Dipendenza patologica da gioco, nella provincia di Viterbo 51 persone seguite dal Ser.D. della Asl. Sono i numeri che emergono dal 14° bollettino “Data room” dell’associazione degli operatori del gioco lecito (Astro) su dati dell’Asl di Viterbo. Numeri che sono già un indice diretto degli effetti delle ludopatie nel Viterbese che, in Italia, riguardano, secondo le ultime stime, circa 1,5 milioni di persone pari all’8% della popolazione. Dal 1° gennaio 2013 il decreto Balduzzi prevede l’obbligo, per i gestori di sale da gioco e attività con offerta di giochi pubblici, l’obbligo di esporre, all’ingresso e dentro i locali, materiale informativo della Asl competente sui rischi connessi al gioco e “a segnalare la presenza sul territorio di servizi di assistenza pubblici e del privato sociale, dedicati alla cura e al reinserimento sociale delle persone con patologie correlate al gioco d’azzardo patologico. In caso di assenza dell’informativa sul rischio di dipendenza dalla pratica del gioco d’azzardo è prevista una sanzione fino a 50 mila euro”. Alla Asl di Viterbo è l’ambulatorio Dga (disturbo gioco d’azzardo) a essere competente per la presa in carico di chi soffre di ludopatia e a collaborare con altri ambulatori specialistici che si occupano di tali problematiche. Secondo gli ultimi dati dei servizi Asl territoriali in Italia il gioco d’azzardo è praticato dal 43,7% da uomini rispetto al 29,8% delle donne: la fascia d’età più colpita è tra i 40 e i 64 anni. La tipologia di gioco più diffusa è il “Gratta e vinci”, seguito dai giochi a totalizzatore e dal Lotto. Tra i motivi maggiormente scatenanti la dipendenza dal gioco c’è la necessità economica per redditi poco abbienti. «Ho seguito diversi pazienti affetti da dipendenza da gioco d’azzardo – dice Alda Picozzi, psicoterapeuta di Viterbo – e si sente molto questo grido di dolore. Se ne può però uscire e il modo migliore per farlo è con l’approccio integrato. Il gioco d’azzardo patologico è una sfida molto silenziosa che coinvolge persone d’ogni età e condizione sociale. Non è una debolezza caratteriale ma una vera e propria patologia, una dipendenza, che danneggia l’adattamento e crea un circolo vizioso per la ricerca compulsiva del piacere e l’alleviamento del dolore. Questo pendolo lascia in una specie di gabbia la persona che pensa di non poterne uscire. Il gioco d’azzardo può creare dipendenza patologica, ma non sempre, si può prevenire/intervenire in tempo, per questo prevenzione e sensibilizzazione sono fondamentali». Nella Tuscia, per fortuna, «ci sono molte realtà competenti che offrono supporto e assistenza gratuita per accogliere e accompagnare chi desidera prendere un percorso di cambiamento». Tra queste realtà uno dei punti di riferimento è «il Ser.D. della Asl di Viterbo – continua Picozzi – che offre una serie di servizi gratuiti ad accesso diretto senza necessità d’impegnativa medica. Chiunque ci si può rivolgere senza barriere burocratiche o timori di giudizio alcuno. I servizi sono visibili sul sito: oltre ali accertamenti diagnostici per i percorsi diagnostici più appropriati ci sono anche programmi di sostegno psicologico e psicoterapeutico individuale, di coppia e familiare. Questa problematica, infatti, influisce molto anche sulla famiglia». Nell’impegno della Asl e degli enti competenti è importante citare i «programmi di disintossicazione – aggiunge Picozzi – e di mantenimento come i programmi di riabilitazione e reinserimento sociale come i gruppi di auto-mutuo-aiuto che creano un ambiente di supporto e il senso di potercela fare insieme». Le scuole, poi, giocano un ruolo fondamentale. «Insieme alle istituzioni – dice – ci sono altri focus importanti come i progetti nelle scuole per prevenire i giovani sui problemi del gioco d’azzardo e promuovere stili di vita sani. Su Viterbo, come operatori, ci stiamo muovendo molto bene e siamo ottimisti per l’approccio integrato in rete in atto tra psicologi, educatori assistenti sociali, scuole, parrocchie e associazioni». Prioritario resta, però, «sensibilizzare la comunità locale – conclude Picozzi – sui rischi del gioco d’azzardo. Il primo passo è riconoscere il problema come atto d’amore verso sé stessi e i propri cari». |