Si aggrava il bilancio delle vittime del potente terremoto di magnitudo 7.7 che ha colpito il Myanmar.
Al momento il bilancio è di oltre 1.000 morti nel Paese del sudest asiatico e altri 10 nella vicina Thailandia. Imprecisato il numero di dispersi. Oltre 2.400 i feriti.
Si teme una vera e propria strage dopo il violentissimo terremoto, di magnitudo 7.7, che ha colpito la Birmania (Myanmar) venerdì 28 marzo, alle 07:20 ora italiana (12:50 ora locale). Una scossa così potente, seguita da varie repliche di cui una di magnitudo 6.4, che è stata avvertita distintamente anche in Thailandia, in India e in Cina, fino a diverse centinaia di chilometri di distanza.
Servizio video di Enrico Chillè
La scossa
L’epicentro della scossa principale è stato localizzato nel centro della Birmania, nei pressi di Saigang e Mandalay, due importanti città del Paese. L’ipocentro, invece, è stato localizzato ad una decina di chilometri di profondità. Il terremoto di magnitudo 7.7 è avvenuto alle 12.50 ora locale, le 7.20 in Italia, ed è stato seguito, poco più di dieci minuti dopo, dalla potente replica di magnitudo 6.4. Nel corso delle ore, ci sono state diverse scosse di assestamento, di minore entità.
Danni e crolli
Se è ancora presto per poter fare un bilancio, a dare idea della potenza della scossa ci sono le immagini di quanto avvenuto a Bangkok. Nella Capitale thailandese, infatti, è crollato un grattacielo di 30 piani in costruzione, che avrebbe dovuto ospitare gli uffici della Corte dei Conti del Paese. Sono almeno tre i morti e oltre 80 i dispersi, con i soccorritori che cercano di salvare chi è rimasto intrappolato sotto quel gigantesco cumulo di macerie.
Le prime vittime
Solo con il passare delle ore, iniziano ad arrivare le prime notizie, in realtà abbastanza frammentarie. I timori iniziali si stanno drammaticamente rivelando fondati. In Birmania, a Taungoo, è crollato il monastero di Wailuwun, e ci sarebbero almeno cinque bambini e un sacerdote tra le vittime. Tuttavia, sotto le macerie ci sarebbero almeno 20 dispersi, molti dei quali bambini. In totale, al momento, le vittime del terremoto sarebbero 25, ma il numero reale con tutta probabilità è nettamente più alto.
Danni anche in India e Cina
Ingenti i danni alle infrastrutture, soprattutto in Birmania e in Thailandia, ma anche in altri Paesi come India e Cina. Gli ospedali della Capitale birmana, Naypyidaw, stanno accogliendo feriti provenienti da varie zone del Paese, ma in alcuni casi gli edifici sono stati evacuati immediatamente dopo la scossa, essendo rimasti danneggiati e inagibili. A dare l’idea del dramma e dell’emergenza in corso, anche l’appello ufficiale della giunta militare birmana che ha chiesto aiuti internazionali: un fatto insolito e raro in caso di disastri naturali. Decretato anche lo stato d’emergenza per sei diverse Regioni del Paese. Il premier indiano, Narendra Modi, è stato il primo ad offrire assistenza sia alla Birmania che alla Thailandia, seguito poi da altri Paesi, compresa l’Unione europea. Anche il governo di Bangkok ha decretato lo stato d’emergenza nell’area della Capitale.
La macchina dei soccorsi
La giunta militare che detiene il potere in Birmania ha chiesto aiuti alla comunità internazionale, ma non sarà facile assistere le popolazioni colpite dal terremoto. Sia per motivi ovviamente legati alla complessa e delicata situazione politica del Paese, sia per ragioni logistiche. Organizzazioni umanitarie come Save the Children e Amnesty International, stimando quasi sette milioni di bambini residenti nelle aree più colpite, hanno chiesto al regime birmano di facilitare l’accesso degli operatori nel territorio.
Nonostante le difficoltà, le ong di ogni Paese si stanno già mobilitando per inviare aiuti. Tra queste, anche la Croce Rossa Italiana. L’Organizzazione Mondiale della Sanità, invece, ha già attivato il sistema di risposta alle emergenze, segno questo che nella fase post-sisma potrebbero verificarsi serie minacce alla salute pubblica, comprese le epidemie.
Impossibile, invece, l’intervento dei soccorritori dagli Stati Uniti: un vero e proprio programma non può essere realizzato dopo che Donald Trump, in uno dei suoi vari ordini esecutivi, ha smantellato Usaid, l’agenzia di aiuti esteri.
L’emergenza
Se al momento la priorità è salvare chi potrebbe essere ancora vivo, ma sepolto sotto le macerie, questa prima fase di emergenza potrebbe durare ancora giorni se non settimane. Preoccupa molto, infatti, l’evoluzione dello sciame sismico. Nel giro di poche ore, sono state decine le scosse di assestamento di una certa entità, tutte chiaramente avvertite dalla popolazione anche a diversi chilometri di distanza. Teoricamente, le repliche dovrebbero essere nettamente più deboli della scossa principale, ma comunque potrebbero essere distruttive. E oltre a nuove scosse, potrebbero esserci fenomeni, tipici di sciami così potenti in aree ad altissima sismicità, in grado di causare ulteriori danni.
L’area colpita dalla violentissima scossa, infatti, si trova a ridosso della catena dell’Himalaya, formatasi dalla collisione tra la placca indiana e quella eurasiatica, e in un punto in cui i terremoti vengono generati dalla combinazione di faglie trascorrenti e inverse.
Il pericolo maggiore, oltre a nuove scosse, è rappresentato in questo caso dagli effetti causati dai vari terremoti di oggi. Dal momento che il sisma è avvenuto lungo un’area interna, è stato prontamente escluso il rischio di tsunami, ma c’è un rischio concreto che per effetto delle scosse si verifichino frane e soprattutto la liquefazione del terreno, che potrebbe causare nuovi, devastanti crolli.
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