«La mobilitazione di massa di questi anni è stata determinante per il cambiamento di parere del ministro Pichetto Fratin sul deposito nazionale di scorie nucleari e, ora, servono atti legislativi e fatti ufficiali e rilevanti coerenti». A parlare è Famiano Crucianelli, presidente del Biodistretto della Via Amerina e delle Forre e tra i leader di Tuscia in Movimento, che riceve favorevolmente le dichiarazioni del ministro dell’Ambiente per il quale «la Carta nazionale dei 51 siti idonei è ormai superata» Il ministro vede maggiormente l’utilizzo più efficiente dei 22 depositi già esistenti o «nuovi depositi di rifiuti radioattivi a bassa intensità». «L’unità del movimento fatto di società, istituzioni, associazioni e comitati – continua Crucianelli – con la partecipazione attiva dei sindaci è stata determinante: ognuno si è preso la propria responsabilità. le dichiarazioni di Pichetto Fratin, pur legittime, sono un modo irrituale per affrontare una questione strategica e decisiva per il destino delle scorie nucleari. Al di là di questo, però, quello che oggi è necessario è confermare le intenzioni attraverso atti legislativi e parlamentari. Tutta questa storia è colorata di fatti, vicende e dichiarazioni che lasciano il tempo che trovano. Questa scelta va confermata e rapidamente». Crucianelli, quindi, così come tutti i membri dei comitati no scorie della Tuscia, chiede fatti e non solo parole. «In secondo luogo – continua il presidente del Biodistretto della Via Amerina – è del tutto evidente che devono essere chiare le soluzioni che si propongono. Non basta dire vogliamo fare più siti: come, dove, quando? Non è che poi la Tuscia si ritrova di fronte, su scala minore, lo stesso problema che abbiamo affrontato nel corso di questi anni? Ci sono elementi e interrogativi che devono essere posti non per sminuire, anzi, per dare concretezza e sostanza a quella che appare una vera e propria svolta da parte del ministro. Si tratta di un fatto comunque importante che ci sia stata questa presa di posizione». Famiano Crucianelli vede nella mobilitazione e nel movimentismo la vera forza della Tuscia e uno dei motivi dell’apparente dietrofront del governo ma, avverte, «tutto ciò deve andare avanti, perché è stata la partecipazione a portare a una soluzione. Questa partecipazione è, da oggi, ancora più necessaria di ieri proprio perché appare credibile e vicino l’obiettivo di chiudere definitivamente il capitolo delle scorie nucleari nella Tuscia: è necessaria la mobilitazione fino a quando non avremo la certezza degli atti ufficiali parlamentari. La manifestazione dell’11 maggio a Corchiano resta un momento cruciale perché è la conferma di un percorso di partecipazione che ha caratterizzato il movimento no scorie in questi anni» |