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Emissioni di CO2 in calo nell’UE grazie all’energia, ma trasporti ed edilizia restano indietro

Nel 2024 le emissioni di CO₂ nell’UE calano del 2,9%, spinte dal settore elettrico. Ma trasporti, industria ed edilizia frenano i progressi climatici.

Nel 2024 le emissioni di CO₂ da combustibili fossili nell’Unione Europea sono diminuite del 2,9%. Una buona notizia, certo, ma non abbastanza per stare al passo con gli obiettivi climatici. A dirlo è il nuovo report del Centre for Research on Energy and Clean Air (CREA), che analizza i dati sulle emissioni del continente. Il quadro che emerge è chiaro: l’Europa sta facendo progressi grazie al settore elettrico, ma resta indietro in settori chiave come i trasporti, l’industria e l’edilizia.

Bene il settore energetico, male nei trasporti

Il cuore della riduzione del 2024 – pari a 80 milioni di tonnellate di CO₂ in meno – è stato il comparto della produzione di energia elettrica. Grazie all’accelerazione delle fonti rinnovabili, come il solare (+53 TWh) e l’eolico (+8 TWh), ma anche alla ripresa dell’idroelettrico (+32 TWh) e del nucleare (+29 TWh), le emissioni del settore sono calate del 17%. A trainare questo risultato è stato anche il crollo del carbone (-50 TWh) e del gas fossile (-26 TWh).

Per la prima volta, il comparto elettrico rappresenta solo il 19% delle emissioni totali dell’UE da fonti fossili. Una buona notizia? Sì, ma anche un campanello d’allarme: il margine di miglioramento nel settore più facile da decarbonizzare si sta assottigliando, e i settori più “duri” restano ancora troppo indietro.

Secondo il CREA, infatti, trasporti, industria ed edifici non solo non stanno riducendo abbastanza le loro emissioni, ma in alcuni casi le stanno addirittura aumentando. Le emissioni dei trasporti sono cresciute dell’1,4%, e quelle di industria ed edifici insieme dello 0,6%. Peggio ancora, le emissioni da trasporto aereo internazionale sono esplose con un +7,9% in un solo anno.

Obiettivi climatici a rischio

Per rispettare gli impegni climatici presi con gli Accordi di Parigi – in particolare il taglio del 55% delle emissioni nette entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990 – l’UE dovrebbe ridurre le emissioni da combustibili fossili del 3,3% ogni anno fino al 2030. Il -2,9% del 2024 è dunque insufficiente. E mentre il settore elettrico ha già raccolto i “frutti facili” della transizione, le sfide vere iniziano ora.

Il report lancia anche un monito sul fronte geopolitico: senza una decarbonizzazione rapida dei trasporti e dell’industria, l’Europa resterà dipendente da petrolio e gas importati. Tra questi, anche quello russo, che continua a finanziare l’invasione dell’Ucraina. Tagliare le emissioni, dunque, non è solo una questione climatica, ma anche di sicurezza energetica e politica.

La situazione Paese per Paese

La situazione varia notevolmente da Paese a Paese. Alcuni Stati membri stanno facendo grandi progressi. In testa alla classifica troviamo:

  • Repubblica Ceca, dove le emissioni sono calate grazie a un taglio del 14% nella produzione elettrica da carbone e del 32% nell’uso industriale dello stesso.

  • Bulgaria, che ha ridotto le emissioni quasi esclusivamente grazie al crollo dell’uso del carbone.

  • Danimarca, dove l’utilizzo di petrolio nei trasporti è diminuito dell’8%, complice un vero boom dell’auto elettrica: nel 2024, più della metà delle auto vendute nel Paese erano elettriche.

Ma ci sono anche Paesi in controtendenza. In particolare:

  • Slovenia, dove l’aumento dell’uso del carbone ha fatto salire le emissioni.

  • Grecia, che ha visto crescere del 30% l’uso di gas fossile per produrre elettricità, con un balzo del 7% anche nei trasporti.

  • Belgio, dove la produzione di acciaio è aumentata del 22%, contribuendo in modo rilevante all’aumento delle emissioni.

  • Spagna, dove le emissioni da petrolio sono cresciute del 5%, soprattutto per effetto di un incremento del 4,2% nel settore dei trasporti.

Insomma, l’Europa si trova a un bivio. Dopo aver compiuto grandi passi avanti nella produzione elettrica pulita, la vera sfida è ora portare la transizione in settori più complessi, dove servono cambiamenti tecnologici, normativi e culturali profondi. Le auto elettriche, l’efficienza energetica degli edifici, la decarbonizzazione dell’industria pesante non possono più aspettare.

E il tempo stringe. Perché se è vero che il 2024 ha confermato la tendenza alla riduzione delle emissioni, è altrettanto vero che il ritmo è ancora troppo lento. Come ha scritto CREA: “L’Europa ha bisogno di fare molto di più, e farlo in fretta.”

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