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Terremoto in Birmania, il bilancio del sisma supera i 2.700 morti. Si cercano i dispersi tra le macerie

Si aggrava il bilancio delle vittime del potente terremoto di magnitudo 7.7 che ha colpito la Birmania. Secondo l’UNHCR gli sfollati sono 1,6 milioni.

AGGIORNAMENTO DEL 1/04/25

Il bilancio delle vittime del terremoto che il 28 marzo ha colpito la Birmania continua a salire. Il sisma di magnitudo 7.7 è stato avvertito distintamente anche in Thailandia, dove i morti accertati sono saliti a 20, in Cina e in India.

Secondo quanto riferito dalla giunta militare al potere in Myanmar, le vittime accertate sono oltre 2.700, mentre le persone ferite sono più di 4.500. L’UNHCR ha stimato 1 milione e seicentomila sfollati.

A quattro giorni dal sisma continuano le operazioni di soccorso, ostacolate dalle strade bloccate e dagli edifici crollati. Alle difficoltà dovute alla violentissima scossa, si aggiungono quelle legate al conflitto in corso nel Paese, dove secondo quanto riportato dall’Unione Nazionale Karen, una delle antiche milizie etniche birmane, continuano gli attacchi aerei del governo militare contro i gruppi separatisti e le forze fedeli a Aung San Suu Kyi, il cui governo fu deposto nel 2021.

Le Nazioni Unite hanno riferito di non aver visto nessun blocco degli aiuti in arrivo nel Paese devastato dal terremoto. L’Onu chiede comunque la sospensione del conflitto e invita la comunità internazionale a inviare altri aiuti.

 

Servizio di Silvia Becattini

Si teme una vera e propria strage dopo il violentissimo terremoto, di magnitudo 7.7, che ha colpito la Birmania (Myanmar) venerdì 28 marzo, alle 07:20 ora italiana (12:50 ora locale). Una scossa così potente, seguita da varie repliche di cui una di magnitudo 6.4, che è stata avvertita distintamente anche in Thailandia, in India e in Cina, fino a diverse centinaia di chilometri di distanza.

L’Onu ha avvertito che le operazioni di soccorso in Myanmar sono gravemente ostacolate dalle strade bloccate e dagli edifici crollati, aggiungendo che la mancanza di forniture mediche sta rendendo la risposta al terremoto molto più difficile di quanto sarebbe altrimenti. Secondo l’ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (OCHA), gli ospedali in alcune zone del Myanmar centrale e nord-occidentale, tra cui Mandalay e Sagaing, hanno difficoltà a gestire l’afflusso di feriti. “Una grave carenza di forniture mediche sta ostacolando gli sforzi di risposta, tra cui kit per traumi, sacche di sangue, anestetici, dispositivi di assistenza, medicinali essenziali e tende per gli operatori sanitari“, ha affermato l’Ocha in una nota.

Tra gli edifici crollati a Kyaukse, nella regione di Mandalay, anche la scuola materna West Mye Mye Kyi dove stamattina i soccorritori hanno ritrovato i corpi di 12 bambini in età prescolare e di un insegnante, come riporta la Bbc.

“Di fronte alle sconvolgenti immagini che giungono dai Paesi del sud-est asiatico devastati dal terremoto prevalgono sentimenti di profondo cordoglio per le numerosissime vittime e di solidarietà per quanti in queste ore lottano per la vita. La Repubblica Italiana auspica che possa essere facilitato con ogni possibile strumento l’afflusso degli aiuti di emergenza, a sostegno delle squadre di soccorso e dei bisogni delle popolazioni colpite dal sisma“, dichiara il presidente della repubblica Sergio Mattarella.

La scossa

L’epicentro della scossa principale è stato localizzato nel centro della Birmania, nei pressi di Saigang e Mandalay, due importanti città del Paese. L’ipocentro, invece, è stato localizzato ad una decina di chilometri di profondità. Il terremoto di magnitudo 7.7 è avvenuto alle 12.50 ora locale, le 7.20 in Italia, ed è stato seguito, poco più di dieci minuti dopo, dalla potente replica di magnitudo 6.4. Nel corso delle ore, ci sono state diverse scosse di assestamento, di minore entità.

Servizio video di Enrico Chillè

Danni e crolli

A Bangkok. Nella Capitale thailandese, infatti, è crollato un grattacielo di 30 piani in costruzione, che avrebbe dovuto ospitare gli uffici della Corte dei Conti del Paese.

