ROMA – Il caffè e la moka Bialetti, un binomio che parla, profuma, ha il sapore dell’Italia. Fino ad oggi. Quella che è stata per un secolo un’icona del made in Italy è infatti destinata ad allarga i suoi confini: con la firma di un primo contratto per la compravendita di azioni dell’azienda con “l’uomo con i baffi”, il fondo lussemburghese Nuo Capital avvia così il processo di acquisto. Un passo che concretizza la cessione di Bialetti a una holding controllata da Stephen Cheng, magnate di Hong Kong della famiglia Pao Cheng.
L’ACQUISTO IN DUE MOSSE
I passaggi chiave: il primo, appena finalizzato, da 47,3 milioni, per il 59% detenuto da Bialetti Investimenti e Bialetti Holding; il secondo, da 5,7 milioni, per il 19,5% in mano a Sculptor Ristretto Investment. La partita da 53 milioni di euro totali si chiuderà entro giugno 2025, poi partirà l’Opa finalizzata al delisting- l’uscita dai listini- da Piazza Affari.
Manovre che arrivano dopo la chiusura di un bilancio 2024 del gruppo in rosso e con una perdita da 1,11 milioni di euro. Infatti la compravendita si inserisce nell’ambito di una più ampia operazione legata al rifinanziamento dell’indebitamento di Bialetti, oggetto dell’accordo di ristrutturazione del debito. In particolare, si prevede il rifinanziamento dell’indebitamento esistente di Bialetti oggetto dell’accordo di ristrutturazione.
NUO, IL CEO E GLI INVESTIMENTI NEL MADE IN ITALY
Non solo Cina: alla guida dell’operazione finanziaria c’è infatti l’italianissimo Tommaso Paoli, Ceo di Nuo, holding che ha già investito oltre 400 milioni nel Made in Italy: Venchi, Slowear, Scarpa, Bending Spoons, per citare alcuni brand tricolori cui si unirà Bialetti. L’obiettivo, spiega lo stesso Paoli è “Investire nell’italianità per renderla protagonista sui mercati globali, senza snaturarla”.
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