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I 186 vocali di Paola Cappa in Procura? L'(ex) amico è pronto a consegnarli. Le impronte? Ce ne sono 6 rimaste ignote


BOLOGNA – “Ho preso contatti con un’agenzia per riversare i messaggi ricevuti dal mio assistito su un supporto telematico e poterli così consegnare alla Procura, salvo che non intervenga prima la chiamata del pubblico ministero”: a dirlo è Solange Marchignoli, avvocato di Francesco Chiesa Soprani, l’ex agente dello spettacolo che è diventato ‘famoso’ in questi giorni per essere la persona con cui Paola Cappa, una delle due gemelle cugine di Chiara Poggi, si è scambiata centinaia di messaggi in cui parlava anche e soprattutto delle indagini sul delitto del 13 agosto 2007. Messaggi che si sono susseguiti, in uno scambio fittissimo, a partire da marzo in poi, quando la Procura di Pavia ha riaperto le indagini sul caso di Garlasco e indagato (nuovamente, per la terza volta) Andrea Sempio, all’epoca dei fatti 19enne e amico del fratello di Chiara, Marco. Paola Cappa e Francesco Chiesa Soprani (un Fabrizio Corona in piccolo), che si erano conosciuti molti anni fa, si riavvicinano improvvisamente e lui viene inondato di centinaia di messaggi – quasi tutti audio – in cui la donna, che oggi ha 41 anni, parla dei giorni del delitto, delle indagini, della sorella Stefania che pure a distanza di così tanti anni ancora oggi ‘perde la testa’ e “impazzisce” ogni volta che si parla del caso e della eventuale riapertura delle indagini per individuare un colpevole diverso da Alberto Stasi, il fidanzato di Chiara Poggi che venne condannato in via definitiva nel 2015 (dopo due precedenti assoluzioni).

PERCHÈ PAOLA CAPPA E FRANCESCO SOPRANI HANNO LITIGATO

Lo scambio di messaggi tra Paola Cappa e Francesco Chiesa Soprani si interrompe bruscamente, probabilmente qualche settimana fa, quando lei prende male la sua proposta di accompagnarla in Procura. Crede che sia un tentativo di farsi pubblicità, di recuperare un palcoscenico. E pensa che averlo al suo fianco in una circostanza come questo la squalifichi agli occhi degli inquirenti. Eppure, in questi messaggi, avevano parlato insieme a lungo del giorno in cui sarebbe andata in Procura (e lei aveva studiato in lungo e in largo il look da sfoggiare in quella occasione, dai capelli all’abbigliamento, tacchi o non tacchi?). Questo scenario è stato raccontato da Francesco Soprani durante l’ultima puntata della trasmissione ‘Le Iene’, nel corso della quale sono stati mandati in onda anche parecchi audio di Paola Cappa. Ebbene, dopo questo litigio, il ‘pacchetto’ di messaggi pare sia stato proposto in giro a molte persone. Ad alcuni settimanali scandalistici, ad alcuni giornalisti, alle Iene anche. Ora Francesco Soprani si dice pronto a consegnarli anche in Procura. Dove, per la verità, si poteva pensare (e sperare) fossero già finiti, visto il pandemonio che si è scatenato negli ultimi giorni sul caso Garlasco e le nuove indagini.

“I 186 MESSAGGI SARANNO CONSEGNATI”

Dice oggi l’avvocato Solange Marchignoli: “I messaggi sono 186 e verranno ufficialmente consegnati, poi se possono contribuire all’indagine bene, altrimenti nulla. Non sarà un virgolettato che cambierà l’indagine. I pubblici ministeri sono molto preparati e seri non si fanno fuorviare da un virgolettato che appare su un giornale. Magari l’opinione pubblica risponde con la pancia, ma qui stiamo parlando di cose serie”.

LE IMPRONTE

Intanto, mentre la mamma di Alberto Stasi torna a ribadire l’innocenza del figlio e il fatto che le indagini siano state fin dall’inizio a senso unico, emergono altri particolari sulla nuova consulenza fatta dai tecnici della Procura sulla scena del delitto (tramite materiale fotografico). La consulenza da cui è emersa l’attribuzione (certa, per i magistrati) ad Andrea Sempio dell’impronta palmare rilevata sulla parete lungo le scale che portano al seminterrato di casa Poggi (dove si trovava il cadavere di Chiara Poggi). Su quella parete, hanno scritto i periti, sono state rilevate altre sei tracce di mani (si chiamano tecnicamente tracce “palmari”). Ma non si sa di chi siano. Per ora, l’unica cosa che gli inquirenti sono riusciti a fare è stato escludere che queste sei impronte appartengano a persone note e già nominate nell’inchiesta, o in quanto possibili sospettati (come Stasi o Sempio) o in quanto frequentatori della casa perchè amici di Chiara o del fratello Marco. No, non sono di nessuno. Non sono di Alberto Stasi, non sono dei familiari di Chiara Poggi e non sono di Andrea Sempio. E non corrispondono nemmeno alle impronte palmari di Stefania Cappa o a quelle di Alessandro Biasibetti, Roberto Freddi e Mattia Capra, ovvero gli amici di Marco Poggi che saranno chiamati a fornire il proprio Dna nell’ambito delle nuove indagini.

L’IMPRONTA NUMERO ’10’

Ci sono altre tracce su cui si sono concentrati i consulenti della Procura che sono state trovate sulla superficie esterna ed interna del portone di ingresso della villetta: complessivamente sono cinque e gli inquirenti, con le nuove tecnologie a disposizione, le ritengono utili per una comparazione. Ma è escluso che appartengano alle persone di cui sopra, perchè non ci sarebbe alcuna corrispondenza. Tra queste impronte ce n’è anche una, denominata ‘numero 10’, che all’epoca dei rilievi si pensò che potesse appartenere all’assassino. Si trova sulla “superficie interna del portone di ingresso sull’anta mobile” e il killer potrebbe averla lasciata andandosene dalla casa. La Procura spiega che su questa impronta di mano sporca, nel 2007, non venne fatta “alcuna indagine biologica” per chiarire se contenesse sangue. A questo punto, accertamenti genetici su questa, però, saranno effettuati nell’ambito del maxi incidente probatorio, attraverso i “paradesivi” delle tracce dattiloscopiche recuperati dai carabinieri del Nucleo investigativo di Milano.

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