ROMA – “Il cancro alla prostata è una malattia molto diffusa: nell’arco della vita un uomo su 8 la svilupperà. È una patologia che insorge con l’avanzare dell’età ed è molto comune negli over 80, come nel caso del presidente Biden”.
Così l’oncologo Giuseppe Procopio, direttore del Programma prostata e dell’Oncologia Medica Geritorurinaria presso la Fondazione IRCCS Istituto Nazionale Tumori di Milano e membro di AIOM (Associazione Italiana Oncologia Medica), intervistato dalla Dire in merito alla notizia relativa all’ex presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, a cui è stato diagnosticato un cancro alla prostata ‘aggressivo’ (con un punteggio Gleason pari a 9, che indica una malattia classificata come di ‘alto grado’), con metastasi ossee.
“Il cancro alla prostata è una malattia piuttosto eterogenea che presenta un indice di curabilità molto buono – prosegue il dottor Procopio- ma evidentemente ci sono tutta una serie di fattori che devono essere presi in esame. Tendenzialmente, è una patologia che ‘si cura bene’: complessivamente 9 pazienti su 10 sono vivi a 5 anni dalla diagnosi e questo ci indica che siamo di fronte ad una malattia controllabile. È chiaro, però, che ci sono degli indicatori di prognosi che fanno la differenza”.
Tra questi, la presenza di metastasi, come nel caso di Biden: “Sicuramente le metastasi sono un indicatore di rischio, ma ciò non significa che Biden sia in pericolo di vita- prosegue l’esperto- Naturalmente non conosciamo la sua situazione specifica, ma quello che possiamo dire è che anche in presenza di una malattia avanzata, di metastasi e di un Gleason 9, oggi sono disponibili molteplici e valide opzioni di trattamento che hanno un’efficacia sui sintomi e che sono in grado di rallentare il corso della malattia e di aumentare l’aspettativa di vita”.
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