ROMA – Un viaggio culinario tra Corea e Italia la cena di ieri sera, nella suggestiva Biblioteca e Museo della Cucina Italiana, situato nello storico scenario del Circo Massimo, con una raffinata degustazione di otto portate in cui la monaca coreana Jeong Kwan e lo chef fabrizio Ferrari hanno presentato un menu attraverso il filo conduttore della fermentazione, in un dialogo culinario tra i due paesi.
La monaca ha fatto conoscere la cucina templare coreana, con un approccio che rispetta l’essenza naturale degli ingredienti e l’ordine dell’universo, promuovendo benessere fisico e pace interiore attraverso un’alimentazione consapevole. I due protagonisti hanno realizzato giornate tra formazione, cultura e alta cucina nell’ambito dell’Anno dello Scambio Culturale Italia-Corea 2024/2025. L’evento è stato organizzato dal Kofice (Korean Foundation for International Cultural Exchange), dal ministero della Cultura, Turismo e lo Sport della Corea e dall’Istituto Culturale Coreano in collaborazione con Teritoria (community di ristoratori e albergatori impegnati in un’ospitalità sincera e sostenibile).
IL MENÙ
Nel corso della sessione la monaca buddista ha realizzato un piatto speciale: funghi pyogo brasati in sciroppo di riso. “La mia cucina è un atto di meditazione e spiritualità, ispirata dalle tradizioni templari, dove ogni piatto nutre tanto il corpo quanto lo spirito. In questo corso di alta formazione, voglio condividere il mio approccio che unisce tecnica, passione e sacralità”, dichiara la chef.
In apertura il Bugak, un assaggio di chips tipiche coreane a base di alghe, radici di loto e patate, a seguire un trio di sapori composto da Juk, Jangaggi e Kimchi: porridge di sesamo nero, impreziosito da verdure sottoaceto e kimchi. Tra le specialità della serata la Tteok-anella, una rivisitazione della tradizionale panzanella italiana con tteok (gnocchi di riso glutinoso) e polpo confit, un piatto che unisce l’antica cultura culinaria coreana a un tocco moderno e creativo.
Poi il Pyogo brasato, un piatto che incarna l’essenza della cucina della monaca: i funghi pyogo, scelti per la loro consistenza e sapore, vengono cotti in uno sciroppo di riso dolce e aromatico che esalta le note terrose dei funghi. A seguire i Deulghirum spaghetti conditi con l’olio di semi di perilla, dal gusto nocciolato e aromatico, e impreziositi dal ganjang, la salsa di soia coreana, che dona profondità al piatto. Infine il Baru Gongyang, un rituale sacro nella cultura buddista, che combina meditazione, gratitudine e riflessione. Il nome deriva dalle ciotole di legno chiamate baru, con cui si mangia nei templi buddisti. Per concludere in dolcezza, la Bibim-Pannacotta: un dessert che combina frutta, verdura e un pizzico di gochujang, la famosa pasta di peperoncino fermentato e canditi di radice di campanula e kumquat alla coreana con tè al fiore di loto.
Oggi alle 19, lo chef Fabrizio Ferrari sarà il protagonista di un talk gratuito, aperto al pubblico presso l’Istituto Culturale Coreano di Roma, un’opportunità unica per tutti gli appassionati di gastronomia e cultura coreana.
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