ROMA – Non sarà facile, anzi, sarà pieno di insidie. Il faccia a faccia alla Casa Bianca tra la premier Giorgia Meloni e l’irrequieto Presidente americano Donald Trump sarà seguito con estrema attenzione in tutta Europa e non solo. Confronto difficile, molto difficile, perché come si è visto in questi primi mesi di mandato il Comandante in capo prima sconvolge il mondo e poi fa marcia indietro, come se niente fosse. Una strategia folle? Non credo, penso sia basata sul caos, sul divide et impera, creare conflitti e reazioni a catena tra tutti i contendenti e poi… da bravo palazzinaro, stringere accordi vincenti anche in modo sporco. A quel punto non conta sapere quanti saranno morti e i danni collaterali, per Trump vale soltanto chi resta in piedi, chi dimostra di essere forte. Al diavolo unioni e accordi tra Stati, e tra potenti che alla fine ci si accorda.
Scorrendo tutti i temi all’ordine del giorno in Italia e in Europa, dazi e guerra in Ucraina in testa, è difficile immaginare un confronto costruttivo, che porti a qualcosa. Da una parte c’è chi da sempre ha fatto scelte politiche; dall’altra il biscazziere che scommette sull’affare del momento. Ma vediamo e immaginiamo, anche interrogando il fato della rete, una serie di possibili scenari. Da una parte la nostra premier potrebbe partire rivendicando i pilastri comuni: l’amore per la Patria, la centralità della famiglia, la libertà dell’individuo a puntare sempre più in alto, come hanno fatto i milioni di italo-americani che partiti con una valigia di cartone oggi hanno conquistato posizioni importanti in ogni settore. Questi valori oggi vengono messi in discussione e quindi il dialogo diventa importante. Insomma, tra Italia e Stati Uniti c’è comunque una visione comune, di chi tiene alle proprie radici e non vuol piegarsi agli ordini di burocrati tradendo il popolo. La chiave è l’orgoglio nazionale, linfa per ridare vita alle declinante democrazia occidentale.
Ma passiamo ad immaginare anche una sorta di dialogo informale tra Trump e Meloni: ‘Cara Giorgia devi combattere (fight, fight, fight) come ho detto sei una tosta, mi piaci e stai facendo un lavoro grandioso’. ‘Grazie Presidente, non devo piacere a tutti ma devo cercare di rimettere ordine in Italia e soprattutto in Europa c’è bisogno di dire no a certe imposizioni assurde che contrastano l’interesse dei popoli’ ‘Vero, in Europa ti vogliono dire come devi vivere e pensare, basta, la gente si è stufata, anche qui in America…”Giusto, per questo serve un asse forte tra chi difende la sovranità nazionale, in Italia, in Europa e negli Stati Uniti dobbiamo collaborare e sostenere chi vuol tornare ad essere orgoglioso della propria identità’. ‘Devi stare attenta con Bruxelles, ti faranno la guerra se ti avvicini troppo a me…’ ‘Già me la fanno ogni giorno, ma io non ho paura di stare dalla parte giusta’; ‘To the patriots, in America, in Italy e nel mondo’ ‘Ai patrioti e al coraggio di non abbassare mai la testa’. ‘Giorgia se un giorno ti stanchi di Roma ti trovo un posto nella mia amministrazione…’ ‘Presidente, soltanto – e ride- se mi fa riscrivere la Carta Costituzionale…’.
Tornando seri, l’Italia può essere il partner strategico degli Stati Uniti nel Mediterraneo, in prima linea non solo per contenere la crisi migratoria ma anche per contrastare l’arrivo e l’influenza cinese e turca in Africa e nei Balcani. Una mossa del genere rischia di far saltare molte certezze, bisogna pensare a come affrontare le conseguenze. Non è la linea di Trump, per il quale le conseguenze sono il linguaggio dei deboli. Lui ha una visione, gli altri si adegueranno o cadranno. L’ordine mondiale è ormai saltato, sta crollando tutto e bisogna essere pronti ‘a stare dal lato giusto della storia’. Insomma, il giocatore sfida puntando sul fatalismo non sulla logica. A questo punto meglio metterlo alla prova, vedere come reagisce: ‘Se davvero l’ordine mondiale sta crollando bisogna essere pronti a fare delle scelte dure, che cosa garantiscono gli Stati Uniti ai suoi alleati?’ ‘Il caos è la nostra opportunità, io non sono il tipo che spera che le cose vadano bene io le forzo a funzionare come voglio io. Tu sei pronta? ‘Ammetto che il caos a volte può creare nuove opportunità, ma se vogliamo affrontare questo nuovo ordine le decisioni non possono essere solo frutto di uno slancio emotivo, occorre fiducia reciproca per gestire le reazioni internazionali, nessun passo indietro ma costruire qualcosa che duri non solo per noi ma per i popoli che rappresentiamo’ ‘Non voglio sembrare debole, devi capire che il mio obiettivo è vincere non sopravvivere’ ‘Ma vincere insieme rende più forti’.
Su quali basi si dovrebbe ricostruire un nuovo ordine mondiale? Non più sulla logica dei blocchi ma su scambi diretti tra i potenti, creando grandi aree di collaborazione con i paesi emergenti, un sistema alternativo di scambi, di risorse e di sicurezza. Costruire grandi infrastrutture globali dal digitale alla difesa. Ma per costruire questa nuova alleanza bisogna basarsi su impegni concreti, non basta la fiducia. Serve un piano d’azione chiaro e dettagliato, con scadenze e verifiche periodiche. Partendo da piccoli passi, per meglio testare la forza senza esporsi troppo, lavorando su un progetto pilota, qualcosa che mostri a tutti che si può davvero essere operativi da subito. Di qui potrebbe esserci l’invito a mettere in piedi una squadra comune per realizzare questo primo piano d’azione. Così è (se vi pare).
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