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Garlasco, perchè nel 2017 venne archiviata la posizione di Andrea Sempio


BOLOGNA – La perizia sul Dna era stata ritenuta inattendibile, l’ipotesi che Andrea Sempio si fosse invaghito di Chiara Poggi priva di fondamento, un altro movente introvabile e non solo. L’efferatezza del delitto, per gli inquirenti, lo rendeva un omicidio che solamente una persone molto vicina e intima a Chiara Poggi avrebbe potuto commettere. Sono queste le ragioni per cui Andrea Sempio, indagato per la seconda volta otto anni fa dopo un esposto presentato dalla madre di Alberto Stasi (che chiedeva nuove indagini sul Dna trovato sotto le unghie della vittima), venne archiviato nel marzo 2017. A chiedere l’archiviazione fu la Procura (allora ai vertici della procura di pavia c’erano ancora marco Venditti) e il gip Fabio Lambertucci, la dispose. La sentenza porta la data del 28 marzo 2017.

COSA C’È SCRITTO NELLA SENTENZA

Questa la conclusione del gip che disponeva l’archiviazione: “Se è non condivisibile ma umanamente comprensibile l’intento di fare di tutto per difendersi da una gravissima accusa, anche dopo l’esaurimento dei possibili gradi di giudizio ordinario, nel caso di specie ci si deve tuttavia arrestare di fronte all’inconsistenza degli sforzi profusi dalla difesa di Stasi”. Il gip di Pavia scrisse che “è radicalmente priva di attendibilità la consulenza tecnica sul materiale genetico offerto dalla difesa Stasi”. La novità di queste ultime settimane che ha portato ai nuovi sviluppi di indagini su Garlasco, ripartire nel marzo scorso con la nuova iscrizione di Sempio nel registro degli indagati (ma in realtà la Procura aveva avanzato richiesta un anno fa al giudice), è proprio il fatto che quello stesso reperto di Dna è stata analizzata con tecnologie nuove e questo avrebbe fatto emergere, oltre alla compatibilità con Sempio, il fatto che non si tratti di una traccia riconducibile all’utilizzo del computer (quindi arrivato sotto le unghie della ragazza “per via mediata”) ma una traccia frutto di un “contatto diretto”. Che vedrebbe dunque Sempio in un incontro di persona con Chiara Poggi. il giorno del delitto o quello precedente forse.

IL REPERTO INUTILIZZABILE PER UN CONFRONTO

Per il gip, la consulenza del genetista Pasquale Linarello non aveva ragione di essere presa in considerazione perchè il reperto di Dna non era da considerarsi utilizzabile per comparazioni, per diverse ragioni: c’era stata “degradazione”, forse “contaminazione ambientale”, e non si poteva “effettuare alcun confronto con un profilo genetico” e “definire una ‘ipotesi di identità”. E questo già da solo “basterebbe per chiudere le indagini a carico di Sempio”, aveva scritto il giudice. E poi, anche fosse il Dna di Sempio, scriveva il giudice, “tracce di dna di Sempio potevano ben posizionarsi sulle unghie di Chiara Poggi in via mediata per il fatto che entrambi usavano il computer fisso in casa Poggi che il fratello di Chiara e i suoi amici utilizzavano spesso per eseguire videogiochi comandati da tastiera”.

L’ASSENZA DI UN MOVENTE

Quello che manca, principalmente, è il movente per cui Sempio potrebbe aver ucciso Chiara Poggi: “Non si riesce a individuare alcun movente a carico di Andrea Sempio per l’omicidio di Chiara Poggi”, si legge nella sentenza. E il gip spiega: “Anche volendo immaginare un invaghimento da parte del ragazzo nei confronti della vittima, circostanza peraltro completamente smentita dal fratello di Chiara (a cui è verosimile che, in questa ipotesi, Sempio si sarebbe rivolto per ottenere informazioni sulla sorella e magari usarlo come intermediario per rappresentare alla stessa il proprio interesse), non si comprende per quale assurdo motivo Sempio avrebbe dovuto, senza compiere alcun tentativo di avvicinamento alla ragazza, ucciderla con modalità così brutali ed efferate”.

IL DELITTO EFFERATO

“Escluso il motivo della violenza sessuale ipotetico e senza nessun riscontro”, spiegava il gip, “non è possibile individuare alcun motivo per cui un ragazzo di 19 anni avrebbe dovuto determinarsi a compiere un gesto tanto violento ed efferato”. E poi, riportando una convinzione della Procura, il gip osservava che le modalità dell’omicidio si spiegano “solo con un prolungato rapporto di quotidiana intimità, di cui non c’è traccia nelle evidenze probatorie con riguardo ai rapporti tra Chiara Poggi e Andrea Sempio”. Anche perchè, altrimenti, Chiara non avrebbe aperto in pigiama al suo assassino. Se non lo avesse conosciuto, osserva il giudice, non “si spiega la circostanza per la quale Chiara, ragazza riservata, riceve la persona alla quale apre la porta con abbigliamento intimo e succinto (…)”.

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