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Vinted, perchè l’app di shopping second hand crea dipendenza?

Rimettere in circolo abiti che non indossiamo più o accessori che non utilizziamo è un bene per l’ambiente. Ma il fattore sostenibilità legato all’app di second hand Vinted sta passando in secondo piano. Intervista a Paola Pizza, psicologa della moda.

Il second hand per gli italiani non è più una seconda scelta: il 67% di chi acquista, infatti, comincia la sua ricerca proprio dall’usato
(dati dell’Osservatorio Second Hand Economy).

A dimostrazione di questo successo c’è Vinted, la più grande piattaforma di second hand nata nel 2008 in Lituania. Al momento conta 108 milioni di utenti, di cui oltre 4milioni in Italia.

Una bella notizia? Non del tutto, perché shopping compulsivo e rischio dipendenza stanno mettendo in secondo piano aspetti come quello della sostenibilità e del riuso. Ne abbiamo parlato con la psicologa della moda, Paola Pizza, autrice di libri come “Psicologia dello shopping. Abiti e tacchi” e “Psicologia della moda. Abbigliamento e identità“.

“Questo fenomeno Vinted, che sta diventando una vera e propria dipendenza per alcuni, coinvolge una serie di dinamiche psicologiche. C’è indubbiamente, per alcuni, il valore del rispetto dell’ambiente e degli sprechi, ma per altri credo sia piccola la parte di questo valore. Entrano altre dimensioni.spiega a TeleAmbiente Paola PizzaPer esempio, il desiderio di cambiamento, un nuovo lavoro, un nuovo amore, un nuovo luogo, ma anche a volte un cambiamento dentro di noi, nella nostra identità, che ci porta a desiderare di fare molto spazio nel nostro armadio, e liberare una parte dell’armadio per la propria identità nuova. Per altri c’è più un aspetto di relazione, vedere cosa c’è nell’armadio degli altri. L’armadio è uno specchio dell’identità, uno spazio privato, intimo. Quindi, spiare in questo modo anche un po’ la vita degli altri. E poi questo desiderio incredibile di avere oggetti che vengono dal passato, che hanno altre storie. Questo fenomeno, che è legato anche alla passione del vintage, cercare capi diversi perchè si è insoddisfatti dalle regole della moda. Capi che vengono dal passato, indossati da altri, e che ci permettono di sperimentare emozioni”.

Paola Pizza, psicologa della moda

Paola Pizza ha contribuito a promuovere la Psicologia della moda in Italia, iniziando ad insegnare nel 1992 nei corsi e nei master del Polimoda di Firenze, dove è stata docente per circa 25 anni di “Psicologia della moda”, “Psicologia dei consumi di moda”, “Psicologia della vendita”, ed è coordinatrice didattica e docente del primo Master italiano in Psicologia della moda e dell’immagine (ESR Italia). Ha scritto il primo manuale italiano di Psicologia Sociale della moda (Psicologia sociale della moda. Abbigliamento e identità, Verona, QuiEdit, 2010). Il volume è stato adottato come testo di esame all’Università di Verona.

Si occupa di formazione e consulenza di psicologia della moda. Lavora nella consulenza individuale come Fashion Psychology Coach (colloqui individuali di supporto sulla psicologia della moda).

Ma Vinted è davvero così sostenibile?

Vinted è una piattaforma online attraverso la quale gli utenti possono vendere ad altri utenti o acquistare da altri utenti abbigliamento, calzature, accessori per donna, uomo e bambino, ma anche giocattoli, mobili e attrezzature per l’infanzia.

Mettere in vendita articoli su Vinted è gratuito. Per inserire un oggetto nel catalogo il venditore deve rispettare tutte le regole. La descrizione e le fotografie dell’articolo devono riflettere l’effettiva qualità e l’aspetto esterno dell’articolo, così come eventuali difetti o alterazioni che lo riguardano.

Secondo una ricerca della scorsa estate, sulla piattaforma di seconda hand sono stati pubblicati ben 61,8 milioni capi di Zara, seguiti da 59,7 milioni articoli di H&M, 21,8 milioni di Shein e 21 milioni di Primark. Si tratta di brand di fast fashion, ovvero la cosiddetta moda veloce,  vestiti a basso prezzo e di scarsa qualità. Il fast fashion è uno tra i fenomeni che rendono l’industria della moda una tra le più inquinanti al mondo.

In ogni caso, bisogna stare attenti a non cadere nella trappola dello shopping compulsivo. Se così fosse ognuno di noi alimenterebbe un circuito ben lontano da quello che è il concetto di sostenibilità.

 

L’articolo Vinted, perchè l’app di shopping second hand crea dipendenza? proviene da Notizie da TeleAmbiente TV News.

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