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Ponte sullo stretto: Greenpeace con Legambiente, Lipu e WWF annunciano “azioni legali per fermarlo”


ROMA – Ricorso al TAR, diffida al CIPESS e reclamo alla Commissione Europea: questo ‘l’attacco a tre unte’ che Greenpeace Italia, Legambiente, Lipu e WWF Italia propongono al progetto del Ponte sullo Stretto di Messina. Le tre sigle ambientaliste lamentano un aproccio miope su un’opera che va fermata per il bene dell’ambiente e delle casse dello Stato”.

Dal 2003, anno della prima approvazione, ad oggi, il progetto del Ponte sullo Stretto di Messina è stato riproposto in diverse occasioni, per essere poi accantonato dal governo Monti per motivazioni tecniche, finanziarie ed economiche. “Sembrava che l’idea di un progetto insostenibile sotto diversi punti di vista fosse stata finalmente superata, fino a quando il governo Meloni non ha deciso di riesumare il progetto”, lamentano le associazioni.

Ad oggi, però, “nonostante i gravi impatti sull’ambiente siano evidenti, non sono state contemplate soluzioni alternative, né risolte le molteplici questioni tecniche, compresi i costi in costante lievitazione (attualmente le previsioni superano i 14 miliardi di euro di spesa)”.

I danni ambientali causati da questa infrastruttura “sono innegabili e documentati”, denunciano Greenpeace, Legambiente, Lipu e WWF, “il progetto comporta incidenze negative significative sui siti della rete Natura 2000 ai due lati dello Stretto di Messina, una delle più importanti rotte migratorie degli uccelli tra Eurasia e Africa. Milioni di uccelli attraversano ogni anno le acque che separano la Sicilia e la Calabria e il Ponte causerebbe la strage di migliaia di individui per collisione e la distruzione degli habitat prioritari”.

Inoltre, “non è mai stata dimostrata la necessità dell’opera rispetto agli obiettivi socioeconomici che si vorrebbero perseguire, né documentato se i benefici attesi siano tali da bilanciare il sacrificio imposto all’ambiente, alla vivibilità dei luoghi interessati e alla finanza pubblica”.

Nonostante ciò, stigmatizzano le sigle ambientaliste, “con il decreto-legge 35/2023 il governo italiano ha imposto il riavvio delle attività necessarie all’approvazione e alla realizzazione del Ponte, dettando un procedimento autorizzativo speciale e derogatorio contro il quale le Associazioni hanno deciso di intraprendere una serie di azioni legali per cercare di sopperire con il diritto al buon senso che sembra mancare su questa vicenda nelle decisioni dell’esecutivo”.

“Il governo ha disatteso la normativa comunitaria oltre che i principi di prevenzione e precauzione che sono alla base delle valutazioni ambientali”, hanno dichiarato Greenpeace Italia, Legambiente, Lipu e WWF Italia nel corso della conferenza stampa. “Il progetto del Ponte sullo Stretto di Messina deve essere fermato per il bene dell’ambiente e delle casse dello Stato”, la richiesta.

Le associazioni hanno intrapreso tre azioni legali: Ricorso al TAR; Diffida al CIPESS; Reclamo alla Commissione Europea. – Ricorso al TAR. Il 19 dicembre 2024, Legambiente, Lipu e WWF Italia hanno presentato ricorso al TAR Lazio per l’annullamento del parere n. 19/2024 della Commissione tecnica Via-Vas, favorevole con prescrizioni sulla Via al progetto del Ponte. Il ricorso, firmato dagli avvocati Daniela Ciancimino, Elio Guarnaccia, Enrico Mantovani e Aurora Notarianni, evidenzia l’illogicità del parere rilasciato dalla Commissione, che presenta importanti carenze di analisi.

La valutazione d’incidenza negativa su alcune delle aree vincolate a livello comunitario pregiudica il parere positivo rilasciato, mentre le analisi e gli approfondimenti richiesti – in particolare su mitigazioni e compensazione – si sarebbero dovuti presentare già con il progetto definitivo. Le prescrizioni della Commissione evidenziano le gravi lacune di analisi, come la necessità dell’aggiornamento del piano di monitoraggio ambientale per almeno un anno da eseguirsi ante operam per diversi habitat, per la fauna e per le specie migratorie.

Per gli impatti a mare si chiedono aggiornamenti di monitoraggi e analisi da effettuarsi per un anno intero sempre ante operam riguardo le comunità planctoniche e sul movimento di pesci e cetacei. La Commissione ha fissato ben 62 prescrizioni, riconoscendo che per alcuni siti della Rete Natura 2000 coinvolti non sia possibile escludere che il progetto non determinerà incidenze significative con effetti negativi su detti siti.
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