ROMA – “Papa Francesco lungo tutto il suo magistero ha confermato e continuato a diffondere principi fondamentali della Dottrina Sociale della Chiesa, spendendosi per un’economia inclusiva, equa e sostenibile, un’economia che pone al centro la persona e la cura del creato. Un richiamo costante e fondamentale per ogni imprenditore che abbia a cuore la sua missione”. Il Cavaliere del Lavoro, presidente di Ucid Reggio Emilia Fabio Storchi, sottolinea così uno dei segni fondamentali che ha lasciato Papa Francesco nel corso dei suoi oltre dodici anni di pontificato. “Se ne è andata- spiega- una persona straordinaria per semplicità dei modi, uniti a una chiarezza di visione e a una determinazione e fermezza nel ribadirla in ogni frangente”.Nelle sue encicliche e, in particolare nella ‘Laudato sì’ e in ‘Fratelli tutti’, prosegue Storchi, “l’idea di un’economia civile, che è anche al centro anche dell’impegno dell’Ucid, è stata un richiamo costante, perché il Papa ha affermato la necessità di un cambiamento radicale nel sistema economico globale, viziato da processi che inducono esclusione, disuguaglianza e danni ambientali”.
Il suo sguardo, ragiona ancora Storchi, “puntava a un mondo sostenibile, intendendo con questo termine tutti gli aspetti che oggi sono riassunti nei principi Esg (Ambiente, società e governance). Papa Francesco ripeteva che non c’è sviluppo reale e duraturo se la persona non è messa al centro dei progetti, se questi non sono rispettosi dell’ambiente e se la governance non è proiettata a creare equilibrio e benessere in ogni articolazione della società”.
Il Santo Padre ribadiva con parole perentorie che “uno sviluppo tecnologico ed economico che non lascia un mondo migliore e una migliore qualità della vita, non può considerarsi in alcun modo progresso”. La pastorale sociale del suo magistero ha riguardato particolarmente la persona e la valorizzazione dei doni di cui ciascuno di noi è portatore; al centro di ogni impresa deve esserci l’uomo: non quello astratto, ideale, ma quello concreto con i suoi sogni, le sue necessità, le sue esperienze, le sue fatiche.
Rivolgendosi agli imprenditori, durante la storica udienza in Vaticano del 27 febbraio 2016, in occasione del Giubileo di Confindustria, Papa Francesco si è rivolto agli imprenditori con queste parole: “‘Fare insieme’ è l’espressione che avete scelto come guida e orientamento. Essa ispira a collaborare, condividere, preparare la strada a rapporti regolati da un comune senso di responsabilità. Questa via apre il campo a nuove strategie, nuovi stili, nuovi atteggiamenti”.Il Pontefice ha poi continuato con queste parole: “Come sarebbe diversa la nostra vita se imparassimo davvero, giorno per giorno, a lavorare, pensare, costruire insieme”. Una visione quest’ultima attenta anche ai nuovi emarginati dell’economia, come gli anziani, i giovani e le donne. “Tutte queste forze, insieme, possono fare la differenza per una impresa che metta al centro la persona, la qualità delle sue relazioni, la verità del suo impegno a costruire un mondo più giusto, un mondo davvero di tutti”.
“Le parole del Papa sono molto più di un richiamo etico alla responsabilità sociale delle imprese, possiamo scorgervi infatti, anche il richiamo, ad un nuovo umanesimo economico capace di incidere in profondità le logiche imprenditoriali. Una nuova dimensione che per un numero crescente di imprenditori non rappresenta una realtà sconosciuta. L’economia globale fondata sulla conoscenza, le nuove tecnologie e l’innovazione a tutto campo, infatti, hanno bisogno di veri e propri collaboratori, non solo di dipendenti. Mi riferisco a uomini e donne capaci di progettare, costruire e reinventare, insieme a un obiettivo comune, in grado prima di tutto, di dare senso e valore al lavoro. L’economia della partecipazione, vale a dire l’impresa costruita intorno all’uomo, è la soluzione che può conciliare la solidarietà tipica del nostro modello sociale, con l’efficienza richiesta dal mercato globale” continua Storchi.Il magistero di Papa Francesco “può innervare efficacemente le nuove responsabilità d’impresa e favorire processi perché il ruolo dell’enciclica ‘Fratelli tutti’ diventi una realtà sempre più diffusa e solida. Sarebbe un grande vantaggio per tutti, economia compresa” conclude Storchi.
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