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Ecocentro da riprogrammare

CIVITAVECCHIA – Ecocentro da rivoluzionare. Nel grande marasma della raccolta differenziata, tra cittadini che ancora non riescono a concepire il concetto di separazione del rifiuto e municipalizzata lontana dalle esigenze della gente, esiste un’area che probabilmente a causa della sua lontananza dal centro, stenta a decollare. L’Ecocentro comunale, infatti, viene spesso evitato da chi puntualmente preferisce scaricare la propria immondizia nei posti più impensabili, anche a rischio di multe salatissime. Un fatto assurdo, che non trova alcuna giustificazione di fronte a un servizio che funziona in maniera ineccepibile. Ma l’Ecocentro comunale funziona davvero in maniera ineccepibile? Le segnalazioni arrivate raccontano storie diverse, caratterizzate da imperativi assurdi provenienti da chi lavora all’interno della struttura, difronte ai quali il semplice cittadino non può fare nulla. Come ad esempio l’obbligo di rimanere in auto incolonnati all’esterno per decine di minuti sotto il sole anche per buttare una semplice tavola di legno. «Qua dentro a piedi non si entra», riferisce di volta in volta l’operatore incaricato, consapevole che in questo modo viene inevitabilmente incrementato anche il traffico veicolare, ma del tutto disinteressato al problema. Regole assurde, stabilite da Csp in un gioco delle parti di sicuro svantaggioso per i contribuenti. O forse no, forse si tratta solo di un codice di autoregolamentazione che esula dai dettami della municipalizzata, di fronte al quale chi dirige i lavori preferisce abbozzare. Allo stesso modo in cui si è mostrato passivo nella formazione delle squadre, quando si è trattato di scegliere le figure da impiegare all’Ecocentro, una sede distaccata, lontana da quella centrale, di sicuro meno controllabile. Così non è raro imbattersi in file interminabili, magari perché si è deciso di svuotare i mega cassoni in un orario in cui ci si dovrebbe dedicare all’apertura per il pubblico. Guai a mancare da Civitavecchia nei giorni in cui è previsto il ritiro dell’umido: al ritorno l’immondizia si accumula e l’Ecocentro l’umido non lo prende di certo. Lo stesso vale per plastica e metalli. Anzi, qui le cose si complicano ulteriormente. Un cittadino, dopo giorni di assenza, torna a Civitavecchia e si ritrova con tre bustoni di plastica e metallo da conferire. Farlo in zona 2, alla famosa rastrelliera, equivale a ricevere a casa una multa salatissima, perché i rifiuti vanno conferiti utilizzando l’apposito mastello, giallo in questo caso. Ma come si fa a inserire due bustoni di plastica e metallo in un mastello? È praticamente impossibile, motivo per il quale si preferisce attendere il sabato mattina per conferire una quantità maggiore di rifiuti al compattatore itinerante. Ma per farlo bisogna trovarsi a Civitavecchia entro una certa ora, altrimenti l’immondizia rimane a casa. È qui che entra in gioco l’ecocentro comunale, quella struttura che dovrebbe soccorrere i cittadini in difficoltà. Tuttavia, presentarsi all’Ecocentro con tre bustoni di plastica e metallo, viene considerato quasi un crimine dai dipendenti di Csp. «Plastica e metallo vanno separati – si è sentito rispondere sabato mattina un cittadino dopo aver fatto una lunghissima fila sotto il sole per riuscire ad arrivare all’ingresso dell’Ecocentro – altrimenti prendi la multa». Tutto vero, le regole di conferimento che valgono fuori, all’Ecocentro cambiano repentinamente e senza preavviso. Da regolamento plastica e metallo (chiaramente si parla di scatolette di cibo per cani, non certo di pezzi di ricambio per auto, ndr) sono abbinati e non necessitano di alcuna separazione, ma spiegarlo agli operatori dell’Ecocentro è più difficile che superare un esame di meccanica quantistica: non accettano critiche, hanno le loro regole e decidono a modo loro. «Io qui non separo plastica e metallo – ha affermato l’operatore all’ingresso – mi dispiace, te la porti via e la butti quando passa il compattatore». Così il cittadino, dopo quaranta minuti trascorsi in auto sotto il sole, si è visto costretto a tornare a casa con tre bustoni di plastica e metalli, ai quali nei prossimi giorni si aggiungerà altro rifiuto differenziato, impossibile da conferire alla rastrelliera per una questione di decoro urbano e necessitante di un mezzo più grosso per il trasporto, il prossimo sabato, al compattatore di periferia. Tutto questo con un notevole aggravio di spese a carico dell’utente. Noi non sapremo mai come e dove quel cittadino ha poi conferito i suoi rifiuti, ma è chiaro che un simile funzionamento dell’Ecocentro comunale non favorisce di sicuro un corretto smaltimento dell’immondizia, né tantomeno la lotta alle discariche abusive. In tutto questo non si percepisce minimamente il ruolo di Csp, che anziché controllare il personale e garantire un servizio efficiente, continua a chiudere gli occhi di fronte alle segnalazioni dei cittadini. Come accaduto ad esempio il 28 dicembre dello scorso anno, quando la Provincia riportò la protesta di alcuni utenti che in via Achille Montanucci notarono gli operatori del compattatore che ammucchiava rifiuti preventivamente separati dagli utenti, per non parlare dello scorso 8 marzo, quando gli utenti vennero lasciati fuori per consentire lo svuotamento dei cassoni durante l’orario di apertura al pubblico. Csp non interviene, tollera determinati comportamenti, contando sul fatto che c’è sempre modo di fare cassa grazie alle multe che arrivano quando le fototrappole individuano chi abbandona immondizia nei vari angoli della città. Un gioco al massacro, che da un lato non migliora le cose e dall’altro favorisce un clima di discordia anche tra gli operai della municipalizzata, con i più solerti che spesso ci rimettono pesantemente. Sarebbe forse il caso di pensare a delle rotazioni del personale all’interno dell’Ecocentro e degli altri settori simili, così da evitare il crearsi di situazioni difficili poi da gestire. In tutti i modi, se è vero che l’occhio del padrone ingrassa il cavallo, il metodo migliore per far funzionare bene le cose è quello di esercitare un controllo. Ed è proprio quello che oggi la politica, a giudicare dai risultati, non ritiene necessario garantire. Chissà poi perché.

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