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Il Bayesian affondato per un vetro rotto prima della tempesta? L’ultima ipotesi


BOLOGNA – Il Bayesian potrebbe aver imbarcato acqua prima della tempesta che lo ha colpito la notte del 19 agosto, notte in cui il gigantesco yacht di proprietà del magnate inglese Mike Lynch è colato a picco in una mezz’ora o poco più. È una delle ultime ipotesi fatta dagli inquirenti che indagano sul naufragio in cui sono morte sette persone. I sub che hanno fatto i sopralluoghi nel relitto prima del recupero (e tragicamente uno di loro venerdì è morto a causa di un’esplosione) hanno immortalato una crepa nel vetro della finestra antisfondamento che separa la sala macchine dalla control room. Proprio questa rottura (definita dai tecnici ‘a ragnatela’) potrebbe aver causato l’ingresso di acqua in uno dei compartimenti del veliero, probabilmente nella sala macchine o nell’altro comparto adiacente di poppa. Potrebbe esserci questo allagamento della sala macchine all’origine della tragedia? L’imbarcazione potrebbe aver imbarcato acqua e poi essere stata definitivamente affondata dopo essere stata investita dal downburst?

A spiegare nei dettagli l’ultima ipotesi investigativa è il Corriere della Sera di oggi, raccontando della crepa individuata sulla finestra antisfondamento che divide la sala macchine dalla control room.

LA MORTE DEL SUB OLANDESE

Le operazioni di recupero del veliero, adagiato sul fondo del mare al largo di Porticello a 50 metri di profondità, erano iniziate il 3 maggio ma sono state interrotte dopo pochi giorni dopo la morte del sub olandese Robcornelis Maria Huijben Uiben, 39 anni, che ha perso la vita il 9 maggio scorso durante i lavori in fondo al mare. L’uomo è morto a causa di un’esplosione: secondo le prima ricostruzioni, ci sarebbe stata un’esplosione determinata dalla formazione di bolle di idrogeno e dall’azione della fiamma ossidrica.

IL NAUFRAGIO

Nel naufragio del Bayesian sono morti in sette: tra le vittime il magnate britannico Mike Lynch e la figlia Hannah. Tra le vittime anche il presidente della Morghan Stanley International, Jonathan Bloomer. Sul naufragio del veliero, una maxi yacht da 56 metri di lunghezza per 10 di larghezza e l’albero da record alto 75 metri (il secondo più alto al mondo), si è creato un alone di mistero. E online non è mancata la tesi complottista, che ha cominciato a circolare fin dalle settimane successive alla tragedia, legata agli importanti dati segreti custoditi da Lynch in alcuni hard disk che portava sempre con sè, avendo rapporti anche con i servizi segreti americani.

L’INDAGINE

La procura di Termini Imerese indaga sul naufragio con l’ipotesi di naufragio e omicidio colposo. Gli indagati sono tre: il comandante James Cutfield, neozelandese, l’ufficiale di macchina, Tim Parker Eaton, e il marinaio Matthew Griffiths. di guardia la notte del disastro. Stando a quanto riferito dai 15 superstiti, quella notte non ci sarebbero stati allarmi, nessuno dell’equipaggio sarebbe andato a bussare alle cabine (dove verosimilmente le persone stavano dormendo essendo quasi le 4 di notte) per avvisare che c’era maltempo e si correvano rischi. Nessuno li avrebbe svegliati per farli uscire dalle cabine e tornare in coperta. E non ci sarebbero stati nemmeno messaggi all’altoparlante. Come hanno ricostruito i Vigili del fuoco dopo aver ispezionato il relitto alla ricerca dei corpi, le persone a bordo dello yacht “si sono rifugiate nelle cabine del lato sinistro dove si erano formate le ultime bolle d’aria”. E aveva spiegato: “I primi cinque corpi sono stati trovati infatti nella prima cabina del lato sinistro, il sesto nella terza dello stesso lato”, il che significa che i passeggeri hanno cercato scampo uscendo dalle loro cabine e cercando le ultime aree in cui potevano respirare. “Tutti hanno cercato di scappare”, ma quasi nessuno c’è riuscito.
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