CIVITAVECCHIA – Nel 1925 usciva la “Guida di Civitavecchia e dintorni. Compresi i due importanti centri archeologici di Tarquinia e Cerveteri”. La prima edizione fu stampata a Pisa in 2000 esemplari dalle Edizioni Nistri. Il prezzo, posto in quarta di copertina, era di Lire 6. I finanziatori dell’opera furono Raffaele De Clementi, rappresentante dell’Ente nazionale per le industrie turistiche ENIT che gestiva l’ufficio cambi, i telefoni pubblici, si occupava di trasporti e turismo in piazza del Plebiscito 5 e Silvio Piotti, direttore gerente del Grand Hotel Terme al viale Garibaldi. Nel 2002 l’Associazione culturale “Il Pirgo” di Costantino Forno ne curò una ristampa; la prefazione fu firmata da Odoardo Toti che scriveva che “gli autori tutti dei vari contributi tornano alla memoria di chi, come me, li ha conosciuti personalmente con dolce e melanconico ricordo, ma è il ricordo di una città che non è più la stessa che provoca i più struggenti pensieri”. A firmarla furono Salvatore Bastianelli (Civitavecchia e Cerveteri) e Arnolfo Becchini (Tarquinia) entrambi soci dell’Associazione archeologica “Centumcellae”. Al Bastianelli si deve anche la sezione dedicata al Museo civico con l’elenco delle incisioni di Calamatta riunite nella Collezione Cialdi. Alla stesura della Guida collaborarono anche il professore Bernardino Lotti per i “cenni geologici della regione”; il dottore Umberto Sleiter per la “relazione sulle Acque Termali”. Salvatore Bastianelli è un gigante dell’archeologia civitavecchiese, colui che è stato il maestro di generazioni di appassionati di archeologia riuniti nella “Centumcellae”. Ne scrivono correttamente e approfonditamente Glauco Stracci ed Odoardo Toti nel prezioso volume “Salvatore Bastianelli. Le Terme, la Castellina e altri racconti” pubblicato dalla Società Storica Civitavecchiese nel 2019. Meno conosciuto è invece Arnolfo Becchini che si occupò di Tarquinia. Nato ad Arcidosso il 6 ottobre 1879, di professione spedizioniere, morì a Civitavecchia il 20 marzo 1926, un anno dopo la pubblicazione della Guida. La sua figura è strettamente legata ad un altro protagonista della cultura civitavecchiese: Fernando Vignanelli, il pittore e storico dell’arte che finì la sua vita nel monastero di Monte Vergine, amico del poeta Ungaretti e di Amedeo Modigliani, conosciuto a Parigi. In quegli anni, Vignanelli oltre a gestire la fabbrica di birra della sua famiglia, aveva una bottega d’arte in cui si producevano vasi in bucchero, ispirandosi all’arte etrusca. Becchini e Vignanelli misero sotto contratto lo scultore e pittore Arturo Martini, uno dei maggiori artisti della prima metà del secolo scorso. I due “vogliono assicurarsi tutta – o quasi – la sua produzione per farne commercio ed eventualmente riprodurla in bucchero”. Se navigate in internet potrete ammirare la bellezza delle sculture del Martini che sono custodite nei maggiori musei e collezioni private. Elena Pontiggia, che firma il volume “Arturo Martini. La vita in figure” (2019) scrive che Arnolfo Becchini “era un appassionato di musica e di teatro … Coltivava inoltre un appassionato interesse per gli etruschi, che sfocia nella Guida di Civitavecchia e dintorni, di cui cura l’analitico capitolo su Tarquinia … Possiamo anzi immaginare che abbia fornito anche lui a Martini qualche notizia sull’arte degli antichi tusci, che considerava la prima vera arte d’Italia e di cui affermava convinto: ha raggiunto culmini che mancano all’arte greca”. Se di Bastianelli conoscevamo la grande cultura e rara conoscenza dell’archeologia dei nostri territori, la figura di Arnolfo Becchini merita di essere approfondita per restituire alla nostra città un ulteriore protagonista della cultura cittadina capace di collegamenti con altre realtà artistiche. Attraverso la lettura della Guida del 1925, possiamo entrare in contatto con la storia e l’arte antica le cui vestigia arricchiscono il nostro territorio e lo rendono unico in Italia. |