ROMA – Caccia dell’aeronautica militare israeliana hanno compiuto nella notte un raid contro Damasco, raggiungendo in particolare l’area limitrofa alla sede degli uffici del presidente della Repubblica Ahmed Al-Sharaa. Al momento non risultano vittime. L’aggressione è stata rivendicata dal governo di Tel Aviv: “Questo è un messaggio chiaro al regime siriano. Non permetteremo che le forze vengano inviate a sud di Damasco né che venga posta in essere alcuna minaccia per la comunità drusa” hanno affermato in una dichiarazione congiunta il primo ministro Benjamin Netanyahu e il ministro della Difesa Israel Katz.
Si tratta del secondo bombardamento dell’esercito israeliano sulla capitale siriana questa settimana per la “difesa dei drusi”, dopo quello di mercoledì, ma se ne contano a decine da quando l’esercito ha invaso la zona cuscinetto nei pressi delle Alture del Golan, all’indomani della caduta del governo di Bashar Al-Assad dello scorso 8 dicembre. Un’alleanza di gruppi ribelli ha portato al potere Hayat Tahrir Al-Sham, un movimento politico-militare vicino alla Turchia, che Israele considera una minaccia. Approfittando del caos e dell’uscita delle truppe siriane dal Golan, Tel Aviv ha inviato l’esercito sospendendo l’Accordo sul disimpegno tra Israele e Siria, stretto a conclusione della guerra del 1974, che imponeva all’esercito israeliano di uscire dal Paese.
Il governo di transizione di Damasco denuncia questa azione come una violazione del diritto internazionale e della sovranità; tuttavia non ha ancora commentato l’incidente della scorsa notte.L’agenzia di stampa Sana, vicina al governo, rilancia stamani le dichiarazioni di Sheikha Alya Ahmed bin Saif Al-Thani, rappresentante permanente del Qatar presso le Nazioni Unite: “Il Qatar- ha detto la diplomatica- condanna fermamente i raid israeliani contro la fraterna Repubblica di Siria e li considera un palese attacco alla sovranità e all’unità del Paese e una flagrante violazione del diritto internazionale”. Al-Thani ha quindi esortato la comunità internazionale ad “adottare misure urgenti per costringere Israele a rispettare leggi e norme internazionali” e porre fine ai suoi “ripetuti attacchi” sul territorio siriano.Qualche giorno fa, in riferimento a Gaza, Kats ha affermato che l’esercito “resterà a tempo indefinito, così come in Libano e in Siria”.
All’origine dell’offensiva odierna, ci sarebbe la questione della protezione della comunità drusa, che si trova nella zona delle Alture del Golan. Tel Aviv sostiene che “forze ostili” starebbero mettondo a rischio gli esponenti di queste comunità e che già due cittadini siriani sono stati evacuati in Iraele per ricevere cure, senza fornire ulteriori dettagli degli incidenti. L’esercito israeliano è stato pertanto “allertato” ed è “pronto a ogni scenario”. Tensioni vengono segnalate anche nelle zone periferiche della capitale mentre l’Osservatorio siriano per i diritti umani ha riferito mercoledì di aggressioni da parte di presunti “gruppi jihadisti” nelle località di Jaramana e Sahnaya.
La testata siriana Enab Baladi fa sapere che proprio ieri è stato siglato un accordo tra i leader della comunità drusa, rappresentanti del governo e amministratori locali in cui i drusi hanno accettato il disarmo e di cedere il controllo del territorio al ministero dell’Interno attraverso le forze di sicurezza di Damasco. “La comunità drusa, come si legge nella nota dei leader locali, “è parte integrante della patria siriana unificata” pertanto “rifiutiamo la divisione, la secessione o la separazione”.
Si tratta di una conquista rilevante per il premier Al-Sharaa, che sta cercando, dopo quasi quindici anni di guerra civile, di ricomporre il territorio caduto sotto il controllo di gruppi e movimenti armati diversi per orientantamento politico ed etnico-religioso. La comunità internazionale sta sostenendo questo pocesso: solo nella giornata di ieri, il ministro del Turismo, Mazen al-Salhani, ha incontrato l’incaricato d’affari dell’Ambasciata italiana a Damasco, Stefano Ravagnan, per discutere del rafforzamento dei rapporti bilaterali in particolare nel settore turistico, mentre Mazen Alloush, capo dell’Autorità generale dei porti terrestri e marittimi, firmava un accordo di durata trentennale con la società francese Cma Cgm per la gestione del terminal container del porto di Lattakia. Ancora ieri, il premier Ahmad Al-Sharaa ha ricevuto una delegazione di imprenditori dalla Cina, con l’obiettivo di rilanciare i rapporti economici.
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