ROMA – Michele Morrone è tornato a parlare del “cinema italiano pieno di pregiudizi”, argomento che l’attore ha affrontato nella sua intervista a Belve, andata ieri in onda su Rai2. “Un pensiero che ho da tempo e credetemi non sono il solo”, scrive il 34enne prima di lanciarsi in un ulteriore sfogo.
“ARTISTI FINTI INCLUSIVI DEMOCRATICI, SINISTROIDI”
“Non mi sento parte di un cinema, quello di italiano, che se la canta e se la suona da solo, pieno zeppo di pregiudizi nei confronti dei ‘diversi’, che se non hai studiato alla Silvio D’Amico o al Centro Sperimentale non sei nessuno”, aggiunge. E, poi, rincara la dose: “Se non la pensi con il cuore a sinistra sei solo un fascista, se non usi scarpe Clark e non dai l’idea di essere trasandato non sei un vero attore. Avete rotto il ca**o”. Morrone prosegue parlando di “pregiudizi di artisti che fanno i finti inclusivi democratici, sinistroidi che dopo aver preso un ca**o di David si sentono Dei scesi in Terra e si concedono il lusso di fare la morale di sinistra non perché tengono veramente al loro Paese, ma semplicemente perché fa figo fare l’attore impegnato nel sociale e nella politica”.
IL RIFERIMENTO A LUCA MARINELLI
“Tristi e finti poeti maledetti ubriachi di Rimbaud e Baudelaire, ma con lussuosi appartamenti e villini al mare (Rimbaud non c’aveva na lira)”, sottolinea. Al “circoletto italiano”, nominato anche ieri, dice: “Siete più tristi delle vostre stesse idee”. Nel post un riferimento non troppo velato (a Luca Marinelli), preso come esempio generico: “Gente che ‘si sente male e ha sofferto’ per aver interpretato il ruolo del Duce, ma che, come per magia, si riprende molto bene da questo tumulto dopo aver incassato 1,5/2 milioni di euro. Patetici”.
“VOLETE DAVVERO FARE I RIVOLUZIONARI? SMETTETE DI FARE GLI ATTORI, SCENDETE IN POLITICA”
Morrone lancia l’invito: “Se davvero volete fare i rivoluzionari, i Che Guevara 2.0 de noialtri, smettete di fare gli attori, lasciate stare il cinema e scendete in politica, candidatevi e provate veramente a cambiare qualcosa in questo Paese, perché dei discorsetti post premiazione David di Donatello ci siamo rotti bellamente il ca**o”.
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