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Autorizzato l’ingresso di 90 tir di aiuti umani per Gaza, ma è stallo nelle trattative per un cessate il fuoco


ROMA – “Oggi è una giornata cruciale” per l’ingresso degli aiuti umanitari a Gaza, dove nulla entra dal 2 marzo scorso e sarebbero scadute le 48 ore date sulle condizioni di 14mila minori a rischio morte per fame.

Lo scrive sulla piattaforma X il sottosegretario agli Aiuti umanitari delle Nazioni Unite, Tom Fletcher. “Siamo in stretto contatto con le nostre squadre a Gaza”, ha aggiunto, evidenziando che gli operatori umanitari a Gaza “affrontano enormi difficoltà nel consegnare gli aiuti dal valico alle zone bisognose”.

L’Onu non fornisce stime dettagliate, mentre la Cnn, citando dati dell’autorità israeliana per il controllo dei territori (Cogat), riporta che da ieri siano entrati 95 tir, di cui 5 ieri e novanta oggi, da un solo varco, quello terrestre del sud, a Kerem Shalom.

Questo è prossimo a Khan Younis, area che l’esercito israeliano ha dichiarato “zona rossa” lunedì scorso, ordinando alla popolazione di sfollare verso la costa.

“Si tratta di una goccia nell’oceano”, il commento sui 5 convogli entrati ieri della direttrice del Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef), Catherine Russell: “I pochi camion arrivati con aiuti salvavita non sono minimamente sufficienti e non hanno ancora raggiunto chi ne ha disperatamente bisogno. Stiamo esaurendo i rifornimenti a Gaza e il tempo stringe”.

Nahid Shuheiber, a capo dell’associazione palestinese dei trasporti a Gaza, sostiene che i camion entrati oggi conterrebbero tra le altre cose “farina e latte in polvere”.

NETANYAHU RITIRA LA DELEGAZIONE A DOHA

Nelle ultime ore si sono registrate anche importanti novità sul fronte diplomatico. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha ordinato il rientro della squadra negoziale presente in Qatar, segnalando un’interruzione nei colloqui indiretti con Hamas. La decisione arriva dopo giorni di discussioni senza progressi concreti sulla possibilità di un cessate il fuoco e sulla liberazione degli ostaggi detenuti nella Striscia di Gaza.

Già nei giorni scorsi Netanyahu aveva preannunciato un possibile rientro, facendo intendere che le trattative stavano attraversando una fase di stallo. La mossa sembra confermare l’impasse, mentre resta incerta la ripresa di un dialogo efficace tra le parti.

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