BOLOGNA – Il giorno in cui si celebra l’Europa sia anche l’ultimo per Gaza. Ossia, il giorno in cui si conclude la tragedia in corso nella Striscia. Perché ormai “il tempo sta finendo”. È l’appello che da giorni circola in Rete, raccogliendo sempre più consensi. Si intitola appunto “L’ultimo giorno di Gaza-L’Europa contro il genocidio” e punta a sollevare una mobilitazione diffusa online per il prossimo 9 maggio, quando si celebrerà la Giornata dell’Europa. L’appello è promosso da un gruppo di professionisti e intellettuali formato da Paola Caridi, Claudia Durastanti, Micaela Frulli, Giuseppe Mazza, Tommaso Montanari, Francesco Pallante ed Evelina Santangelo.
La lista dei sostenitori pubblicata in Rete conta quasi 200 persone. Tra loro c’è anche l’attivista egiziano Patrick Zaki e il numero uno di Amnesty Italia, Riccardo Noury. Ci sono inoltre intellettuali, giornalisti, politici, scienziati, accademici e artisti, tra cui: Benedetta Argentieri; Daria Bignardi; Alberto Bobbio; Vasco Brondi; Giuseppe Cederna; Ascanio Celestini; Gianluca Costantini; Maurizio De Giovanni; Marcello Fois; Paolo Fresu; Chiara Geloni; Fabrizio Gifuni; Luca Guadagnino; Rula Jebreal; Luciana Littizzetto; Luigi Lo Cascio; Francesca Mannocchi; Luisa Morgantini; Erasmo Palazzotto; don Dino Pirri; Alice Rohrwacher; Carlo Rovelli; Toni Servillo; Benedetta Tobagi; Saverio Tommasi; Simona Vinci.
Il 9 maggio, giornata “in cui ci chiediamo chi siamo- si legge nell’appello- vi chiediamo di parlare di Gaza, di farlo ovunque vorrete. E di farlo, tutte e tutti, sulla Rete: su siti, canali video, social. E sempre con l’hashtag #GazaLastDay e #UltimogiornodiGaza”. Perché, spiegano i promotori, “senza il mondo Gaza muore. Ed è altrettanto vero che senza Gaza siamo noi a morire”. L’obiettivo è insomma “rompere il silenzio colpevole” su cosa accade in Medio Oriente, perchè “almeno stavolta nessuna autorità e nessun commentatore allineato possa inventarsi violenze che occultino la violenza: quella fatta a Gaza”.
Va bene mobilitarsi sulla Rete, dunque, ma chi vuole può anche organizzarsi “nelle piazze e nelle comunità”. Perché, in fondo, anche a “italiani ed europei verrà chiesto conto della loro morte. Perché a compiere la strage è un nostro alleato, Israele”. L’intento dell’iniziativa è anche iniziare a “chiamare le cose con il loro nome” e “costruire una rete di senza-potere determinati a prendere la parola. E il 9 maggio è la prima tappa di una strada assieme. Perché la strage, perché il genocidio, abbiano fine. Ora”.
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