ROMA – Confronto acceso in Parlamento sulla tragica situazione che vivono i palestinesi a Gaza e la politica criminale di Benjamin Netanyahu e del suo governo sostenuto da forze estremiste e fanatiche altrettanto criminali. Sia il capo che i suoi seguaci sempre più dimostrano apertamente di puntare all’annientamento dei palestinesi a Gaza. È difficile, quando le immagini ogni giorno rimandano a tanti morti innocenti, distruzioni di massa e a un popolo che sta letteralmente morendo di fame, distinguere chi guida Israele grazie al sostegno della maggioranza dei cittadini e l’altra parte, comunque grande, degli israeliani che da anni si oppongono a Netanyahu, con decine di migliaia di persone che ogni volta scendono a protestare in piazza e che vorrebbero non solo cacciarlo ma chiuderlo in galera. Che fare? Che possiamo fare noi in Europa per fermare questo massacro, questo annientamento studiato a tavolino, un altro genocidio?
Nei giorni scorsi nel Consiglio Affari esteri dell’Unione europea 17 paesi hanno votato a favore della proposta avanzata dall’Olanda – 9 contrari tra cui Italia e Germania- per sospendere l’accordo di partenariato con Israele. Ora sarà la Commissione europea a valutare. “A Gaza c’è l’inferno in terra, bombe sugli ospedali e le scuole. Il governo israeliano ha tolto acqua cibo e aiuti umanitari. Bisogna fermare i crimini del governo Netanyahu, il mondo non può restare a guardare. I nostri deputati che sono stati al valico di Rafah ci hanno raccontato di centinaia di camion fermi, stanno violando ogni norma di diritto internazionale creando un precedente pericoloso che non possiamo tollerare. Nella nostra mozione chiediamo sanzioni al governo e l’embargo totale di armi da e verso Israele. Noi esprimiamo il nostro supporto per i palestinesi che protestano contro Hamas, perché nessuno di noi dimentica i crimini del 7 ottobre ma tutto questo non può giustificare lo sterminio di 15mila bambini a Gaza. A Giorgia Meloni chiediamo di fronte a questo oltraggio come si può rimanere fermi. Non si può continuare a tacere” ha detto la segretaria del Pd, Elly Schlein, nel corso del suo intervento alla Camera sulle mozioni su Gaza. “Il silenzio oggi non è un’opzione, il silenzio oggi è complice” ha sottolineato. Ma le mozioni di opposizione sono state tutte respinte. È passata quella della maggioranza di Destra-Centro che impegna il Governo comunque a sostenere insieme ai partner europei e internazionali ogni tentativo di soluzione negoziata tra Israele e rappresentanti palestinesi per la stabilizzazione e la ricostruzione di Gaza… anche nell’ottica di rilanciare un processo politico verso una pace giusta e duratura in Medio Oriente, basata sulla soluzione dei due Stati, uno Stato di Israele e uno Stato di Palestina che vivano fianco a fianco in pace e sicurezza. Una prospettiva che proprio non viene presa in considerazione dal Governo Netanyahu.
Emanuele Fiano, ex deputato del Pd, oggi presidente di ‘Sinistra per Israele – due Popoli due Stati’ nell’intervista rilasciata a Huffpost ha detto che “il 7 ottobre (strage compiuta dai terroristi di Hamas, ndr) non va dimenticato, ma non impedisce di condannare lo strazio di Gaza e l’uso bellico della carestia di un’intera popolazione. Netanyahu sostiene di voler annientare Hamas perché vuole distruggere Israele, è vero, ma non si può fare al costo di centinaia di civili uccisi per ogni terrorista”.
IL MANDATO D’ARRESTO A NETANYAHU
C’è da sottolineare anche le parole dell’esponente dell’opposizione Yair Golan: “Se non torniamo ad essere uno Stato sano di mente, che non uccide bambini per hobby, rischiamo di diventare uno Stato paria come fu il Sudafrica dell’apartheid”. Golan non è uno qualunque, è un soldato, ex vicecapo di stato maggiore, e Netanyahu subito lo ha definito traditore. Ma secondo lui, leader dei Democratici – partito che riunisce la sinistra laburista e quella socialista, secondo dopo il Likud – il Governo Netanyahu non sta facendo gli interessi del suo Paese. Forse, come accusano molti, allunga la guerra per sfuggire alla galera che lo attende per le sue malefatte. Da ricordare sempre che su Netanyahu pende il mandato di arresto per presunti crimini di guerra della Prima camera preliminare della Corte penale internazionale.
Dopo il ricorso del governo israeliano la Camera d’appello ha sì stabilito che la questione della competenza giurisdizionale sul mandato d’arresto dovrà essere riesaminata, ma non si è pronunciata sulla richiesta di sospendere i mandati d’arresto che quindi sono tuttora validi.