Danni anche in India e Cina

Ingenti i danni alle infrastrutture, soprattutto in Birmania e in Thailandia, ma anche in altri Paesi come India e Cina. Gli ospedali della Capitale birmana, Naypyidaw, stanno accogliendo feriti provenienti da varie zone del Paese, ma in alcuni casi gli edifici sono stati evacuati immediatamente dopo la scossa, essendo rimasti danneggiati e inagibili. A dare l’idea del dramma e dell’emergenza in corso, anche l’appello ufficiale della giunta militare birmana che ha chiesto aiuti internazionali: un fatto insolito e raro in caso di disastri naturali. Decretato anche lo stato d’emergenza per sei diverse Regioni del Paese. Il premier indiano, Narendra Modi, è stato il primo ad offrire assistenza sia alla Birmania che alla Thailandia, seguito poi da altri Paesi, compresa l’Unione europea. Anche il governo di Bangkok ha decretato lo stato d’emergenza nell’area della Capitale.

La macchina dei soccorsi 

Crescono ora dopo ora gli aiuti forniti dalla comunita’ internazionale al Myanmar, colpito dal terremoto più forte degli ultimi decenni. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha annunciato di aver attivato il suo sistema di gestione delle emergenze e la mobilitazione del suo centro logistico a Dubai per preparare i rifornimenti per i feriti e la portavoce Margaret Harris ha sottolineato che sta coordinando la sua risposta al terremoto dal suo quartier generale a Ginevra.

La Cina attualmente ha inviato nel Paese una squadra di 82 soccorritori e un’altra squadra, proveniente dalla provincia dello Yunnan, è arrivata a Yangon, il cuore economico del Myanmar. Il governo cinese fornirà inoltre aiuti umanitari di emergenza per un importo di 100 milioni di yuan (12,7 milioni di euro). Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha promesso che gli Stati Uniti aiuteranno il Myanmar dopo il terremoto. “Un vero disastro e noi aiuteremo“, ha dichiarato Trump ai giornalisti dallo Studio Ovale. Hong Kong ha comunicato di aver inviato una squadra di 51 persone, trasportando 9 tonnellate di attrezzature tra cui rilevatori di vita e due cani da salvataggio.

L’India ha inviato un aereo militare carico di aiuti umanitari e il ministro degli Esteri ha aggiunto che “una squadra di ricerca e soccorso e una squadra medica stanno accompagnando questo volo“, mentre altri due aerei dell’aeronautica sono stati inviati con “80 specialisti di ricerca e salvataggio” a bordo supportati da una squadra cinofila, oltre a ulteriori attrezzature di salvataggio. Il ministero degli Esteri della Corea del Sud ha dichiarato che invierà 2 milioni di dollari in aiuti umanitari “per sostenere gli sforzi di soccorso e salvataggio“, aggiungendo che potrebbe inviare ulteriori aiuti se la situazione dovesse peggiorare. Il ministero degli Esteri iraniano ha inviato le condoglianze di Teheran al popolo e ai governi del Myanmar e della Thailandia e ha detto di essere pronto a contribuire allo sforzo umanitario.

L’emergenza 

Se al momento la priorità è salvare chi potrebbe essere ancora vivo, ma sepolto sotto le macerie, questa prima fase di emergenza potrebbe durare ancora giorni se non settimane. Preoccupa molto, infatti, l’evoluzione dello sciame sismico. Nel giro di poche ore, sono state decine le scosse di assestamento di una certa entità, tutte chiaramente avvertite dalla popolazione anche a diversi chilometri di distanza. Teoricamente, le repliche dovrebbero essere nettamente più deboli della scossa principale, ma comunque potrebbero essere distruttive. E oltre a nuove scosse, potrebbero esserci fenomeni, tipici di sciami così potenti in aree ad altissima sismicità, in grado di causare ulteriori danni.
L’area colpita dalla violentissima scossa, infatti, si trova a ridosso della catena dell’Himalaya, formatasi dalla collisione tra la placca indiana e quella eurasiatica, e in un punto in cui i terremoti vengono generati dalla combinazione di faglie trascorrenti e inverse.

Il pericolo maggiore, oltre a nuove scosse, è rappresentato in questo caso dagli effetti causati dai vari terremoti di oggi. Dal momento che il sisma è avvenuto lungo un’area interna, è stato prontamente escluso il rischio di tsunami, ma c’è un rischio concreto che per effetto delle scosse si verifichino frane e soprattutto la liquefazione del terreno, che potrebbe causare nuovi, devastanti crolli.

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