A Perugia, Aita Umbria ha organizzato un incontro con tanti professionisti del settore, per conoscere meglio l’ Afasia, un invalidante disturbo del linguaggio che non permette di comunicare come si vorrebbe. Tra gli interventi anche un interesse analisi dell’afasia tra le persone bilingue.
A Perugia si è parlato di Afasia, un disturbo silenzioso, poco conosciuto e sempre più diffuso.
Si è svolto un tavolo che ha visto professionisti affermati nei campi di neurologia, psichiatria, psicologia e logopedia confrontarsi su diversi aspetti di questo disturbo del linguaggio acquisito a seguito di lesioni cerebrali in età adulta, che determina la perdita parziale o totale della capacità di comunicare verbalmente e/o per iscritto.
Ancora una volta Aita Umbria (Associazione Italiana Afasici Umbria) con il partecipato incontro ‘I mille volti dell’afasia’, organizzato in occasione della Settimana del cervello, ha permesso di accendere un riflettore su questa realtà.
Il commento di Nicoletta Pauselli, presidente Aita Umbria (Associazione Italiana Afasici Umbria)
“La giornata di oggi – ha detto Nicoletta Pauselli – è fondamentale per la diffusione della nostra condizione e per far conoscere la nostra associazione, Aita Umbria. L’afasia è un disturbo poco conosciuto e riconosciuto perché non si riesce a parlare e a diffondere la propria voce. Noi vogliamo lottare per alzarla sempre di più”.
Alle parole della presidente Nicoletta Pauselli sono seguite quelle di Valeria Caso, neurologa di Medicina interna e d’urgenza-Stroke Unit dell’Azienda Ospedaliera di Perugia.
“Mi occupo da più di 25 anni di ictus – ha sottolineato la dottoressa Valeria Caso – e ho visto che i disturbi motori vengono in qualche modo compensati adesso grazie anche alle nuove terapie. I disturbi non motori, inclusa l’afasia, invece sono quelli su cui lavoriamo di più”.
“L’essere umano – ha spiegato Valeria Caso – è qualificato dal linguaggio, a noi piace comunicare, oppure a volte anche stare in silenzio, ma deve essere una scelta nostra, e non perché non possiamo parlare. Per cui questa parte va sicuramente potenziata perché più stimoliamo il cervello meglio sarà per la persona e la sua qualità di vita”.
Di bilinguismo e afasia ha parlato invece nel suo intervento il professor Jubin Abutalebi.
“L’afasia nei bilingui – ha evidenziato il professor Abutalebi – è un’altra cosa rispetto a quello che succede nei monolingua. Ci sono alcuni aspetti di recupero particolari perché il paziente può perdere una lingua mentre l’altra è ancora intatta oppure può comprendere una lingua e non riuscire a parlarla, parlando invece nell’altra lingua che non comprende più”.
“Il tema – ha continuato Jubin Abutalebi – è molto attuale perché ci sono sempre più bilingui, anzi è molto raro trovare monolingua perché tutti impariamo anche un’altra lingua: francese, inglese, ecc”.
Cosa fare per risolvere il problema nei bilingue?
“Non esistono delle vere linee guida sull’afasia nei bilingui – ha riferito ancora il professor Abutalebi – è un campo recente e più complicato rispetto a quanto succede nei monolingua e abbiamo oggi tante problematiche sui cui lavorare”.
“I bilingue – ha proseguito – non devono mai essere visitati, per la parte diagnostica, dalla stessa persona, ci vogliono due esaminatori diversi, uno per una lingua e l’altro per l’altra, e le due sedute non vanno mai fatte nello stesso giorno, ma in maniera separata e questo deve avvenire anche per la riabilitazione”.
“Di solito – ha concluso Abutalebi – si riabilita la lingua che sta già recuperando spontaneamente e non è sempre la lingua che vorrebbe recuperare il paziente”.
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