MILANO – Prima lo ha rincorso in mezzo alla strada, poi lo ha afferrato al collo e spinto contro un muro per bloccarlo e sferragli più volte il coltello addosso, all’altezza della gola. Hani Fouad Abdelghaffar Nasra, il collega aggredito da Emanuele De Maria, si è salvato riuscendo a colpirlo con un pugno e così ad allontanarlo, giusto il tempo per riuscire ad entrare dalla porta dell’hotel in cui si stava recando al lavoro. Pochi attimi di inaudita violenza: sono state diffuse le immagini dell’aggressione di Emanuele De Maria, il killer 35enne che si è poi suicidato gettandosi dal Duomo di Milano, ai danni del collega egiziano, in via Napo Torriani, in zona Stazione Centrale di Milano, fuori dall’hotel Berna dove i due lavoravano.
I FATTI
L’accoltellamento risale intorno alle 6.15 di sabato scorso 10 maggio, ed è stata ripresa dalle telecamere dell’hotel: il pomeriggio del giorno prima De Maria aveva ucciso al Parco Nord la collega Chamila Wijesuriya, perché lei aveva deciso di chiudere la loro relazione. E di questo incolpava anche lo stesso Nasra che, nella mente dell’assassino, aveva convinto la donna a lasciarlo. Poche ore dopo lo stesso De Maria si è suicidato gettandosi dalle guglie del Duomo di Milano.L’egiziano, 50 enne ha ricevuto almeno cinque coltellate, tutte al collo: è stato operato d’urgenza all’ospedale Niguarda di Milano e ora è fuori pericolo. Dopo quanto successo e dopo le parole del marito della vittima, si sono aperte le polemiche sul permesso di lavoro di cui godeva il killer. De Maria infatti era detenuto nel carcere di Bollate per l’omicidio di una 23enne tunisina avvenuto 9 anni fa e per cui stava scontando una pena di 14 anni. Gli era però stato concesso un permesso di lavoro grazie al quale era stato assunto come receptionist all’hotel Berna, dove aveva conosciuto Chamila.
L’INDAGINE IN CORSO
“De Maria aveva pianificato di uccidere”: è così l’ipotesi investigativa delineata dal pubblico ministero di Milano, Francesco De Tommasi, che ha disposto l’autopsia e accertamenti tossicologici sul corpo del 35enne per verificare l’eventuale uso di sostanze stupefacenti. L’accusa è duplice: omicidio e tentato omicidio, entrambi premeditati. In queste ore inoltre gli inquirenti lavorano per ricostruire gli spostamenti dell’uomo nelle 48 ore di fuga che hanno preceduto il suo suicidio: si cerca in particolare se abbia avuto contatti con conoscenti o ignari ospitanti.
DELMASTRO: “DA CAPIRE PERCHÈ È STATO GIUDICATO NON PERICOLOSO”
Su tutta la vicenda è intervenuto dal governo il sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro che ha annunciato delle verifiche: “Cercheremo, per quanto possibile, di fare approfondimenti su una scelta che non dipende certamente dall’Amministrazione penitenziaria”. E ancora: “Cercheremo di capire- ha proseguito- come sia potuto accadere che venisse giudicato, evidentemente, non pericoloso socialmente”, con la precisazione che l’autorizzazione al lavoro esterno è una “scelta della magistratura”.
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