Ben 964, secondo l’OMS, gli esseri umani infettati dall’influenza aviaria tra il 2003 e il 2025. Branda: “Ecco come evitare il contagio”.
Ben 964 gli esseri umani infettati dall’influenza aviaria in 24 Paesi dal 1° gennaio 2003 al 20 gennaio 2025. Ad affermarlo, dopo le crescenti preoccupazioni sulla diffusione del virus H5N1, è l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Delle persone colpite dalla malattia virale 466 i casi mortali certificati. Nessun allarme, però, almeno secondo il Professore Straordinario di Igiene all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, Giovanni Rezza. Già, perché nel corso di 22 anni l’agente patogeno circolato prima tra gli uccelli selvatici e domestici e poi tra i mammiferi acquatici e terrestri non avrebbe sviluppato la capacità di adattarsi all’essere umano.
Sporadici, non a caso, i contagi tra le persone, soprattutto allevatori a contatto con il bestiame malato. A impedire la trasmissione interumana del virus H5N1, secondo l’epidemiologo romano, sarebbe la sua incapacità di infettare la gola dell’Homo sapiens. Di certo, l’influenza aviaria, rispetto al Coronavirus, può avere un altissimo tasso di mortalità.
Allerta massima nel Regno Unito, intanto, dopo la prima pecora risultata positiva alla patologia. A detta degli scienziati, però, il virus H5N1 circolante in Europa, a differenza del virus H5N1 circolante negli Stati Uniti d’America tra i bovini da latte, riuscirebbe a infettare soltanto gli ovini. La mancanza di un monitoraggio specifico potrebbe nascondere, in realtà, una circolazione silenziosa dell’agente patogeno.
Influenza aviaria, Branda: “Ecco come evitare il contagio”
“Per evitare il contagio i comportamenti sono sempre gli stessi: non toccare animali a rischio oppure infetti; lavarsi spesso le mani e non passarle su occhi, naso e bocca; cucinare bene prodotti alimentari di origine animale come carne, uova e latte; e collaborare, in caso di viaggi in località particolari, con le Autorità Sanitarie per il monitoraggio della patologia“, spiega nel Magazine di Teleambiente dedicato all’influenza aviaria il ricercatore di Statistica Medica ed Epidemiologia Molecolare dell’Università Campus Biomedico di Roma, Francesco Branda.
Influenza aviaria, Capua: “Siamo seduti su una bomba a orologeria”
L’influenza aviaria, se dovesse trasformarsi in una pandemia, potrebbe essere più letale del Coronavirus. A lanciare l’allarme è stata la virologa Ilaria Capua in un editoriale pubblicato sul quotidiano “Corriere della Sera” il 29 novembre 2024. Il virus H5N1, che ha fatto già salti di specie dagli uccelli ai bovini, ha cominciato a infettare gli esseri umani soprattutto negli Stati Uniti d’America. “Siamo seduti su una bomba a orologeria“, ha scritto la dottoressa.
Preoccupante, a detta sua, la scarsa collaborazione della potenza mondiale amministrata ancora una volta da Donald Trump. Il motivo? Gli Stati Uniti d’America avrebbero condiviso poche, o nulle, informazioni scientifiche sui sequenziamenti dell’influenza aviaria riscontrata nelle vacche da latte. Non a caso le industrie zootecniche a stelle e strisce, anziché subire restrizioni sanitarie adeguate per contenere la patologia, stanno continuando a lavorare. È più importante il profitto economico o la salute pubblica? Una domanda che, oggi più che mai, potrebbe essere retorica.
A trasformarsi in pericolosi vettori di contagio, secondo la virologa Ilaria Capua, potrebbero essere gli immigrati illegali assunti come operatori agricoli. Persone che, non potendo andare dal medico a causa della mancanza di un regolare contratto di lavoro, potrebbero contribuire al propagarsi dell’influenza umana o dell’influenza aviaria. “L’incontro fatale tra i due virus potrebbe scatenare una nuova pandemia molto più aggressiva e mortale del Coronavirus“, ha concluso la divulgatrice scientifica.
Prima o poi ci presenterà il conto.#AvianFlu pic.twitter.com/i7NIyN22ms
— Ilaria Capua (@ilariacapua) November 29, 2024
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