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Il boss comandava il clan di Bari dal carcere di Secondigliano: 22 arresti


BARI – I finanzieri del comando provinciale di Bari – con il supporto del locale reparto operativo Aeronavale e del gruppo Pronto impiego – stanno dando esecuzione a un’ordinanza, emessa dal gip del Tribunale barese su richiesta della locale Dda, applicativa di misure cautelari personali in carcere nei confronti di 22 soggetti (alcuni dei quali già detenuti per altra causa) residenti nella provincia di Bari.A tutti gli indagati (complessivamente 69) vengono contestati 67 capi di imputazione: una associazione mafiosa (a carico di 18 indagati); due associazioni finalizzate al traffico di stupefacenti (una a carico di 31 indagati, l’altra a carico di 14 indagati); due tentati omicidi, di cui uno duplice (a carico di 13 indagati); 48 delitti in tema di stupefacenti (a carico di 42 indagati); due delitti in materia di armi (a carico di 8 indagati); nove delitti di accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di soggetti detenuti (a carico di 11 indagati); due delitti vari di trasferimento fraudolento di valori (a carico di 4 indagati); un delitto di resistenza a pubblico ufficiale (a carico di 1 indagato).

Per le indagini, i militari si sono avvalsi di intercettazioni (telefoniche, ambientali e telematiche), dichiarazioni dei collaboratori di giustizia (di cui ne è stata accertata la credibilità e l’attendibilità), monitoraggio delle aree di interesse operativo a mezzo di telecamere, servizi di osservazione e pedinamento, arresti e contestuali sequestri di sostanze stupefacenti a riscontro del contenuto delle conversazioni captate.

Le persone colpite dai provvedimenti restrittivi sono indagate, a vario titolo, per i reati di associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti o psicotrope, nonché produzione, traffico e detenzione illecita delle stesse, trasferimento fraudolento di valori e tentato omicidio di tre soggetti, tutti delitti aggravati dall’agevolazione mafiosa.

Nei confronti di altri dieci soggetti, ritenuti gravemente indiziati del delitto di traffico e detenzione di sostanze stupefacenti, su cui è stata avanzata richiesta di ordinanza cautelare personale, il gip provvederà all’esito dell’interrogatorio preventivo.

L’operazione conclude un’attività di indagine che ha consentito di accertare l’esistenza e l’operatività del clan Misceo con sede operativa nella città di Noicattaro, da cui le attività illecite si estendevano ai paesi limitrofi (Gioia del Colle, Triggiano, Capurso, Bari, Fasano), e attuale sede decisionale all’interno del carcere di Napoli-Secondigliano.

L’indagine, infatti, ha messo in evidenza la capacità del boss del clan di sviluppare dal carcere, anche mediante l’abusivo utilizzo di apparati cellulari, uno stabile canale di collegamento endo-associativo, finalizzato alla gestione della cassa comune, all’assistenza economica degli associati detenuti, all’attuazione degli scopi associativi e alla promozione e sviluppo del traffico di droga.Sembra dimostrato come l’associazione di tipo mafioso sia connotata da un’elevata capacità organizzativa e dotata di una rilevante disponibilità di armi, mezzi finanziari e strumentali, disponendo di una cassa comune e di una vera e propria contabilità d’impresa.L’organizzazione avrebbe esercitato un vero e proprio controllo del territorio con modalità tipicamente mafiose; ingaggiato una sorta di sfida armata con il rivale clan Annoscia, operativo nello stesso territorio, per l’illecita occupazione di un alloggio di edilizia popolare, resosi disponibile a seguito della morte del legittimo assegnatario, e per il controllo delle piazze di spaccio, sfociata in un tentato duplice omicidio il 3 marzo del 2021 nella piazza principale della città nojana.

Sul punto le investigazioni si sono avvalse del contributo dei carabinieri di Triggiano (che stanno eseguendo quattro delle odierne misure), intervenuti sul posto nell’immediatezza del fatto, che hanno acquisito le immagini delle telecamere presenti sulla scena del crimine utili a ricostruire le fasi precedenti all’agguato e a raccogliere i gravi indizi di reato nei confronti del mandante e degli esecutori materiali. A seguito della sparatoria tra le due consorterie mafiose, chiamato a dirimere la controversia, sarebbe stato il boss barese del clan Parisi/Palermiti, il quale avrebbe imposto una pax mafiosa, al fine di evitare che la recrudescenza di azioni violente potesse provocare una più incisiva presenza delle forze dell’ordine sul territorio precludendo il sistematico rifornimento di sostanze stupefacenti dal medesimo clan di Japigia.

Il clan colpito dalle misure di oggi avrebbe anche pianificato l’attività di spaccio attraverso veri e propri punti vendita; garantito l’assistenza legale e il mantenimento dei sodali arrestati, a favore dei quali venivano destinati contributi che variavano in ragione del grado di camorra dell’affiliato, oscillando dai 500 ai 1.500 euro al mese.

Nel corso delle investigazioni sono stati sequestrati circa 5 kg di cocaina, 16 kg di hashish, 21 kg di marijuana, una pistola con caricatore e 22 proiettili, oltre all’arresto in flagranza di reato di sette corrieri della droga, e di individuare cinque depositi, cosiddette cupe, dove veniva stoccata e preparata la droga destinata allo spaccio.

Sono stati altresì acquisiti gravi indizi di colpevolezza nei confronti di un affiliato dell’organizzazione mafiosa indagato per il tentato omicidio, aggravato dall’agevolazione mafiosa, avvenuto a Noicattaro nel 2012, nei confronti di un soggetto appartenente al clan mafioso Di Cosola come risposta a un attentato subito per il controllo delle piazze di spaccio.
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