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La crisi climatica cambia la birra. Il CNR: “Ecco come produrla in maniera sostenibile”

Grazie alla cavitazione idrodinamica il processo per la produzione della birra potrà diventare più sostenibile

Anche la birra deve fare i conti con la crisi climatica. Perché le estati sempre più lunghe e sempre più calde stanno modificando la quantità e la qualità del luppolo.

Ma se la birra rischia di essere una delle tante vittime del riscaldamento globale, il processo per la sua produzione è anche uno degli artefici.

Una delle fasi della produzione della birra – la bollitura del mosto – è un procedimento ad altissimo consumo energetico. Ma una soluzione per rendere la produzione di birra a più basso impatto ambientale c’è.

Un nuovo studio dell’Istituto per la bioeconomia del Cnr ha individuato una tecnica innovativa che propone l’uso della cavitazione idrodinamica per sostituire la tradizionale bollitura del mosto.

La cavitazione idrodinamica sfrutta la variazione di pressione nei liquidi per generare microbolle di vapore che implodono, rilasciando energia. Questo metodo permette di riscaldare il mosto a 94°C, evitando di raggiungere i 100°C necessari nella bollitura convenzionale, e riducendo il tempo di lavorazione.

Secondo i ricercatori, l’adozione di questa tecnologia potrebbe abbattere i consumi energetici di oltre l’80%.

I cambiamenti climatici cambieranno anche il sapore della birra

Come si diceva, uno studio di qualche anno fa condotto da un gruppo di ricercatori internazionali, coordinati dall’Accademia delle Scienze della Repubblica Ceca, ha messo in luce come l’innalzamento delle temperature e la crescente siccità potrebbero cambiare drasticamente la produzione di birra in Europa, riducendo sia la quantità che la qualità del luppolo, uno degli ingredienti chiave di questa bevanda iconica.

L’analisi ha preso in considerazione i dati sulla produzione di luppolo raccolti dal 1971 al 2018 nelle principali aree di coltivazione europee, tra cui Germania, Repubblica Ceca e Slovacchia. Dallo studio emerge che, rispetto ai periodi precedenti al 1994, i raccolti di luppolo sono in calo, con una riduzione media di 0,2 tonnellate per ettaro all’anno. Inoltre, la qualità del luppolo è diminuita, con una riduzione del contenuto di alfa acidi – i composti responsabili dell’aroma amaro della birra – dello 0,6%.

Questi dati, combinati con i modelli climatici, suggeriscono che entro il 2050 la produzione di luppolo potrebbe ridursi dal 4 al 18%, mentre la concentrazione di alfa acidi diminuirebbe tra il 20 e il 31%. A essere maggiormente colpite da queste problematiche saranno il sud della Germania e la Slovenia, dove il riscaldamento globale e la siccità stanno già compromettendo la qualità delle colture.

In queste regioni, la resa del luppolo è diminuita in modo significativo, con cali superiori al 19% in alcune aree. In particolare, in Germania, uno dei maggiori produttori mondiali di luppolo, si registrano perdite annuali di raccolto fino al 19% a Spalt e al 13,7% a Hallertau, due delle aree più note per la coltivazione di luppolo.

Oltre alla quantità, anche la qualità del luppolo sta subendo un colpo. Gli effetti del cambiamento climatico stanno accelerando la maturazione del luppolo, che ora avviene circa 20 giorni prima rispetto a vent’anni fa. Questo cambiamento potrebbe alterare ulteriormente il profilo aromatico della birra, che dipende in modo cruciale dal periodo di maturazione del luppolo e dalla quantità di alfa acidi che esso contiene. Con il riscaldamento globale, inoltre, la qualità del luppolo potrebbe non essere più uniforme, rendendo difficile per i produttori ottenere il medesimo sapore da anno a anno, costringendoli a mescolare luppolo proveniente da diverse regioni per cercare di mantenere un profilo di gusto costante.

Questi cambiamenti potrebbero avere ripercussioni anche sul prezzo della birra. Con la diminuzione dei raccolti e l’aumento dei costi di produzione, i produttori potrebbero essere costretti a trasferire gli aumenti sui consumatori, rendendo la birra più costosa. Allo stesso tempo, la domanda di birre artigianali, che richiedono luppolo di alta qualità, sta crescendo, mettendo ulteriore pressione sulla produzione. Alcuni esperti, come Miroslav Trnka, scienziato del Global Change Research Institute dell’Accademia ceca delle scienze, avvertono che l’intero sistema di produzione della birra potrebbe essere messo a rischio, con effetti tangibili sulla disponibilità e sulla qualità della bevanda in tutto il mondo.

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