ROMA- In Cisgiordania, “la situazione è talmente pericolosa che le persone non escono più di csa, sia perché sparano a vista – come nel caso di Jenin – sia perché i checkpoint vengono aperti e chiusi senza regole. Assistiamo a una forma di occupazione totale”. Questa la testimonianza in una nota di Damiano Rizzi, presidente della Fondazione Soleterre, che attualmente si trova in Cisgiordania per seguire lo sviluppo delle attività umanitarie di Soleterre in corso nel territorio.
GLI SPARI SUI DIPLOMATICI UE A JENIN: “NON VOGLIONO CHE CI SI MUOVA”
L’intervista avviene all’indomani di un incidente che ha coinvolto una delegazione di Ambasciatori e diplomatici da 25 Paesi in visita nel campo profughi di Jenin. Soldati dell’esercito israeliano ha sparato colpi d’avvertimento in direzione del gruppo, che comprendeva tra gli altri esponenti di Unione europea, Italia, Francia, Regno Unito, Egitto, Giordania, Cina, Giappone e India. L’Italia, presente con il vice-console italiano a Gerusalemme Alessandro Tutino, ha condannato l’accaduto definendolo “inaccettabile”.Rizzi commenta così l’accaduto: “Arrivare a sparare a una delegazione composta da diplomatici dell’Unione Europea ha dell’incredibile. Questo ha l’effetto di ridurre e impedire gli spostamenti dei corpi diplomatici. È molto chiaro che anche in Cisgiordania non si vuole che le persone si muovano; i palestinesi non si muovono più né escono dalle loro città perché è troppo pericoloso, sia perché sparano a vista sulla popolazione come nel caso di Jenin”.
“CHECK POINT APRONO E CHIUDONO SENZA REGOLE, SE CI SI SPOSTA SI RISCHIA DI NON POTER TORNARE”
Inoltre, secondo il presidente di Soleterre “qui i checkpoint vengono aperti o chiusi senza considerare minimamente le regole. Le persone non escono più di casa anche perché, se escono dalla loro città programmando di andare in un’altra città e poi di dover ritornare, se chiude il checkpoint rimangono bloccati”.
“VOLONTA DI OCCUPAZIONE TOTALE”
Il responsabile segnala “una costante volontà di tenere le persone sotto occupazione nel silenzio più generale, dove anche questo silenzio diventa una forma di occupazione e impedimento della libertà della vita. Per accedere agli ospedali- denuncia- ho atteso ore sotto il sole, io che ho un passaporto italiano e che quindi posso muovermi liberamente. i palestinesi invece non si possono muovere da un’area all’altra perché in alcuni territori – che tra l’altro sono la loro terra – ci sono checkpoint che li bloccano e fermano e li rispediscono indietro”.
“IN CISGIORDANIA IL 70% DEGLI OSPEDALI HA DANNI, CARENZA FARMACI, FUNZIONA A FATICA”
Secondo Rizzi di Soleterre quindi “È davvero una situazione inimmaginabile anche perché viene poco raccontata nella vita quotidiana. Ecco, è proprio nella vita quotidiana che c’è una forma di occupazione totale”.Rizzi ricorda che in Cisgiordania “oltre il 70% delle strutture sanitarie è danneggiato o funziona a fatica, tra carenza di farmaci, acqua potabile scarsa e personale medico sotto pressione. L’occupazione israeliana blocca la vita anche fuori Gaza. Nei checkpoint della Cisgiordania, ambulanze palestinesi si fermano, i pazienti vengono trasferiti da un veicolo all’altro, perdendo tempo prezioso”.
“NON LASCIAMO SOLA LA PALESTINA”
Rizzi esorta quindi “un’azione umanitaria urgente e una presa di responsabilità politica globale. Non lasciamo sola la Palestina. Fino a quando la salute sarà un privilegio negato, nessuna pace sarà possibile. La popolazione palestinese subisce una violenza strutturale che uccide lentamente, una situazione che la cronaca spesso ignora. In particolare, l’accesso alle cure mediche è un diritto umanitario irrevocabile per ogni essere umano e invece- conclude- è gravemente limitato dall’occupazione, con conseguenze drammatiche sulla salute pubblica, sulle persone e sui bambini”.
Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo https://www.dire.it