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Gaza, Amnesty denuncia: “Dal 2 marzo nella Striscia non entrano aiuti indispensabili”


ROMA – Sono trascorsi due mesi da quando, il 2 marzo, Israele ha nuovamente imposto il blocco all’ingresso di aiuti e prodotti indispensabili per tenere in vita la popolazione palestinese della Striscia di Gaza. È l’uso della fame come arma di guerra. È quanto si legge in una nota di Amnesty International. Per Amnesty International questa punizione collettiva costituisce un ulteriore esempio dell’intenzione genocida israeliana di imporre condizioni di vita atte a causare la distruzione fisica dei civili palestinesi, spiega la nota. L’organizzazione per i diritti umani ha raccolto nelle ultime settimane una serie di agghiaccianti testimonianze, a Gaza City e a Beit Lahia, su cosa vuol dire cercare di sopravvivere in queste condizioni. “Pensavamo che finalmente avremmo potuto piangere i nostri morti in pace, fare un funerale per coloro per cui non era stato possibile e iniziare una nuova viva. Era tutto molto difficile, ma almeno potevamo pensare a qualcosa che non fosse la morte”, ha raccontato un uomo. Quel “finalmente”, continua la nota, è venuto meno il 18 marzo, quando dopo una fragile tregua Israele ha ripreso a bombardare la Striscia di Gaza uccidendo almeno 2325 palestinesi, tra i quali 820 bambine e bambini.

“Quando prendo la barca, so che il rischio di non tornare a casa dalla mia famiglia è elevato, ma non ho altra scelta. La nostra sopravvivenza dipende da quanto riesco a guadagnare vendendo quello che ho preso”, ha commentato un pescatore. Della estrema scarsità di cibo, prosegue la nota, c’è chi approfitta per accumulare o rubare le poche scorte rimaste così come chi impone commissioni fino al 30 per cento per fornire contanti. Hamas non ha preso alcun provvedimento contro questi sfruttatori e speculatori e ciò ha spinto molte persone, soprattutto a Beit Lahia, a scendere in strada per protestare e chiedere la fine della sua amministrazione. La maggior parte della popolazione fa affidamento sulle sovraffollate cucine comunitarie, dove le persone sfollate fanno ore di fila per ricevere sì e no un pasto al giorno. “Non ci chiediamo se il cibo sia nutriente o meno, se sia fresco o no. Mettere qualcosa nello stomaco dei nostri figli è già un lusso. Non voglio che muoiano”, sono le parole di un padre di famiglia.

La crisi alimentare ha un impatto particolarmente devastante sui neonati, sulle madri in allattamento e su quelle in gravidanza. Secondo l’Ocha, l’Ufficio delle Nazioni Unite per gli aiuti umanitari, il 92 per cento di questi gruppi vulnerabili non raggiunge il minimo necessario del fabbisogno nutrizionale, aggiunge la nota. I danni alle infrastrutture idriche prodotti dagli attacchi israeliani hanno ridotto anche la disponibilità dell’acqua.”Mi sveglio con la bocca secca, non riesco neanche a parlare. Per rimediare appena poche bottiglie di acqua potabile, devo mandare mio figlio a fare una fila di ore in un posto lontano da qui. Coi bombardamenti incessanti in corso, non sai mai come andrà a finire. Puoi mandare tuo figlio a prendere l’acqua e può tornarti indietro dentro un sacco per cadaveri. Ogni giorno è così”, ha raccontato una donna. Mancano il gas da cucina e il legname ha raggiunto costi impossibili. Così si bruciano immondizia e pezzi di nylon, con danni respiratori soprattutto per le donne che preparano il fuoco, conclude la nota. Ovviamente, col sistema sanitario della Striscia di Gaza praticamente distrutto da Israele e il blocco degli aiuti, le cure mediche sono inesistenti. I medici dell’ospedale pediatrico al-Rantissi di Gaza City, che in qualche modo aveva ripreso a funzionare durante la tregua, hanno spiegato cosa significa tutto questo: “Siamo l’unico ospedale della Striscia di Gaza che fa dialisi alle bambine e ai bambini. Ma non è rimasto più nulla, comprese le fistule arterovenose con cui prepariamo i pazienti alla dialisi. Le bambine e i bambini arrivano emaciati per la mancanza di cibo. Puoi raccomandare quanto vuoi ai genitori di dare loro cibo specifico ma sai benissimo che quella raccomandazione è impossibile da seguire”.
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