ROMA – Somministrazione di ossitocina, tricotomia, manovra di Kristeller, episiotomia. Per molte donne sono stati i passi necessari per partorire, ma non tutti sanno che si tratta di violenza ostetrica soprattutto se praticati contro la volontà della donna. E il Portogallo dal 1° aprile ha una legge che tutela i diritti delle donne durante la gravidanza, il parto e il post-parto, perchè di violenza ostetrica si parla anche nell’allattamento. Il Portogallo con la legge n. 33/2025, Lei que estabelece diretrizes de combate à violência obstétrica, fa da apripista in Europa per i diritti delle donne.
Cosa prevede la nuova legge? Come primo obiettivo ha quello di garantire a tutte le donne il diritto a “un parto dignitoso e a una gravidanza rispettosa”. E la violenza ostetrica è definita come “qualsiasi atto compiuto da un professionista sanitario che causi imbarazzo, dolore, sofferenza fisica o psicologica a una donna durante il parto o l’assistenza prenatale, tra cui il rifiuto delle cure, l’esecuzione di procedure non necessarie, l’uso eccessivo di farmaci, la mancata fornitura di informazioni sulle procedure eseguite”.
Sia le strutture sanitarie pubbliche che private dovranno, quindi, affiggere cartelli informativi con l’elenco dei diritti delle partorienti e le modalità per segnalare eventuali abusi. E le pazienti avranno anche diritto a essere accompagnate da una persona di fiducia durante tutte le fasi dell’assistenza.
L’Ordine dei Medici del Portogallo è insorta chiedendo l’abrogazione della legge. Carlos Cortes, presidente dell’Ordine, ha detto che la nuova legge oltre a non essere supportata da pareri tecnico-scientifici, non difenderebbe le donne e i bambini e creerebbe uno stigma inaccettabile sugli operatori sanitari.
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