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Estorsione al presidente del Foggia Calcio: 4 arresti, 50 Daspo e società in amministrazione


BARI – Questa mattina la polizia di Stato ha dato esecuzione alla misura di prevenzione dell’amministrazione giudiziaria adottata dalla sezione misure di prevenzione del tribunale di Bari nei confronti della società sportiva Calcio Foggia 1920, su proposta congiunta del procuratore nazionale Antimafia e Antiterrorismo, del procuratore distrettuale di Bari e del questore di Foggia.

I PROVVEDIMENTI SU RICHIESTA DELLA DDA

Contestualmente, è stata data esecuzione a un’ordinanza cautelare, emessa dal gip del tribunale di Bari su richiesta della Direzione distrettuale Antimafia barese – cui è stato applicato anche un sostituto della procura di Foggia -, nei riguardi di quattro persone accusate di tentata estorsione in danno del presidente del Calcio Foggia 1920. Infine, sono stati notificati 52 provvedimenti di Daspo “fuori contesto” emessi dal questore di Foggia nei confronti di altrettanti soggetti residenti nella provincia di Foggia gravati da precedenti condanne per delitti di criminalità organizzata e in materia di stupefacenti.

INTIMIDAZIONI E AZIONI VIOLENTE DI ULTRAS-CRIMINALI

Le indagini hanno dimostrato come “gruppi ultras diretta espressione della criminalità organizzata foggiana – spiega la questura di Foggia – abbiano pianificato e realizzato una lunga campagna di intimidazione e di azioni violente diretta a costringere il titolare della società sportiva Foggia Calcio 1920 a dimettersi e a cedere il controllo della società, in conseguenza del suo rifiuto di affidare di fatto a quei medesimi gruppi i servizi di gestione del sistema delle sponsorizzazioni e degli accrediti per l’ingresso allo stadio, oltre che il controllo di assunzioni e rapporti professionali all’interno della società sportiva”.La polizia parla di una campagna estorsiva che sarebbe stata finalizzata a “determinare una cessione forzata della società per un valore di gran lunga inferiore a quello di mercato” e realizzata attraverso una “sconcertante serie di gravissimi atti intimidatori, commessi ai danni dei giocatori della società, oltre che della governance aziendale e del presidente della società, anche con l’utilizzo di armi e materiale esplosivo e con metodi tipicamente mafiosi”, facendo leva sulla notoria influenza criminale della cosiddetta Società Foggiana.

SPARI CONTRO L’AUTO DELL’EX CAPITANO, BOMBA VICINA A QUELLA DEL VICEPRESIDENTE

Una strategia criminale che risulta sottesa a una serie di atti criminali iniziati il 18 giugno 2023, con l’esplosione di colpi di fucile indirizzati all’autovettura dell’allora capitano del Calcio Foggia 1920, e culminati con la collocazione di un rudimentale, ma pericoloso, ordigno esplosivo immediatamente vicino all’automobile di Emanuele Canonico, allora vicepresidente della società Foggia Calcio 1920, parcheggiata all’interno della sede dell’impresa edile “Cn Costruzioni Generali s.p.a.”, a Modugno. Sventati altri due attentati incendiari ai danni delle auto in uso ai vertici del Foggia Calcio 1920.Tutti gli episodi avrebbero un’unica regia, diretta a “destabilizzare l’assetto gestionale societario e a condizionare negativamente le stesse attività sportive, imperniata sul ricorso alla forza intimidatrice di una delle “batterie” nelle quali si articola il sodalizio mafioso della Società Foggiana”.L’adozione del provvedimento di amministrazione giudiziaria della società Calcio Foggia 1920 si è resa quindi necessaria per “sottrarre le relative attività al pesante condizionamento criminale su di essa esercitato, anche ricorrendo a forme violente tipicamente espressive di metodi e interessi mafiosi”.

PRIMO CASO DI APPLICAZIONE DELL’ARTICOLO 34 DEL CODICE ANTIMAFIA PER SOCIETÀ-CALCIO

La misura in questione, ricorda la questura di Foggia, ha la funzione di “sostenere e tutelare le imprese sottoposte al rischio di condizionamento mafioso, mirando l’intervento giudiziario a liberare l’impresa da vincoli, interessi e presenze espressione della concreta presenza di quei gravi fattori di pericolo di trascinamento nell’orbita di influenza di un’organizzazione criminale, attraverso il ricorso ad un’amministrazione giudiziaria temporanea, destinata a restituire al più presto l’impresa ad una gestione lontana dalle logiche criminali che ne minacciavano l’integrità e la stessa esistenza”.Si tratta del primo caso di applicazione dello strumento del controllo giudiziario previsto dall’articolo 34 del codice antimafia nei riguardi di una società calcistica, di fatto “ostacolata nella pianificazione e nella efficace conduzione delle sue progettualità sportive, attraverso intimidazioni e violenze che hanno a lungo pesato su scelte e comportamenti anche di atleti costretti ad assistere a quelle pressioni criminali e a temere di esserne vittime”.
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