ROMA – La firma dell’accordo tra Stati Uniti e Ucraina sui minerali critici non è solo un’intesa economica. È anche, e forse soprattutto, un segnale politico. A pochi giorni dalla cerimonia a Washington, l’amministrazione Trump ha dato il via libera alla prima vendita di equipaggiamento militare all’Ucraina da inizio mandato: una licenza da oltre 50 milioni di dollari in armamenti e servizi, certificata dal Dipartimento di Stato e inviata al Congresso. Lo scrive il Guardian.
L’autorizzazione, di per sé modesta rispetto ai pacchetti militari dell’era Biden, rompe però un embargo de facto imposto da Trump dal suo insediamento. E arriva a stretto giro di un altro segnale di apertura: l’incontro con Zelensky al funerale del Papa in Vaticano, definito da Kiev “storico”. Per il presidente ucraino è il risultato concreto di quel colloquio, il primo spiraglio di una nuova stagione diplomatica.Zelensky ha già dichiarato interesse per l’acquisto di batterie di difesa aerea Patriot, del valore di decine di miliardi. Il finanziamento potrebbe arrivare dagli alleati europei o dallo stesso fondo minerario. Una svolta rispetto ai mesi scorsi, quando Trump accusava Kiev di sprecare gli aiuti e prometteva una “pace rapida” con Mosca. Ora il linguaggio si è fatto più istituzionale, almeno nei comunicati ufficiali.
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