DARMSTADT (Germania) – Il selvatico intrico verde delle foreste tropicali sarà un po’ meno misterioso grazie a delle eccezionali- così promettono- immagini tridimensionali scattate dallo Spazio. Le fornirà l’ultimo satellite di osservazione della Terra dell’Agenzia spaziale Europea, l’Esa, lanciato oggi nello Spazio. Si chiama Biomass “ed è bello come un’opera d’arte”, commenta Rolf Densing, il direttore del centro di controllo delle operazioni spaziali situato a Darmstadt, nella regione tedesca dell’Assia.
IL SATELLITE BIOMASS
Peso di 1250 chili, antenna dispiegabile del diametro di 12 metri (ai profani sembra un ombrello), Biomass porta per la prima volta nello Spazio un radar in banda P. Con la frequenza di 435 mhz, “ci potrà dare una visione come uno scan della foresta tropicale: è un qualcosa che non abbiamo mai avuto- ha spiegato ai cronisti prima del lancio Simonetta Cheli, direttrice dei Programmi di Osservazione della Terra di Esa e capo del centro Esrin di Esa a Frascati- Abbiamo già satelliti operativi che monitorano le foreste, ma nessuno di loro ha la capacità di vedere tridimensionalmente, questa sarà proprio la feature innovante. L’interessante aspetto di questo strumento- aggiunge Cheli- è il fatto che ci permetterà di fare una prima fase di 18 mesi legata alla missione cosiddetta tomografica, quindi uno scan delle foreste di tipo verticale dal suolo fino in cima agli alberi, per capire come sono composti i vari elementi, come anche se c’è stata un’eventuale degradazione sul periodo. Nei quattro anni successivi, si passerà alla fase cosiddetta interferometrica, in cui vari passaggi del satellite permettono poi di vedere la differenza tra un momento e l’altro sulla stessa zona e anche la differenza di quello che è lo stato di salute della foresta”.
Gli occhi 3D di Biomass si concentreranno su tronchi, rami e fogliame, fino a penetrare in zone in cui, verosimilmente, nessun uomo ha mai messo piede.
IL RUOLO DELL’ITALIA
Alla missione Biomass, sforzo internazionale che va avanti da circa 9 anni con il lavoro di oltre 700 esperti, l’Italia contribuisce per l’11%, grazie all’impegno industriale di Leonardo e Thales Alenia Space, con l’essenziale coinvolgimento del centro Esrin di Frascati per la gestione dei dati liberamente a disposizione degli scienziati. Non solo. L’Italia è stata protagonista anche del lancio di Biomass, avvenuto oggi a bordo del lanciatore Vega C, nato a Colleferro in casa di Avio. “Un lancio perfetto, è andato tutto bene”, hanno commentato da Esoc.
LA PRIMA IMMAGINE
La prima immagine della missione Biomass dell’Agenzia spaziale europea (Esa), lanciata oggi con il razzo italiano Vega C dallo spazioporto europeo di Kourou, è attesa tra due o tre settimane. Lo spiega ai cronisti riuniti nel Centro europeo per le Operazioni spaziali di Darmstadt il Biomass Spacecraft Operations Manager Elia Maestroni.
“In questo momento abbiamo contatti con antenne che si trovano al Polo Sud e al Polo Nord e ci permettono di controllare il satellite ogni 45 minuti, per tutto il giorno- spiega Maestroni, davanti alla sala di controllo dove, alle 12.27, è stato ricevuto il segnale di Biomass, appena messo in orbita- Passata questa fase, i controlli si ridurranno a due al giorno, mentre si attiveranno le antenne per la scienza, quelle dedicate ai dati”.
CHELI (ESA): ORA NUOVI DATI VITALI SU CARBONIO
“Congratulazioni a tutti coloro che sono stati coinvolti nello sviluppo e nel lancio di questa straordinaria missione. Biomass si unisce ora alla nostra stimata famiglia di esploratori della Terra, missioni che hanno costantemente portato scoperte rivoluzionarie e una comprensione scientifica avanzata del nostro pianeta”, ha detto Simonetta Cheli, da Kourou, dove ha seguito il lancio.
“Con Biomass- aggiunge Cheli-, siamo pronti ad acquisire nuovi dati vitali su quanto carbonio viene immagazzinato nelle foreste del mondo, contribuendo a colmare le lacune chiave nella nostra conoscenza del ciclo del carbonio e, in definitiva, del sistema climatico terrestre”.
Biomass- spiegano dall’Esa- è il primo satellite dotato di un radar ad apertura sintetica in banda P, in grado di penetrare nei tetti delle foreste per misurare la biomassa legnosa – tronchi, rami e steli – dove viene immagazzinata la maggior parte del carbonio forestale. Queste misurazioni fungono da proxy per lo stoccaggio del carbonio, la cui valutazione è l’obiettivo principale della missione.
I dati di Biomass ridurranno significativamente le incertezze nelle riserve di carbonio e nelle stime del flusso, comprese quelle relative al cambiamento dell’uso del suolo, alla perdita di foreste e alla ricrescita.
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