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Vigilessa uccisa, la moglie di Gualandi: “Per lui era finita ma lei chiamava, diceva che era incinta”


BOLOGNA – È durata poco più di un’ora la testimonianza in Corte d’Assise a Bologna, che si è conclusa poco fa, di Maria Elisabetta Gennari, moglie di Giampiero Gualandi, il 63enne ex comandante della Polizia locale di Anzola dell’Emilia accusato dell’omicidio volontario, aggravato dal legame affettivo con la vittima e dai futili motivi, della ex collega 33enne Sofia Stefani, con cui aveva una relazione extraconiugale. Nel corso della deposizione, in cui non ha mai incrociato lo sguardo del marito e nel corso della quale si è sempre riferita a Stefani chiamandola “signora”, e mai per nome, Gennari ha ricostruito soprattutto i giorni in cui scoprì la relazione tra la vittima e il marito, tra la fine di aprile e i primi di maggio del 2024 (l’omicidio avvenne il 16 maggio dello scorso anno).

LA SCOPERTA DEL TRADIMENTO

La scoperta, ha spiegato la teste rispondendo alle domande della procuratrice aggiunta Lucia Russo, avvenne quando Gennari sorprese il marito al telefono con Stefani. Nei giorni successivi, ha proseguito, lui “ammise la relazione, dicendo di averla interrotta a febbraio e che però lei insisteva perché lui se ne andasse di casa per andare a vivere con lei”. Da parte sua, ha affermato la teste, Gualandi “mi disse che aveva già fatto la sua scelta concludendo la relazione”, anche se poi Russo le ha fatto notare che, in realtà, il rapporto tra i due proseguì anche dopo la scoperta del tradimento da parte di Gennari. Sempre in quei giorni Stefani “chiamò ripetutamente al telefono mio marito”, tanto che, a un certo punto, “gli dissi di rispondere e di mettere in viva voce”. In quell’occasione “lei mi insultò, lui mi difese e lei poi disse di essere incinta di mio marito, che però mi fece un cenno come per dire che era impossibile”.

L’INCONTRO A 4 MAI AVVENUTO

Stefani, ha poi aggiunto Gennari, “voleva che ci incontrassimo tutti e quattro- io, Giampiero, lei e il suo fidanzato- per chiarire la situazione”, ma quell’incontro non ci fu mai. Infine, la teste ha spiegato che, dopo la scoperta della relazione extraconiugale del marito, “non ho dormito, pensando ai mille modi per farla finita. Eravamo in cucina quando dissi questa cosa a mio marito, e lui mi disse che aveva avuto la stessa idea e che avrebbe fatto molto prima, perché gli sarebbe bastato andare in ufficio e prendere la pistola”.Prima della moglie di Gualandi ha testimoniato anche Piero Bernardi, che ebbe una relazione con Sofia Stefani prima della pandemia da Covid e che, ricostruendo i loro rapporti, ha detto che, in più di un’occasione, Stefani lo aggredì fisicamente, tanto da spingerlo a chiamare i Carabinieri e a rivolgersi a un centro antiviolenza.

L’AMICA DI SOFIA STEFANI: “TRA LEI E GUALANDI UN RAPPORTO TOSSICO”

Tra Sofia Stefani e Giampiero Gualandi “c’era un rapporto tossico: mi pareva che lui, in qualche modo, stesse usando Sofia, perché dal mio punto di vista tra loro c’era un rapporto di tipo sessuale e lui le aveva fatto molte promesse relative al lavoro”. A dirlo, rispondendo alle domande della procuratrice aggiunta Lucia Russo in Corte d’Assise a Bologna, è Antonella Gasparini, amica di Sofia Stefani che è stata chiamata a testimoniare nel processo che vede imputato Gualandi, 63enne ex comandante della Polizia locale di Anzola dell’Emilia, dell’omicidio volontario, aggravato dal legame affettivo con la vittima e dai futili motivi, della ex collega 33enne Stefani, con cui aveva una relazione extraconiugale.Nel corso della sua deposizione, Gasparini ha anche detto che “Sofia e Gualandi litigavano spesso. Sapevo- ha aggiunto- che i loro rapporti erano molto tesi” e caratterizzati da “improvvisi litigi”. A titolo d’esempio, la teste ha citato due episodi. Una volta, ha riferito, Stefani le raccontò che Gualandi “le aveva detto: ‘Guarda che ho una pistola’. Io le dissi di stare attenta, ma lei mi rispose” con frasi come “‘ma figurati, scherza, se ne dicono tante'”.In un’altra occasione, ha aggiunto, “Sofia mi disse che Gualandi le aveva rotto un dente durante una lite”. Stefani, ha poi dichiarato la teste, “ammirava l’abilità di Gualandi con le armi, faceva parte della sua venerazione, o ammirazione, per lui”. Infine, Gasparini ha anche riferito di aver incontrato personalmente Gualandi assieme a Sofia Stefani in un paio di occasioni”.

IL FIDANZATO DI SOFIA STEFANI: “AVEVA PERSONALITÀ BORDERLINE, MA AVEVAMO TROVATO UN’EQUILIBRIO”

Sofia Stefani una volta “andò dal dentista, mi disse, per farsi riattaccare un dente che si era fratturato durante una colluttazione con Giampiero Gualandi”, dente che “si era già rotto due volte in precedenza”, in altre circostanze. E quello non fu l’unico scontro fisico con Gualandi, visto che “in un’altra occasione Sofia tornò a casa con dei lividi sul corpo”, attribuendoli sempre a una lite tra loro, e un’altra volta “mi sono accorto che su gambe e braccia aveva dei piccoli lividi, che sembravano provocati da una forte pressione con le dita”.A dirlo, testimoniando in Corte d’Assise a Bologna, è Stefano Guidotti, fidanzato di Sofia Stefani, che è anche parte civile nel processo che vede imputato Gualandi, 63enne ex comandante della Polizia locale di Anzola dell’Emilia, dell’omicidio volontario della 33enne Stefani, con cui aveva una relazione extraconiugale.

Guidotti, che conviveva da tre anni con Stefani, ha detto di aver intuito che tra lei e Gualandi c’era una relazione, aggiungendo che lo stesso Gualandi “le aveva fatto delle promesse dal punto di vista lavorativo”, ma ha anche spiegato che “io e lei avevamo trovato un nostro equilibrio”, nonostante i “disturbi sanitari oggettivi” da cui era affetta Stefani. “Lei- ha dichiarato il teste- aveva una personalità borderline, bipolare: le consigliai di rivolgersi al Centro di salute mentale, può essere logorante stare con una persona così, ma la sua gioia di vivere contagiava anche me”. Tra loro, ha aggiunto Guidotti, c’erano dei litigi dovuti ai problemi di Stefani: in quei casi, ha precisato, “lei urlava di brutto e ho preso qualche ceffone, ma non reagivo: cercavo di calmarla, poi lei crollava, mi abbracciava e mi chiedeva scusa”.
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