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Coni, Malagò saluta il quarto mandato e si “inchina” alla legge: “Risultati e prestigio non sono bastati”


ROMA – “I conti sono a posto, i ricavi sono straordinari, abbiamo portato due Olimpiadi (Milano Cortina 2026 e i Giochi Olimpici Giovanili del 2028, ndr), i risultati sportivi sono stati straordinari e abbiamo un prestigio internazionale mai così alto. Però siamo arrivati a oggi. Prendo atto che non è giusto avere un mandato in più per completare quel percorso iniziato quando l’Italia era ridotta male e dopo aver ricostruito la nostra credibilità, pezzetto dopo pezzetto”. Lo ha detto il presidente del Coni, Giovanni Malagò, durante il Consiglio Nazionale parlando della sua impossibilità a ricandidarsi per un quarto mandato. “Qual è stata la motivazione per cui non si è potuta fare un’eccezione? La risposta è sempre stata ‘c’è una legge’. Ma quella legge poi è stata cambiata due volte. Mi inchino alla legge, ma la legge deve essere sempre legge”.

La contestazione e il lungo sfogo di Malagò in Consiglio nazionale girano intorno a un tecnicismo che riguarda la legge numero 115 del 9 agosto del 2022, in cui viene regolata la governance della Fondazione di Milano Cortina a 14 membri. “Il mio rammarico è che non si siano aspettati altri sei mesi come era nelle carte, era tutto pianificato e invece non è stato concesso nemmeno l’onore delle armi”, ha spiegato il numero uno del Coni. “Come sono cambiate due volte le leggi, si poteva cambiare quel numero di 14 membri del Cda per altri sei mesi”. Malagò, infatti, è presente nel Cda con il duplice ruolo di presidente del Coni e membro Cio. Dunque con l’elezione di nuovo presidente del Comitato Olimpico Nazionale Italiano, secondo quanto afferma lo stesso Malagò, andrebbe cambiata la legge alzando il numero di membri oltre i 14. Per lo stesso motivo, inoltre, bisognerebbe prevedere l’ingresso del nuovo presidente paralimpico al posto di Luca Pancalli come vicepresidente nella governance della Fondazione di Milano Cortina. “Se cambiano questa legge è la prova provata di un torto che devono riconoscermi- ha sintetizzato Malagò- Se non la cambiano, invece sono seriamente preoccupato per l’organizzazione di Milano Cortina”. Questo perché la Fondazione “non potrebbe più deliberare nulla e ogni atto sarebbe impugnabile”. Ancora: “Sono mesi che sto dicendo in via riservata che andiamo a sbattere e che serve una legge. Voglio vedere con quale faccia cambieranno la legge e, in caso contrario, come facciamo ad andare avanti con i Giochi”.
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