ROMA – Nei giorni scorsi è tornata a far notizia la vicenda giudiziaria che ha coinvolto Valerio Scanu e Fabri Fibra. La terza sezione civile della Cassazione ha confermato la condanna per diffamazione al rapper, a causa del testo di “A me di te”, brano contenuto nell’album “Guerra e pace”. L’ex Amici, ospite de La volta buona nella puntata di oggi, ha commentato gli ultimi sviluppi e raccontato gli effetti di quella canzone sulla sua vita.
“Le varie parti risarcitorie si sono concluse in appello, più di qualche anno fa. Non è che devo prendere niente”, ha spiegato Valerio. “La Cassazione è l’ultimo grado di giudizio al quale si sono appellati per vedere se ci fossero stati errori durante il processo e non ci sono stati”, ha aggiunto.
“All’epoca avevo 22 anni- ha raccontato Valerio – e a un certo punto vengo attaccato sui social. Non sapevo che questa canzone fosse stata fatta perché non seguo l’artista. Me ne dicevano di ogni, con delle robe indicibili in tv. È deplorevole e brutto”.
Poi la scoperta di essere stato “citato in uno scenario osceno”. Da lì “è partita una causa, prima penale e poi civile”. Ripercorrendo quanto avvenuto, Valerio ha, poi, spiegato che “nella prima causa penale che è stata fatta, la mia controparte non ha neanche fatto appello. Quando, invece, cominci a toccare la tasca, iniziano a fare tutti gli altri ricorsi”.
Su questo punto, l’artista ha detto: “Sostanzialmente oggi bisogna dire che se non fai così, se non tocchi le tasche, alla gente non gliene frega niente. E la libertà di espressione, la libertà d’arte, va benissimo in tutte le sue forme purché non vada a ledere la dignità altrui”. A tal proposito, “mi rendo conto che non siamo in un Paese totalmente civile perché continuano ad arrivare insulti, robe brutte, pesanti. E io continuerò a querelarvi”.
.@Valerio_Scanu risarcito per 70.000 Euro per diffamazione. Il suo commento a #LVB pic.twitter.com/iwEKTmqka8
— La Volta Buona (@voltabuonarai) May 7, 2025
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