Diffusa e altrettanto letale, la peritonite infettiva felina è causata da un coronavirus felino e può uccidere un gatto nel giro di pochi mesi. Non esistono vaccini, ma alcune cure già autorizzate in alcuni Paesi del mondo (come Australia, Regno Unito e Cipro, grazie ad una speciale deroga della Commissione europea) offrono maggiori speranze di sopravvivenza. Eleonora Evi Pd ha chiesto al ministro della Salute di autorizzare le cure, senza tuttavia ricevere risposta: “Molti si rivolgono al mercato nero, esponendosi a truffe, e anche i veterinari chiedono di intervenire. Sono costretti a scegliere tra salvare i gatti o agire nella legalità”.
Così diffusa, così letale e così temibile. La peritonite infettiva felina, più nota con l’acronimo di Fip, è un vero e proprio incubo per tutti coloro che possiedono o si occupano di gatti. Causata da un particolare coronavirus felino, che può contagiare una grande quantità di animali, specialmente se vivono in colonie, ha una mortalità pari al 96% e non esistono vaccini in grado di prevenirla. Non ci sono neanche cure ufficiali e autorizzate, almeno nell’Unione europea. Una speranza, di fronte ad una malattia diffusa che può uccidere i gatti nel giro di pochi mesi, è rappresentata da un farmaco antivirale che in via sperimentale è già stato autorizzato in Paesi come il Regno Unito e i Paesi Bassi.
Le cure, pur esistendo, non vengono ancora autorizzate in Italia e in Europa. Il risultato è che, nel frattempo, di fronte alla disperazione di chi ha un gatto malato di Fip, si è sviluppato un vero e proprio mercato clandestino sul web, che però non può dare le necessarie garanzie sia sull’efficacia, sia sull’affidabilità di chi promette di vendere, a carissimo prezzo, le cure. Anche per questo, il Partito democratico ha annunciato un’interrogazione al ministro della Salute, Orazio Schillaci, per chiedere di autorizzare questi particolari antivirali, tra cui il Remdesivir, anche in Italia.
“Il ministro ancora non ci risponde e non risponde neanche ad una mia richiesta di incontro con lo scopo di capire quali sono le motivazioni che spingono a non muovere dei passi su questo fronte. Il tema qui è il seguente: abbiamo un farmaco, una cura, che si è dimostrata efficace per risolvere e per curare i gatti affetti da Fip, che voglio ricordare, nel 96% dei casi è mortale. I gatti muoiono per questa malattia, ma il farmaco è già stato utilizzato con successo, ad esempio a Cipro, con una deroga della Commissione europea, nel 2023, in occasione di un’epidemia di Fip in quel Paese” – ha spiegato a TeleAmbiente Eleonora Evi, deputata del Partito democratico e componente della VIII Commissione (Ambiente, Territorio, Lavori pubblici), che ha deciso di rivolgere l’interrogazione al ministro Schillaci – “Quindi, l’efficacia è nei fatti. La cura è autorizzata e legale, ad esempio, nel Regno Unito, sebbene quel Paese sia ora al di fuori dell’Unione europea, ma ad ogni modo abbiamo una evidenza e una prova che quella cura funziona ed è efficace“.
“In Italia siamo ancora nella situazione in cui non c’è questa autorizzazione e dunque le persone si rivolgono anche al mercato nero e illegale per trovare questo farmaco e poter curare così il loro gatto, tra l’altro esponendosi a truffe e raggiri di ogni genere. E c’è un appello e un grande grido di aiuto da parte degli stessi veterinari, che sono nel dilemma tra curare il gatto in maniera illegale o rispettare la legge. È evidente che tutto questo debba essere affrontato. Non ci sono, dal mio punto di vista, dei veri motivi per cui questa cosa non possa andare avanti e sono ancora più sorpresa del fatto che non vi siano risposte da parte del governo e che non si voglia tentare di aprire questo fascicolo, per cercare di dare delle soluzioni” – ha aggiunto Eleonora Evi – “Al di là della formulazione del farmaco, se pillole o iniezioni, ritengo che sia importante arrivare ad una cura legale. Non importa il tipo di somministrazione, l’importante è che questa cura sia disponibile per dare risposte alle tante persone che le chiedono“.
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