UN GENOCIDIO
Per quanto riguarda quello che sta accadendo ormai da anni a Gaza sulla rete sono in molti a definire la guerra israeliana un genocidio. Il dibattito è rovente, in molti contestano questa accusa. Ricordiamo che la Convenzione sul genocidio del 1948 definisce che il genocidio è “uno qualsiasi dei seguenti atti commessi con l’intento di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso, in quanto tale”:
uccidere i membri del gruppo,
provocare gravi danni fisici o mentali a membri del gruppo,
infliggere deliberatamente al gruppo condizioni di vita tali da provocare la distruzione fisica totale o parziale,
imporre misure volte a impedire le nascite all’interno del gruppo e
trasferire con la forza bambini del gruppo a un altro gruppo.
Per determinare che una determinata condotta sia un genocidio, uno o più di questi cinque atti devono essere commessi “con l’intento di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso, in quanto tale”.
Dopo approfondita indagine sul campo, sentite molte testimonianze e visionati documenti, filmati ecc. Amnesty International non ha dubbi: si tratta di genocidio. La documentazione dell’organizzazione prova che Israele ha commesso atti proibiti dalla Convenzione sul genocidio con l’intento specifico di distruggere la popolazione palestinese a Gaza, che forma una parte sostanziale della popolazione palestinese, che costituisce un gruppo protetto secondo la Convenzione sul genocidio. Il rapporto di Amnesty International si concentra su tre dei cinque atti proibiti dalla Convenzione sul genocidio:
uccisione di membri del gruppo,
provocare loro seri danni fisici e mentali,
infliggere deliberatamente al gruppo condizioni di vita calcolate per provocare la sua distruzione fisica, in tutto o in parte.
Il rapporto evidenzia come Israele abbia imposto condizioni di vita calcolate per distruggere la popolazione palestinese di Gaza attraverso tre modelli di eventi: il danneggiamento e la distruzione su larga scala di infrastrutture critiche e di altri oggetti indispensabili alla sopravvivenza della popolazione civile, ripetute ondate di sfollamenti forzati di massa in condizioni insicure e disumane e l’ostruzione o le restrizioni all’ingresso e alla consegna di forniture salvavita, compresi gli aiuti umanitari, e di servizi essenziali a Gaza – tutti eventi che si sono verificati simultaneamente, per mesi senza tregua, aggravando gli effetti dannosi di ciascuno.
Amnesty International, si legge, ha esaminato 102 dichiarazioni rilasciate da funzionari governativi e militari israeliani tra il 7 ottobre 2023 e il 30 giugno 2024 che disumanizzavano la popolazione palestinese, invocavano o giustificavano atti di genocidio o altri crimini contro di loro. Tra queste, abbiamo identificato 22 dichiarazioni rilasciate “da alti funzionari incaricati di gestire l’offensiva che sembravano invocare o giustificare atti genocidi, fornendo prove dirette dell’intento genocida”.
Nonostante l’obiettivo militare dichiarato da Israele di sconfiggere Hamas e liberare gli ostaggi, il diritto internazionale, sottolinea il rapporto di Amnesty International, indica che “uno Stato può agire con intento genocida perseguendo allo stesso tempo altri obiettivi. Anche se Israele perseguiva obiettivi militari, la totalità delle prove indica che l’unica deduzione ragionevole che si può trarre dal modello di condotta di Israele a Gaza è che stava anche cercando di distruggere la popolazione palestinese a Gaza in quanto tale, il che significa che la sua offensiva militare e le relative azioni e omissioni a Gaza sono state condotte con intento genocida”.
Ancora, si sottolinea nel rapporto di Amnesty International “gli stati che continuano a trasferire armi a Israele, in particolare gli Stati Uniti, devono sapere che stanno violando il loro obbligo di prevenire il genocidio e rischiano di diventare complici del genocidio. Amnesty International ha documentato l’uso da parte di Israele di armi di fabbricazione statunitense negli attacchi a Gaza durante questo conflitto, che hanno illegalmente ucciso e ferito civili”.
Israele non ha il diritto di difendersi? La condotta di Israele a Gaza non può essere spiegata come volta a distruggere la minaccia rappresentata da Hamas? Per il diritto internazionale, “non ci può essere giustificazione per i crimini internazionali, compreso il genocidio. Israele ha l’obbligo secondo il diritto internazionale di proteggere tutte le persone soggette alla sua giurisdizione o al di sotto del suo effettivo controllo, compresi i territori occupati – che siano palestinesi o israeliani. Tuttavia, gli atti compiuti in nome della sicurezza devono rispettare il diritto internazionale, e devono essere proporzionati alla minaccia posta”.
L’APPELLO DI PAPA LEONE XIV
Concludiamo con l’appello rivolto oggi ai potenti del mondo da Papa Leone XIV: “È sempre più preoccupante e dolorosa la situazione nella striscia di Gaza. Rivolgo un accorato appello a consentire un ingresso dignitoso agli aiuti umanitari e a porre fine alle ostilità, il cui prezzo straziante è pagato dai bambini, dagli anziani e dalle persone malate”, ha detto al termine della sua prima udienza generale in piazza San Pietro.
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