ROMA – Al via all’Aia la seconda giornata delle udienze presso la Corte internazionale di giustizia (Icj) dedicate agli obblighi umanitari di Israele verso la popolazione nei Territori palestinesi occupati, in particolare Cisgiordania e Striscia di Gaza. Fino a venerdì, un collegio di 15 magistrati ascolterà le testimonianze dei rappresentanti di almeno 40 Paesi e organizzazioni per redigere poi “una opinione consultiva” sui doveri di Tel Aviv. La presa di posizione della Corte seguirà oltre 50 giorni di blocco imposto da Israele agli aiuti diretti verso Gaza. Lo scorso anno, ricorda l’emittente Al Jazeera, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha chiesto al tribunale di esprimersi sulle responsabilità legali di Tel Aviv dopo che il governo guidato da Benjamin Netanyahu ha imposto uno stop alle operazioni di Unrwa, l’agenzia delle Nazioni Unite che supporta i profughi palestinesi. Il procedimento in corso da ieri all’Aia è distinto da un secondo, avviato sempre di fronte al tribunale con base in Olanda ma relativo all’accusa di “genocidio” da parte di Israele. A denunciare Tel Aviv è stato in questo caso il Sudafrica.
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— CIJ_ICJ (@CIJ_ICJ) April 29, 2025
Nel gennaio 2024, la Corte ha ordinato a Israele di adottare misure per proteggere i palestinesi, fornendo assistenza umanitaria e servizi salvavita. Tel Aviv è stata accusata però di non aver rispettato l’ordinanza dei giudici e, dal 2 marzo scorso, non ha permesso l’ingresso di alcun aiuto a Gaza. Nella regione, colpita da raid e bombardamenti quotidiani a seguito degli assalti dei commando di Hamas nel sud di Israele del 7 ottobre 2023, vivono oltre due milioni di palestinesi. L’Onu ha messo in guardia dal rischio di “una carestia di massa” se non verrà consentita la consegna di cibo. “La situazione all’interno della Striscia di Gaza ha nuovamente raggiunto un punto di rottura” ha riferito il Programma alimentare mondiale (Wfp/Pam) venerdì scorso: “Le persone non hanno più risorse per far fronte all’emergenza e i fragili progressi ottenuti durante la breve tregua si sono sgretolati”. Secondo l’organizzazione, “senza un intervento urgente per aprire i confini all’ingresso di aiuti e merci, la cruciale assistenza del Programma alimentare mondiale rischia di interrompersi”.
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