ROMA – “L’emendamento costituzionale ungherese è ora legge. Proteggiamo lo sviluppo dei bambini, affermando che una persona nasce o maschio o femmina e opponendoci fermamente alla droga e alle ingerenze straniere. In Ungheria il buon senso conta”. Così il primo ministro dell’Ungheria, Viktor Orban, sui social commenta l’approvazione da parte del Parlamento dell’emendamento alla Costituzione che rafforza i divieti contro i Pride e la comunità Lgbt. Anche le persone con doppia o multipla cittadinanza ora possono essere considerate potenziali “traditori della nazione” e potranno essere private della cittadinanza ungherese ed espulse dal Paese. La modifica è passata con 140 voti favorevoli e 21 contrari. Il provvedimento è stato sostenuto dal partito Fidesz del primo ministro.
“Orbán oggi scrive una delle pagine più buie per i diritti che l’Unione europea abbia mai conosciuto. È gravissimo e inaccettabile che uno Stato membro vieti per legge i Pride, ledendo il diritto fondamentale di manifestazione, con l’unica finalità di perseguitare la comunità lgbtqia+. In particolare le persone trans e non binarie, la cui identità e dignità Orbán tenta di cancellare con un voto del parlamento. Le persone non si possono cancellare per legge. La diversità non si può vietare per legge. Siamo davanti ad una violazione palese di diritti umani. Siamo al fianco della comunità lgbtqia+ in Ungheria come in Italia e in tutta l’Europa”. Così la segretaria del Partito Democratico Elly Schlein.
“Orbàn ha riscritto la Costituzione per vietare i Pride, negare l’identità delle persone trans e schedare i manifestanti. Una persecuzione aperta contro le persone LGBTQIA+, i cui diritti vengono cancellati per legge, colpite nel diritto di esistere. Non è solo una stretta autoritaria: è un attacco frontale all’idea stessa di Europa, ai diritti umani, alla democrazia. Questo è il modello di Giorgia Meloni e Matteo Salvini, che hanno scelto Orbàn come loro alleato politico privilegiato: l’Europa dei muri, dell’odio e del controllo. L’Unione Europea non può più esprimere solo preoccupazione. È il momento che la Commissione intervenga con determinazione”. Così Alessandro Zan, europarlamentare e responsabile Diritti nella segreteria del Partito Democratico.
“Cosa pensano Meloni, Tajani, Salvini e tutto il governo italiano della modifica costituzionale approvata in Ungheria, dove governa il loro alleato Orban, che dà il via libera ad una nuova vergognosa compressione dei diritti umani, in particolare di quelli della comunità Lgbtq+ e del diritto di espressione? Parliamo di un Paese europeo che sta velocemente uscendo dallo stato di diritto e dai parametri basilari che l’Unione Europea dovrebbe pretendere, oltre che difendere. Il governo italiano deve prendere posizione, dica apertamente da che parte sta”. Lo affermano i rappresentanti del M5S nelle commissioni Affari Costituzionali della Camera e del Senato Enrica Alifano, Carmela Auriemma, Roberto Cataldi, Alfonso Colucci, Felicia Gaudiano, Alessandra Maiorino e Pasqualino Penza.
“L’Ungheria, sotto il governo di Viktor Orbán, non è più compatibile con l’Unione Europea. Con il bando dei Pride e il ritorno alla negazione delle identità, è stato compiuto un atto vergognoso che calpesta in modo palese i principi fondanti dell’Europa: libertà, uguaglianza, rispetto dei diritti umani. Valori che non sono e non possono essere negoziabili”. Lo dichiara in una nota Angelo Bonelli, deputato di Alleanza Verdi e Sinistra e co-portavoce di Europa Verde.”Un governo che riscrive la Costituzione per cancellare la dignità e i diritti di milioni di persone sta tradendo l’idea stessa di Europa, riportando il Paese a un passato oscuro di esclusione e repressione. Il Parlamento europeo e la Commissione non possono più voltarsi dall’altra parte: è arrivato il momento di sospendere i finanziamenti europei all’Ungheria fino a quando non verrà pienamente ristabilito lo Stato di diritto e il rispetto dei diritti civili.”
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