ROMA – Fuori dal tribunale di Pavia campanelli di giornalisti e curiosi: questa mattina, venerdì 16 maggio, si è aperta la seconda udienza dell’incidente probatorio nella nuova inchiesta della Procura di Pavia – affidata ai carabinieri di Milano – sull’omicidio di Chiara Poggi. Al centro dell’udienza, sostanzialmente, c’è il conferimento degli incarichi ai consulenti della Procura per stabilire se il Dna trovato sotto le unghie di Chiara, uccisa il 13 agosto 2007, sia “utile e comparabile”. Sulla sua affidabilità come prova e sull’opportunità di prenderlo in considerazione per ulteriori confronti e indagini si erano scontrate le parti.
LA RICUSAZIONE DEL GENETISTA “DI YARA”
A precedere l’udienza di oggi, lo stallo sul primo genetista incaricato dal giudice: nella prima udienza infatti è stata accolta l’istanza di ricusazione avanzata da procura, con il sostegno dei legali di Alberto Stati, unico condannato per l’omicidio di Chiara, per il genetista Emiliano Giardina. L’esperto, noto per essersi occupato delle perizie sul caso di Yara Gambirasio, è stato ritenuto “incompatibile” ad occuparsi della superperizia per la nuova inchiesta sull’omicidio di Garlasco, che vede indagato Andrea Sempio “in concorso o con Alberto Stasi, l’assassino di Chiara Poggi, o con ignoti”. L’incompatibilità è stata motivata dalle dichiarazioni rese dallo stesso Giardina in una intervista del 2017 rilasciata alla trasmissione “Le Iene”.
DI CHI È IL DNA SOTTO LE UNGHIE DI CHIARA?
Così, salvo colpi di scena, l’incarico verrà conferito alla genetista Denise Albani- di fatto allieva dello stesso Giardina- dal 2016 nella polizia scientifica. A lei spetterà rivalutare le conclusioni delle indagini del 2014 compiute dal genetista Francesco De Stefano, per il processo d’appello bis, secondo cui il Dna recuperato sotto le unghie della vittima era inutilizzabile, sia per un confronto con l’allora imputato Alberto Stasi (poi condannato a 16 anni) sia con altre persone. Tesi però confutata dalla consulenza realizzata dalla procura di Pavia il 6 febbraio 2024 e affidata ai genetisti Carlo Previderé e Pierangela Grignani.
A conferire l’incarico per la maxi perizia, e conseguentemente a stabilire il quesito di ricerca, sarà la gip Daniela Garlaschelli. Se l’esito sarà positivo, si procederà alla comparazione con l’unico indagato, al momento, del nuovo filone d’inchiesta, Andrea Sempio e su alcune altre tracce repertate e riconsiderate nelle nuove indagini affidate ai Carabinieri di Milano.I periti incaricati, entrambi della Polizia scientifica di Milano, sono il commissario capo Denise Albani e il sovrintendente tecnico dattiloscopista, Domenico Marchigiani. All’esame parteciperanno anche i consulenti delle parti, Stasi compreso. La difesa di Andrea Sempio, con gli avvocati Angela Taccia e Massimo Lovati, si affiderà al generale Luciano Garofano, ex comandante dei Ris.
IL LEGALE DI STASI: “IL DNA IMPORTANTE, MA LA NUOVA INCHIESTA NON NASCE DA QUI”
“Immaginiamo che questo esame si possa fare, lo scopriamo oggi che è una tappa importante, ma è una tappa, un momento, perché questo esame si basa anche su indagini tradizionali, quindi è importante il dna, l’incidente probatorio, ma non nasce tutto qui”. Così il legale di Alberto Stasi, Antonio De Rensis, a “Mattino Cinque News”, prima dell’udienza odierna.
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