responsabili dei loro rifiuti e saranno tenuti a pagare una tariffa per contribuire a finanziare la raccolta e il trattamento dei rifiuti, che dipenderà da quanto circolare e sostenibile sarà la progettazione del loro prodotto.

I co-legislatori hanno concordato di affrontare la sovrapproduzione di rifiuti tessili e le pratiche di ultra-fast e fast fashion, per impedire lo scarto di prodotti tessili prima che raggiungano la loro potenziale durata di vita. L’accordo provvisorio include tutte le aziende, comprese le più piccole, nell’ambito dei regimi di responsabilità estesa del produttore.

Tra le altre normative che sono state approvate dall’Unione europea nel corso del 2024 c’è anche il regolamento Ecodesign che introduce il divieto diretto di distruzione di prodotti tessili e calzature invendute.

Il regolamento verrà adottato a partire dal 2027 ed ha come obiettivo quello di migliorare la sostenibilità e la tracciabilità dei prodotti in tutto il loro ciclo di vita. Prevede che quasi tutti i prodotti venduti nell’UE, compresi quelli del settore tessile, siano dotati di un passaporto digitale (Digital Product Passport) che fornisca informazioni complete riguarda all’origine, ai materiali utilizzati, all’impatto ambientale e con le indicazioni per il corretto smaltimento.

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