BOLOGNA – “Che io voglia ricordare il nonno è normale, ma perché dovrebbero farlo gli altri?”. Se lo è chiesto lo scrittore e giornalista bolognese Alessandro Marchi che, a 21 anni dalla morte del nonno, ha voluto scrivere e realizzare un docufilm il cui titolo è già una risposta: “Oddone, chi era Luigi Arbizzani. Il partigiano, lo storico, il comunista, il nonno”.
Un lungometraggio non è solo una raccolta di documenti e immagini storiche, ma vede il nipote coinvolto in prima persona a parlare, muovendosi tra i luoghi di Arbizzani: Monte Sole prima di tutto, e poi il sacrario dei Caduti in piazza Nettuno a Bologna, San Giorgio di Piano, davanti alla Cgil. Ma soprattutto Marchi pone una domanda, “chi era Luigi Arbizzani per te”, a una lunga lista di persone, una trentina. Tra loro ci sono sindacalisti, esponenti politici, storici, docenti universitari, ma anche amici che, con le loro testimonianze, aggiungono fatti, memorie, voci e punti di vista su un uomo che, oltre a essere un nonno, fu appunto partigiano (Oddone era il suo nome di battaglia), sindacalista, storico, consigliere provinciale dell’allora Pci, uno dei fondatori dell’Istituto Gramsci dell’Emilia-Romagna, presidente del Comitato storico di Monte Sole. Ma anche membro del Comitato regionale per le onoranze alle vittime della strage di Marzabotto e ideatore e presidente dell’Archivio storico “Paolo Pedrelli” della Cgil di Bologna e dell’Emilia-Romagna.
Girato grazie a un crowdfunding con la casa di produzione Filandolarete e per la regia dello stesso Marchi, il docufilm verrà proiettato in prima assoluta all’Istituto storico Parri di Bologna il 25 aprile (alle 18) e in replica il 27 aprile alle 16 al centro sociale culturale Falcone e Borsellino di San Giorgio di Piano, paese natale di Arbizzani, l’11 marzo 1924. L’idea di realizzare un documentario sul nonno, racconta Marchi, è nata nell’autunno del 2023 quando gli è stata dedicata la Camera del lavoro di Pieve di Cento. “Allora postai un video dell’inaugurazione e un amico regista mi propose di fare un film su di lui. Un anno dopo l’amico è uscito dal progetto, ma l’idea ormai era partita”. E da lì la voglia del nipote di capire chi era Luigi oltre a suo nonno. “Ogni volta che lo accompagnavo ad appuntamenti di lavoro, se rimanevo in disparte, qualche suo amico mi chiedeva sempre se il nonno fosse così rigido anche a casa. Macché- rispondevo- ma se è sempre dolcissimo”.
Con le interviste, ammette Marchi, ho scoperto “molto di lui”, per esempio “la sua grande attenzione per il mondo femminile, per il contributo delle donne alla Resistenza e alle lotte per il lavoro. Anche il suo ultimo articolo, uscito sull’Unità il 7 marzo 2004 (lui è morto l’8 aprile) parlava di questo”. E poi “l’attenzione ai giovani, a cosa pensano, al loro ruolo, all’importanza di formarli e acculturarli”. Di certo, conclude Marchi, “spiace che i patrocinatori” che sono molti, come i Comuni di Bologna, Marzabotto, San Giorgio di Piano, Monzuno, Città metropolitana, Comitato regionale per le Onoranze ai Caduti di Marzabotto, Scuola di Pace di Monte Sole, Anpi provinciale Bologna, Cgil Bologna, Fondazione Gramsci Emilia-Romagna, Archivio Paolo Pedrelli e Istituto Parri “non abbiano contribuito con fondi. Se non fosse stato per la produzione che ha gettato il cuore oltre l’ostacolo, facendo tante riprese e un lungo lavoro di montaggio, probabilmente il docufilm non si sarebbe mai fatto”. A dare una risposta alla domanda di Marchi, è la voce dello stesso nonno Arbizzani, tratta da una vecchia intervista della Cgil nel 1998: “Io l’8 settembre l’ho vissuto in un modo che è il contrario di quello che diceva il proclama di Badoglio, perché se davo retta ai suoi generali stavo a casa”, ma “avevo capito quale era il nemico del giorno dopo”.
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