NAPOLI – “Le decisioni si rispettano anche quando risultano incomprensibili. La decisione della Suprema Corte di Cassazione ci ha molto colpito. Sulla base delle prove che abbiamo fornito siamo convinti che l’ingegner Castellucci sia totalmente estraneo ai fatti e che abbia sempre svolto accuratamente i propri doveri di Amministratore Delegato. La censura che gli è stata mossa peraltro riguardava attività di esclusiva competenza del progettista, neppure indagato, e ritenevamo pertanto corretta la richiesta del Procuratore Generale della Cassazione di annullare la sentenza. Con questa sentenza, le responsabilità dei vertici diventano pericolosamente onnicomprensive. Utilizzeremo tutti gli istituti che la legge consente affinché possa essere riconosciuta la sua innocenza”.
Così i legali dell’ingegnere Giovanni Castellucci, i professori Paola Severino e Filippo Dinacci, sulla sentenza emessa dai giudici della IV sezione penale della Cassazione nel processo per la strage sull’A16 Napoli-Canosa quando, era il 28 luglio 2013, un autobus precipitò a Monteforte Irpino (Avellino) dal viadotto Acqualonga. L’incidente provocò la morte di 40 persone.
A Castellucci, ex ad di Aspi, la condanna definitiva è a 6 anni di carcere per omicidio e disastro colposo.
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