BOLOGNA – L’Ordine degli Psicologi delle Marche l’aveva radiata dall’albo, una volta ricostruiti i fatti, considerando troppo grave il fatto che pubblicamente, in tre video postati su Tik Tok, la psicologa Manuela Bargnesi avesse preso le difese di Giovanni Padovani, condannato all’ergastolo per l’omicidio della sua ex fidanzata Alessandra Matteuzzi, brutalmente da lui uccisa il 23 agosto 2022 a Bologna. Il 26enne colpì la donna, 56 anni, sotto casa, con calci, pugni, martellate e anche con una panchina di ferro. Ma il Tribunale civile di Ancona, successivamente, ha deciso di annullare il provvedimento per un motivo formale: un procedimento disciplinare da parte dell’Ordine, hanno scritto, non poteva arrivare mentre ci fosse ancora in corso un processo penale (nato dalla denuncia presentata dalla sorella di Alessandra Matteuzzi dopo i ‘famigerati’ video). Ma l’Ordine degli Psicologi non intende arrendersi, e ha deciso di presentare ricorso contro questa decisione per ottenere la radiazione. “Qui non si tratta di opinioni personali, ha leso la dignità dell’ordine e danneggiato l’immagine di tutti gli psicologi”, sostiene il presidente Giuseppe Lavenia.
L’ACCUSA ALLA PSICOLOGA
Si legge nella nota dell’Ordine degli avvocati: “Il comportamento della professionista ha compromesso l’immagine e il decoro dell’intera categoria – afferma il professor Giuseppe Lavenia, presidente dell’Ordine degli Psicologi delle Marche -. Siamo di fronte a un atto che non può essere considerato una semplice opinione personale. Davanti alla morte di una donna uccisa con ferocia, il rispetto per il dolore, per la vittima e per la comunità deve prevalere. Il nostro dovere è tutelare l’utenza e la dignità della professione. Presentare appello è un atto dovuto, nel rispetto delle persone che si affidano a noi e della categoria che rappresento”.
COSA AVEVA DETTO MANUELA BARGNESI
Verrà dunque presentato appello “contro la sentenza con cui il Tribunale civile di Ancona ha annullato il provvedimento di radiazione della dottoressa Manuela Bargnesi, disponendone il reintegro”. Nei tre video pubblicati su TikTok, la psicologa aveva preso le difese di Giovanni Padovani, l’ex calciatore senigalliese condannato all’ergastolo per il femminicidio della sua ex compagna, Alessandra Matteuzzi. Aveva ad esempio detto che la vittima alla fine aveva delle responsabilità, che in qualche modo lo aveva ‘istigato’ a ucciderla, perchè lui prima di stare con lei non aveva mai manifestato aggressività. Le relazioni, a volte, “ti snaturano”. Affermazioni talmente gravi che avevano portato per l’appunto il Consiglio dell’ordine regionale delle Marche ad aprire un procedimento disciplinare conclusasi con la radiazione della professionista, contestandole di aver violato ben 9 articoli del codice deontologico, dal segreto professionale al principio di responsabilità.
Manuela Bargnesi, ancora, aveva parlato di una “relazione tossica” e aveva esordito dicendo di voler raccontare “come erano andati realmente i fatti“, contrariamente a quanto raccontato dai giornali. Poi ha detto ancora: “Giovanni non ha il profilo killer, in lui non ci sono i tratti della personalità antisociale. Non ci sono tratti aggressivi, non sono mai stati presenti prima della relazione con Matteuzzi. Le relazioni tossiche sono così, ti snaturano“.
L’APPELLO
La sentenza del Tribunale che ha reintegrato la psicologa, spiega ancora l’Ordine degli psicologi nella nota, si è limitata a rilevare un vizio procedurale: secondo il Tribunale, l’Ordine avrebbe dovuto sospendere il procedimento disciplinare in attesa della definizione di quello penale, avviato su denuncia della sorella della vittima. Il Consiglio dell’Ordine l’ha dunque reintegrata, ma “ritiene la decisione non condivisibile e si appresta a impugnarla in appello, riaffermando la piena legittimità della radiazione, sanzione applicata in seguito a gravissime violazioni del Codice deontologico”.
Il Consiglio dell’Opm ribadisce “la centralità dell’etica e della responsabilità nel lavoro dello psicologo, soprattutto quando si comunica in spazi pubblici e digitali. Il Codice deontologico non è un’opinione, ma un pilastro imprescindibile per chi sceglie di esercitare questa professione”.
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