Foto dal sito chiesadibologna.it, a cura di Antonio Minnicelli ed Elisa Bragaglia
ROMA – Per giorni è stato il favorito al soglio pontificio. Nelle prime posizioni nel ‘toto-papa’ durante il Conclave. Il cardinale Matteo Zuppi ha sempre invitato a non lasciarsi prendere dalle tifoserie. Lo ha ribadito anche nella messa di ringraziamento per l’elezione di Papa Leone XIV che si è tenuta nella cattedrale di Bologna. Alla fine della celebrazione, è stato ‘abbracciato’ dai fedeli con un lungo applauso.
“NON FACCIAMO CONFRONTI E NON STIAMO ATTENTI ALLE CLASSIFICHE”
“Non facciamo i confronti (ognuno è diverso e per fortuna!) per poi non stare a sentire nessuno ed essere attenti alle classifiche, finendo così per dare importanza a caratteristiche spesso esteriori, invece di obbedire al Primato che significa anche aiutarlo, difendere l’unità e capire il dono che porta con sé”, ha dichiarato nella sua omelia.
“IN CONCLAVE DIFFERENTI SENSIBILITÀ, MA HO SPERIMENTATO LA FORZA DELLA COMUNIONE”
“Ho sperimentato nel Conclave e nelle Congregazioni che lo hanno preceduto – piene di differenti sensibilità, preoccupazioni e provenienze diverse, a volte anche distanti – la forza della comunione, l’armonia di doni che, liberati dal banale e rozzo protagonismo, diventano una ricchezza e una vera forza per una realtà davvero universale, cattolica, senza confini, che rende il mondo una casa”, ha spiegato.
E ha aggiunto che “Interpretare le differenze come divisioni o conflitti, correnti, calcoli o politica, è non comprendere la bellezza della Chiesa, famiglia di Dio, ignorare la scelta di amore che unisce e la centralità del vero unico Pastore che è Cristo, la cui voce è sempre di amore e richiamo ad amare”.
“L’INIZIO DI PAPA LEONE SIA ANCHE NOSTRO, DI UN IMPEGNO A COSTRUIRE”
Parlando di Prevost, ha detto ancora: “Abbiamo visto evidente, fisica, la sua mitezza e umiltà, da figlio di Sant’Agostino che faceva dell’amore tra i fratelli la Regola, quell’amore che supera ogni regola perché la regola stessa è l’amore”.
“In un mondo pieno di arroganza, di esibizione di sé, di forza che umilia l’altro per esistere e per vincere nella prestazione, in un mondo che non sa amare perché riduce questo a possesso, che accetta la guerra e sceglie il riarmo invece di rafforzare la via del dialogo, che ha paura di pensarsi insieme, che grazia grande è poterci stringerci al Buon Pastore e a questo Pastore che lo rappresenta- ha spiegato-. Ringraziamo di fare parte di questa Chiesa che è anzitutto comunità, cioè legame di amore in tanta solitudine e nel deserto di vita. Il suo inizio sia anche il nostro, di un rinnovato amore e soprattutto impegno a costruire, come possiamo e secondo la nostra personale vocazione, questo edificio spirituale e umano, la comunità dei fratelli e delle sorelle”.
Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo https://www.dire.it