ROMA – Leone, un nome impegnativo, forte, pieno di significati quello scelto dal nuovo Papa, l’americano Robert Francis Prevost. Un tempo i leoni sbranavano i cristiani nel Colosseo per il divertimento del popolo. Un Leone oggi è a capo della Chiesa cristiana in tutto il mondo, invoca la pace e amore per tutti, anche per quelli che peccano e non hanno fede.
Poi ci vuole davvero un ‘cuor di Leone’ per fronteggiare le sfide che abbiamo di fronte, le tante guerre che ogni giorno provocano morte, distruzione e disperazione. E ieri sera la parola Pace nei 10 minuti di saluto iniziale alla folla riunita a San Pietro, Papa Leone XIV l’ha pronunciata 11 volte.
Sarà un Papa diverso e in continuità con Papa Francesco. Ieri quando è apparso ai fedeli Papa Leone indossava non solo la veste bianca, come a suo tempo era apparso Papa Francesco, ma anche la mozzetta rossa e la stola dorata. Possiamo dire l’abito tradizionale al completo, come tutti i precedenti pontefici.
E come gli altri pontefici andrà ad abitare nell’appartamento papale in San Pietro, non ‘distaccato’ in Santa Marta. Un Papa più spirituale, che invita a guardare non solo chi sta davanti a sé ma anche chi sta oltre, in cielo. Un vescovo pastore, ‘cristiano con voi e vescovo per voi’: “Dobbiamo camminare tutti insieme, cercando sempre di lavorare come uomini e donne fedeli a Gesù per proclamare il Vangelo, per essere missionari. Sono un figlio di Sant’Agostino, dobbiamo essere una Chiesa missionaria che costruisce ponti ed è pronta a ricevere tutti coloro che hanno bisogno, come questa piazza con le braccia aperte”.
E qui viene facile pensare alla continuità con Papa Francesco, al suo stare in mezzo alla gente, a chi ha bisogno, agli ultimi. “La pace sia con tutti voi… fratelli, sorelle, questo è il primo saluto del Cristo risorto, del buon Pastore che ha dato la vita per il gregge di Dio. Questo è un saluto di pace, entri nel cuore, raggiunga le famiglie e tutte le persone, tutti i popoli. Questa è la pace disarmata, disarmante e perseverante e proviene da Dio che ci ama tutti”.
Sarà un Papa che si batterà per creare dialogo, per superare i dissidi, per costruire ponti e non muri come invece predicano alcuni potenti della Terra. Si apre una pagina storica importante, soprattutto perché il primo Papa americano si confronterà col Presidente Trump, che pensava di essere il più ricco e potente sempre al centro del mondo e che invece da oggi scopre che un pastore può metterlo in crisi, in secondo piano. A partire da casa sua, gli Stati Uniti, dove proprio Trump subito dopo la sua elezione alla Casa Bianca aveva chiamato a raccolta tutti i capi delle tante chiese americane, quelle che molte volte sembrano predicare solo per i ricchi, che sono ricchi perché baciati dal Signore mentre i poveri sono poveri perché Dio non li ama.
Papa Leone XIV anche a questi darà filo da torcere, non farà sconti e lo ha affermato con parole solenni durante la prima messa con i suoi Cardinali: “Anche oggi non mancano poi i contesti in cui Gesù, pur apprezzato come uomo, è ridotto solamente a una specie di leader carismatico o di superuomo, e ciò non solo tra i non credenti, ma anche tra molti battezzati, che finiscono così col vivere, a questo livello, in un ateismo di fatto”.
Chi vuol intendere intenda. Figlio di Sant’Agostino si è detto, ma cosa significa? Partiamo dal motto scelto al momento della nomina a Vescovo: ‘In illo uno unum’, che significa ‘Una sola cosa in lui solo’, la comunità dei fratelli che vive e si rivolge a Cristo. Papa Leone XIV, figlio di Sant’Agostino, sarà prima di tutto un pastore del gregge, che non è il suo gregge ma sempre del Signore.
Ma chi è veramente un buon Vescovo? “Il Vangelo mi spaventa – scriveva sant’Agostino- nessuno più di me amerebbe un’esistenza sicura e tranquilla…Niente di più dolce che scrutare il tesoro divino…Invece predicare, rimproverare, correggere, edificare, darsi da fare per ognuno è un gran peso, un grave fardello (in latino sarcina), una dura fatica”.
E quel fardello sono i fedeli. La carica di Vescovo lo tormenta “da quando questa sarcina mi è stata imposta sulle spalle”. Sarcina è anche la bisaccia che contiene il necessario per il viaggio del pellegrino. Il pastore vero predica Cristo, non per un vantaggio personale ma per la ricerca della verità: “Se i predicatori per guadagnarsi il favore della moltitudine tacessero le severe esigenze del Vangelo, dicendo non le parole di Cristo ma le proprie, sarebbero pastori che pascolano se stessi, non le pecore”. E quando il pastore si rifiuta di insegnare o si comporta male? Allora il fedele “ascolti la voce del vero pastore, che è Cristo”.
Tra i compiti più importanti del pastore, ricorda sant’Agostino, c’è la misericordia: “…il Signore come un medico manda i suoi assistenti a prestare le cure più semplici, con umiltà devono compiere il loro ufficio: riprendere gli inquieti, incoraggiare i timidi, confutare gli oppositori, guardarsi dagli insidiatori, istruire gli ignoranti, scuotere i pigri, calmare gli ostinati, reprimere gli orgogliosi, soccorrere i poveri, liberare gli oppressi, approvare i buoni, sopportare i cattivi, amare tutti”. Ed è questo, in definitiva, il programma che seguirà nel tempo che sarà dato ‘suo figlio’ Papa Leone XIV.
Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo https://www.dire.it