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Gli ambientalisti contro Giorgia Meloni: “Il governo vuole sterminare gli animali selvatici”


ROMA – Caccia pressoché ovunque, di giorno e notte. Caccia che diventa “pratica che per legge concorre alla tutela della biodiversità”. Ancora, “si estendono enormemente le aree cacciabili, riducendo e in alcuni casi azzerando le regole e i divieti” e “viene consentita la caccia nelle aree demaniali come spiagge, zone dunali, foreste, praterie”. La caccia “sarà consentita anche dopo il tramonto” e “sarà consentita la braccata anche sui terreni innevati”. Ciliegina sulla torta, “le guardie giurate di banche e supermercati potranno uccidere animali” mentre “sono previste sanzioni fino a 900 euro per chi protesta contro le uccisioni di animali”. Queste solo alcune delle cose che potrebbero accadere se passasse “il disegno di legge che circola in ambienti venatori e che il Governo è intenzionato a presentare, forse già nel prossimo Consiglio dei ministri per poi mandarlo al Parlamento”. Lo denunciano con grande allarme, le associazioni ENPA, LAC, LAV, Lipu e WWF Italia, venute a conoscenza del contenuto del testo.

Si tratta di “un testo intriso di ideologia ed estremismo filo-venatorio che di fatto regala ai cacciatori la fauna selvatica e le aree naturali che la Costituzione riconosce come patrimonio di tutti e delle future generazioni, facendosi beffe della scienza e dei diritti dei cittadini”, denunciano. La “devastante ‘riforma governativa’”, elaborata “sotto dettatura delle frange più estreme dell’associazionismo venatorio, senza alcuna condivisione col mondo ambientalista, presenta elementi di palese incostituzionalità e contrasta con le direttive europee in materia, ma evidentemente tutto questo non sembra interessare chi ci governa”, attaccano ENPA, LAC, LAV, Lipu e WWF Italia, “accontentare un proprio elettorato di riferimento vale l’uccisione indiscriminata di centinaia di milioni di animali, la privatizzazione della natura e nuove procedure di infrazione che tanto non pagheranno né i ministri né i cacciatori, ma tutti i cittadini italiani”.

“Il Governo Meloni fin dall’inizio dell’attuale legislatura si è dimostrato ossessionato dai consensi venatori portando il Parlamento ad emanare decine di provvedimenti atti a scardinare progressivamente le tutele della fauna selvatica”, denunciano e associazioni ENPA, LAC, LAV, Lipu e WWF Italia. “Non soddisfatti, ora si accingono ad una misura drastica, cercando di far passare sotto silenzio un progetto che va contro le regole europee, gli animali, ma anche contro le persone, la loro sicurezza, la libertà di fruire delle aree protette, i sentimenti e la cultura ma anche lo sviluppo economico di questo Paese”, proseguono le sigle ambientaliste.

Le associazioni ambientaliste e animaliste sottolineano come ci si trovi “di fronte ad un punto di non ritorno. Chi voterà a favore di questa riforma sarà responsabile del peggior attacco mai inflitto alla fauna selvatica. Ci attendiamo una forte risposta da tutte le forze di opposizione e chiediamo ai parlamentari della maggioranza di fermare questo scempio”. ENPA, LAC, LAV, Lipu e WWF Italia “faranno tutto il possibile per impedire che questo scempio diventi legge, per questo chiamiamo a raccolta tutti coloro i quali amano la natura e sentono la responsabilità di difenderla da questi attacchi: associazioni, comitati, mondo scientifico e culturale, imprese, singoli cittadini. La fauna e la natura che la ospita non sono il giocattolo dei cacciatori, non sono la merce di scambio tra politici e le lobby di cacciatori e di produttori di armi. Sono un bene comune che appartiene a tutte e tutti”.

Ecco “i principali orrori della riforma sulla caccia del governo Meloni”, denunciano ENPA, LAC, LAV, Lipu e WWF Italia. La caccia da attività ludica diventa una pratica che per legge concorre alla tutela della biodiversità e dell’ecosistema dimenticando gli impatti che determina sulla conservazione della biodiversità. Un vero e proprio atto autoritario che, senza alcun tipo di condivisione con il mondo esterno a quello della caccia, impone a tutti un’attività che la maggioranza della popolazione ormai non condivide. Si estendono enormemente le aree cacciabili, riducendo e in alcuni casi azzerando le regole e i divieti. Le Regioni sono obbligate a ridurre le aree protette se ritenute “eccessive”, secondo una interpretazione della legge che il Consiglio di Stato ha più volte ritenuto errata, prevedendo addirittura un potere sostitutivo del Ministro dell’Agricoltura. Vengono riaperti gli impianti di cattura dei richiami vivi e le specie che possono essere catturate passano da 7 a 47 (milioni di animali oggi liberi finiranno all’ergastolo). Viene eliminato ogni limite nel possesso di uccelli da richiamo provenienti da allevamento. I controlli diventano sostanzialmente impossibili, favorendo il bracconaggio e il traffico di animali. Viene consentita la caccia nelle aree demaniali come spiagge, zone dunali, foreste, praterie con enormi rischi per escursionisti, villeggianti, ciclisti…Cancellato ogni limite alla costruzione di nuovi appostamenti fissi di caccia con enormi impatti sul turismo e sull’inquinamento da piombo dei pallini. Le gare di caccia con cani e fucili sono consentite anche di notte e nei periodi di nidificazione. Nelle aree private la caccia potrà essere esercitata senza regole.Viene riconosciuta la licenza di caccia ai cittadini stranieri e non è prevista alcuna formazione dei cacciatori stranieri sulle regole italiane.Si aumentano i periodi di caccia che vengono estesi oltre febbraio (periodo di migrazione prenuziale e nidificazione)Possibile l’aumento delle specie cacciabili da parte della politica senza alcuna verifica preventiva dal punto di vista scientifico. La caccia sarà consentita anche dopo il tramonto con l’impossibilità di distinguere le specie ed enormi pericoli per la pubblica incolumità. Sarà consentita la braccata anche sui terreni innevati così da poter seguire le tracce degli animali e si disturberanno tutti gli altri nonostante siano in condizioni di difficoltà. Le guardie giurate di banche e supermercati potranno uccidere animali. Sono previste sanzioni fino a 900 euro per chi protesta contro le uccisioni di animali durante le attività di controllo, mentre non è prevista alcuna modifica dell’impianto sanzionatorio penale e amministrativo volta a reprimere il bracconaggio e il traffico di animali selvatici.
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